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(2 Giugno 2010) Enzo Apicella
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A giudizio Mauro Moretti,
amministratore delle Ferrovie

(21 Dicembre 2012)

Dieci società e 32 persone andranno a giudizio per la catastrofe del 29 giugno 2009, in cui persero la vita 32 cittadini. Secondo l'accusa, responsabili gli scarsi controlli e manutenzione della linea ferroviaria

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Tecnicamente le indagini erano finite a fine giugno, quando il terzo anniversario della strage ferroviaria di Viareggio aveva portato in piazza più di 15mila cittadini. Uniti nel chiedere verità e giustizia per le 32 vittime, le decine di feriti anche gravissimi, e le devastazioni di un intero quartiere della città. Ora sono partite le richieste di rinvio a giudizio, dopo che in questi mesi alcuni degli indagati tedeschi hanno chiesto di farsi interrogare, come era loro diritto, per cercare di convincere la procura di Lucca di non essere stati fra i corresponsabili di quell'immane disastro. Senza risultati: «La nostra ricostruzione - spiega il procuratore Aldo Cicala - resta la stessa.
Non cambiano quindi i risultati di una inchiesta molto approfondita, che nelle sue oltre 95 mila pagine rileva come la strage del 29 giugno 2009 sia stata provocata da gravissime carenze nella sicurezza del trasporto ferroviario. Un atto d'accusa che, con a vario titolo le ipotesi di reato di disastro colposo, incendio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, insieme a numerose violazioni delle norme antinfortunistiche, chiede al giudice dell'udienza preliminare di far processare 32 persone, fra le quali l'amministratore delegato del Gruppo Fs, Mauro Moretti, e non più nove ma dieci società. Aggiungendo ad un già corposo elenco (Gatx Austria, Gatx Germania, Gatx Company, Officina Jungenthal Hannover, Gruppo Ferrovie dello Stato, Rete ferroviaria italiana, Trenitalia, FS Logistica e Cima Riparazioni Mantova) anche la holding di controllo della multinazionale Gatx, proprietaria del carro-cisterna il cui deragliamento dette il via al disastro.
Dal lavoro del procuratore Cicala, dei sostituti Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino, degli investigatori Angelo Laurino, Paolo Cremonesi e Lorena La Spina della Polfer, e del consulente tecnico della procura, il professore universitario Paolo Toni, è emersa in primo luogo l'assenza di controlli adeguati per la manutenzione dell'asse ferroviario che si ruppe, facendo deragliare il carro-cisterna carico di gpl poi esploso. Poi la presenza lungo i binari di potenziali pericoli come i picchetti di segnalazione delle curve. Uno di questi secondo la procura - ma non per le Ferrovie, né per i periti del gup - provocò la rottura della cisterna e lo sversamento del gas propano liquido. «Noi restiamo convinti - ribadisce sul punto il procuratore Cicala - che lo squarcio sulla cisterna fu provocato da un picchetto». «In incidente probatorio - replicano subito i legali di Fs -è stata già acquisita la prova che non è stato il picchetto a provocare lo squarcio». Dalle indagini emergono peraltro ulteriori carenze nella sicurezza adottata dal Gruppo Fs per i treni merci che trasportano sostanze pericolose lungo i binari della penisola. Non soltanto per la velocità permessa, vicina ai 100 km orari, anche durante i passaggi nelle stazioni e a pochissima distanza dalle case. Anche per l'assenza di dispositivi di sicurezza - i rilevatori di svio - che possono fermare automaticamente i treni se una ruota supera i binari, avviando un probabile deragliamento. In definitiva l'inchiesta denuncia le insufficienti misure di sicurezza adottate dal gruppo Fs nella circolazione delle merci pericolose, e punta l'indice sui proprietari dei carri-cisterna, la multinazionale Gatx Rail, che non aveva assolutamente controllato la manutenzione, rivelatasi solo teorica, dell'asse ferroviario spezzato.
«Questa richiesta di rinvio a giudizio è un altro piccolo passo - commenta Daniela Rombi a nome dei familiari delle vittime - verso un processo che aspettiamo da più di tre anni». Ora la parola passa al giudice.

Riccardo Chiari - Il Manifesto

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