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Siria

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(16 Agosto 2012) Enzo Apicella

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    (Imperialismo e guerra)

    Il piano iraniano per la Siria

    (20 Dicembre 2012)

    Alla ricerca di una soluzione politica per porre fine alla guerra fratricida

    Mercoledì 19 Dicembre 2012 18:56

    A Teheran hanno chiaro che solo una soluzione politica, non militare, può porre fine alla sanguinosa guerra civile siriana, in corso ormai da quasi due anni.

    E' questo il senso del piano in sei punti, diffuso dall'agenzia Mehr News sulla base di dichiarazioni ufficiali del ministro degli esteri Ali Akbar Salehi. Il piano che ha ovviamente l'obiettivo esplicito di porre fine al conflitto si articola su sei punti.

    Il primo punto prevede l'«immediata cessazione delle ostilità sotto la supervisione delle forze dell'Onu».

    Il secondo punto chiede «la revoca delle sanzioni contro la Siria per aprire la strada alla distribuzione degli aiuti umanitari».

    Il terzo punto rappresenta lo snodo politico decisivo, con la proposta di creare un «comitato di riconciliazione nazionale», formato da «tutti i gruppi politici e sociali e dal governo siriano». Secondo il ministro Salehi: «una volta che sarà assicurata la calma deve aprirsi il dialogo nazionale. Un governo di transizione avrà il compito di organizzare elezioni libere per il parlamento, l'assemblea costituente e la presidenza».

    Il quarto punto riguarda «l'immediato rilascio di tutti i prigionieri politici detenuti dal governo e dai gruppi armati» ed il diritto a processi imparziali.

    Il quinto punto prevede la costituzione di un «comitato di valutazione dei danni e di ricostruzione».

    Il sesto punto chiede «la fine della campagna globale di propaganda contro il regime di Assad e la conseguente "disinformazione" contro le azioni del governo in carica».

    E' chiaro che il punto delicato riguarda la gestione della fase di transizione, dato che il grosso delle forze di opposizione chiede - sia pure con gradazioni diverse - l'uscita di scena di Assad come condizione preliminare per intavolare i negoziati.

    Quel che ci sembra di dover sottolineare è comunque il ruolo diplomatico che l'Iran intende svolgere. Un ruolo che gli era stato riconosciuto anche dal piano dell'ex inviato delle Nazioni Unite, Kofi Annan. Quel piano, che si basava anch'esso su un processo di pacificazione includente sia il regime che le opposizioni, prevedeva infatti l'intervento diplomatico di Teheran. Un'ipotesi apertamente osteggiata dai paesi occidentali, Usa in primo luogo.

    Oggi, di fronte ad una situazione di stallo, il governo di Teheran ha ripreso l'iniziativa. Vedremo con quali risultati, ma intanto va segnalato il senso di questa mossa politica. Ecco viene inquadrata da Irib: «L'Iran, alleato strategico della Siria, continua a sostenere una soluzione non-militare per la questione della Siria e appoggia non solo i piani del presidente Bashar al-Assad per una riforma interna del sistema ma anche le aspirazioni democratiche del popolo siriano».

    Come si vede, e come è logico che sia, l'Iran vuol mantenere la stretta alleanza con Damasco, ma il preciso riconoscimento delle «aspirazioni democratiche del popolo siriano» significa che a Teheran si guarda alla prosecuzione dell'alleanza nel dopo-Assad. Un futuro che nessuno conosce, ma che potrà prendere forma solo con il prevalere delle forze che privilegiano il dialogo anziché una guerra civile senza prospettive, che sta affogando il paese nel sangue e la cui prosecuzione il più a lungo possibile è il vero obiettivo dell'imperialismo e del sionismo.

    www.antimperialista.it

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