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ATTENTATO ALLA STORIA

(16 Dicembre 2012)

Ci piacerebbe sapere cosa ha fatto di male la Storia a questo Paese, per essere una materia tanto bistrattata ed emarginata nei programmi di studio, sia a livello scolastico che di ricerca.
Anni or sono abbiamo sentito un’educatrice esporre le più recenti teorie in tema pedagogico: non ha senso insegnare la storia ai bambini delle elementari perché non sono in grado di capire.
Al di là del fatto che ai bei vecchi tempi la teoria era che l’importante è sapere spiegare le cose affinché gli altri le comprendano, e se fino ad un certo punto si è insegnata la storia in maniera nozionistica (date e personaggi, che comunque è necessario imparare per un domani quando si studierà la storia in modo più organico, ma già conoscendo la cronologia degli eventi), poi si è deciso di non insegnarla proprio, evidentemente.
A Trieste negli ultimi giorni sono accaduti due fatti che possiamo inserire in questo, a parere nostro, progetto ad alto livello di distruzione della cultura storica.
Il primo è la chiusura di fatto della sezione storica della Biblioteca nazionale slovena. I ricercatori ed archivisti sono stati licenziati e l’archivio è diventato quindi inaccessibile, salvo per una mattina alla settimana. Non ci sono soldi, la motivazione, e noi ci crediamo: quello che troviamo inaccettabile è che per una struttura del genere non si trovino i fondi. Si stanziano soldi per, passateci l’espressione fantozziana, cagate pazzesche, e non c’è modo di trovare i fondi per tenere aperta una struttura di ricerca storica?
Secondo punto, la questione dell’ex caserma dei Carabinieri di via Cologna, dove ebbe sede, tra il 1944 ed il 1945 l’Ispettorato Speciale di PS, corpo di repressione che operò in maniera particolarmente efferata contro le persone arrestate, anche giovanissimi di ambo i sessi e persone anziane. L’immobile è di proprietà della Provincia di Trieste, che pose il 17/10/10, in collaborazione con l’Anpi una targa a ricordo di chi subì torture e violenze e dei morti per mano dell’Ispettorato. Meno di un mese dopo apparve la notizia che la Provincia aveva messo all’asta l’immobile, in quanto “inutilizzato”; a seguito della mobilitazione degli antifascisti (che raccolsero in poche settimane quasi un migliaio di firme) e dopo la dichiarazione della Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici del FVG che l’immobile era stato vincolato per interesse culturale (delibera del 26/11/10), il Consiglio provinciale approvò (in data 20/1/11) un ordine del giorno collegato alla delibera di approvazione del Bilancio di Previsione 2011 nel quale si impegnava “la Presidente e gli Assessori competenti a proseguire in accordo con la Soprintendenza, Enti e Associazioni interessate un percorso di conservazione e valorizzazione delle memorie delle persone che hanno subito nel periodo bellico (indipendentemente dalla loro nazionalità) maltrattamenti, torture e umiliazioni da parte dell’Ispettorato Speciale di PS della Venezia Giulia”. E negli stessi giorni fu istituito un Comitato scientifico di storici per redigere un progetto di massima di riuso della struttura: con (da quanto avevamo capito, ma possiamo sbagliare) il benestare della Provincia.
A breve però (ma questo lo abbiamo scoperto solo negli ultimi giorni) la Provincia richiedeva (16/5/11) alla Direzione Regionale l’autorizzazione ad alienare l’immobile, autorizzazione rilasciata dall’Ente il 16/5/11 (pur con l’indicazione all’acquirente di mantenere il prospetto di facciata con la targa commemorativa e l’impegno di “dare immediata notizia” alla medesima Direzione “di eventuali ritrovamenti di scritte e altre testimonianze riconducibili ai tragici fatti del periodo bellico”. Di conseguenza l’Amministrazione provinciale ha nuovamente rimesso all’asta l’immobile di via Cologna (Determinazione n. 3081 dd 22/10/12) ed il termine fissato per la presentazione delle proposte di acquisto è il 18/12/12.
Nel corso di alcuni incontri con i funzionari dell’Amministrazione provinciale sono emersi sostanzialmente questi fattori: che non ci sono soldi, che la Provincia non ha competenza museale, e che probabilmente l’asta andrà deserta anche stavolta.
Il che non risolve il problema: aspettiamo che lo stabile cada a pezzi, con tutte le parti vincolate? Perché non è possibile fare un consorzio di associazioni ed istituti storici che trovino posto in quell’edificio, accorpando i vari archivi, creando un polo didattico, coinvolgendo l’Università ed il Comune, la Regione e la Comunità europea per i finanziamenti? In questa città trovano posto un Museo della civiltà istriana fiumana e dalmata pieno zeppo di falsi storici ed un centro studi agiografico della Decima Mas: però per le vittime del nazifascismo, per la memoria della Resistenza, per la conservazione degli archivi di quel periodo storico non ci sono soldi e non c’è disponibilità. Senza ulteriori commenti.



Dicembre 2012

Claudia Cernigoi

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