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Salvate la Sanità

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(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
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"L'occupazione dell'Ospedale Sant Pau di Barcellona accende la lotta nella sanità catalana"

(23 Dicembre 2012)

Dal sito www.enlucha.org

stpaubarcellona

Foto: Sarai Rua

Il personale sanitario dell’Ospedale di Sant Pau calcola i giorni di occupazione del vestibolo con un contatore fatto in proprio, con alcune cartoline, ben in mostra all’enrata principale. Il contatore segna 12 + 1. Stanotte-tra l’assemblea e la cena- Sergio de Rio, tecnico radiologo, spiega come, nonostante la sua capacità di parlare attraverso i Media, sia alla sua prima esperienza di lotta: “E’ la prima volta che sono in una lotta, però ho ben chiara la necessità di difendere i diritti e la sanità pubblica, cose per cui a suo tempo lottarono quelli che ci hanno preceduto. Oggi che vogliono toglierci tutto, dobbiamo essere noi a lottare”, spiega de Rio, davanti a un gruppo di compagne che hanno deciso di passare la prima notte all’occupazione.

L’occupazione del vestibolo del Sant Pau dura da due settimane, durante le quali alle assemblee quotidiane si sono alternati discorsi, attività rivolte all’infanzia, e persino esibizioni di opere liriche: tutte attività organizzate da associazioni territoriali e movimenti sociali che appoggiano la lotta contro i tagli in questo centro ospedaliero. Lavoratori e lavoratrici sono in lotta, tanto per i propri diritti, per la retribuzione degli straordinari e contro il taglio dei salari del 5%, quanto per il diritto alla salute, contro il taglio di 84 posti letto ed a servizi fondamentali come, come i reparti di chirurgia e radiologia.

La lotta del Sant Pau è divenuta l’avanguardia di tutte le mobilitazioni contro i tagli alla sanità, la scintilla che ha innescato le occupazioni di altri dieci ospedali catalani, tra cui il Vall d’Hebron, il centro ospedaliero più grande di Catalogna.

Il giorno 14 circa 400 persone, tra personale medico e paramedico si dirigono in corteo verso la facciata dell’ edificio storico dell’ospedale, attualmente in ristrutturazione. Alcuni lavoratori, “infiltrati” tra gli operai al lavoro, salgono in cima alla torre campanaria dell’edificio e srotolano un enorme striscione : “Prouretallades” (Basta con i tagli). Dalla strada, rispondono applausi, cori e slogans. Il Sant Pau è stato il primo ospedale occupato in seguito all’ondata di tagli nella sanità, rappresentando il primo momento di mobilitazione e di organizzazione dell’opposizione, fino a portare la protesta nelle strade. Vedremo nei prossimi giorni se tali forme di lotta si estenderanno agli altri ospedali occupati per organizzare, tra altre iniziative, una marcia congiunta che riempia le strade di Barcellona di camici bianchi.

La vita di tutti i giorni nell’ospedale occupato non è facile. Molte persone si trovano a conciliare la vita famigliare con l’organizzazione dell’occupazione, con grande sacrificio personale. A volte l’entusiasmo lascia il posto alle lacrime da stress.

En Lucha ha avuto l’occasione di intervistare alcuni dei protagonisti della occupazione del Sant Pau.

“Quando lotti, ti accorgi che quello che guadagni è più di quello che perdi” Maria José Lecha, amministrativa addetta alle consulenze esterne.

“Gli attacchi oggi sono particolarmente brutali. Al punto che ci tolgono una intera mensilità. Ciò comporta che molte famiglie sono in grandi difficoltà, perché quella mensilità serve a tappare buchi o a mantenerei figli. L’appoggio degli utenti è totale, riceviamo attestati di solidarietà tutti i giorni e molta gente vorrebbe fare altro che firmare; per loro i tagli hanno effetti molto più drammatici della questione occupazionale o retributiva. Quando diciamo che abbiamo due sale ricovero chiuse, la loro adesione è immediata.I tagli si possono fermare solo facendo prendere coscienza alla gente e passando all’azione. Lottare è più facile di quanto la gente creda. Sembra una cosa complicata, ma in realtà ti rendi conto che guadagni più di quanto perdi”

“Ogni giorno è una esperienza nuova.Ogni giorno esco di qui orgoglioso a vado a casa pensando che questa lotta andrà avanti” Sergio de Rio, radiologo

“La prima strategia che abbiamo pensato è stata occupare e mobilitare gli altri ospedali, come stanno facendo a Madrid. Appoggiamo le occupazioni degli altri ospedali, spiegando che non si può andare avanti, senon collegando le rivendicazioni dei lavoratori con quelle degli utenti.Che faremo se la direzione ci offre il 60% della paga? Se accettiamo e leviamo le tende credo che molta gente che ci sta appoggiando non lo capirà. Io non avevo mai fatto un presidio, però ogni giorno è una esperienza nuova. Ogni giorno esco di qui orgoglioso e torno a casa pensando che questa lotta andrà avanti”.

“Lo sciopero è l’unico mezzo che il governo ci lascia” JuanjoPérez, membro dell’Assemblea per i Diritti sociali dell’ExaimpleDret.

La sanità è un diritto fondamentale di cittadinanza, non possiamo permettere che taglino la sanità di tutti. Come Assemblea diamo tutto il nostro appoggio all’occupazione dell’ospedale Sant Pau. Ci sono lotte in diversi settori della società. Personalmente, ritengo che quello che si deve fare è unificarle. Tanto la sanità, quanto l’istruzione sono diritti fondamentali. Si dovrebbe collaborare tra tutti per fare una lotta congiunta. Lo sciopero è l’unico mezzo che il governo ci lascia, l’unico mezzo riconosciuto. Ma io non lo farei di un giorno, lo farei ad oltranza”.

Luis Zhu (En Lucha)

Traduzione a cura di Leonardo Donghi

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