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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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(Memoria e progetto)

Roma: documento di 25 membri del CPF

(8 Luglio 2002)

Al Comitato politico federale di Roma
Ai direttivi dei circoli di Roma

1) La vicenda della costituzione del nuovo gruppo dirigente della Federazione di Roma, -a quasi tre mesi dalla conclusione del congresso nazionale -in un susseguirsi di scelte sbagliate, sgambetti e veti incrociati, ha superato ogni limite di tollerabilità sconfinando ormai nel grottesco.
Sotto i nostri occhi è il paradosso di un partito romano che, avendo già visto consumarsi nel giro di pochi mesi il cammino della precedente segreteria, resta ancora senza guida; ma che, nonostante tutto, riesce ad esprimere nell'azione caparbia e costante dei suoi militanti risorse e capacità di iniziativa politica, contribuendo tra l'altro all'impegnativo compito della raccolta delle firme necessarie per legittimare la contesa referendaria.
Nei banchetti centrali, come in quelli organizzati nei territori e nei posti di lavoro, le nostre compagne e i nostri compagni continuano a registrare una grande aspettativa da parte di lavoratori, giovani, donne, gente della sinistra di diversa provenienza ma comunque delusa, che guarda a noi con speranza e interesse (in ogni caso con stima, poiché ci considera diversi e refrattari all'omologazione liberista).
Tutto ciò però contrasta pericolosamente con le nostre risposte, con l'immagine che di noi stessi oggi diamo: confusione, approssimazione, disorganizzazione, assenza di direttive che conferiscano organicità e sistematicità all'iniziativa e alle scelte programmatiche.
Su casa, servizi, sanità (ed altro ancora) si sono mossi alcuni circoli con buoni risultati: quel che continua a mancare è la visione complessiva, l'articolazione di un piano di intervento cittadino.
C'è un problema di rapporto tra livello nazionale, Federazione e circoli.
Non è tanto una questione di autonomia reciproca o, peggio, di contrapposizioni..
Il partito è un tutto unico con gli stessi obiettivi e le stesse regole.
Piuttosto occorre dire che, in contrasto con le opportunità offerte nei mesi passati dallo sviluppo dei movimenti di massa, la vita e i disagi organizzativi dei nostri circoli non hanno ricevuto la dovuta attenzione, la loro attività non è stata adeguatamente seguita e supportata dalla Federazione.

2) Per altro verso, l'istanza nazionale del partito ha operato una pesante ingerenza nella scelta dei gruppi dirigenti - molto al di là del doveroso ruolo di supporto e controllo che gli è proprio - culminata nell'imposizione di un segretario che, indipendentemente da sue eventuali virtù o meriti, è stato paracadutato in un contesto a lui per molti aspetti sconosciuto, essendo oltretutto già gravato da impegni contratti in un'altra città.
Come egli stesso ha riconosciuto, la sua candidatura ha assunto di fatto connotati assai simili all'invio di un commissario, privo però dei poteri di un vero e proprio commissario ed anzi sottoposto alle pressioni e ai diktat di gruppi romani e nazionali.
Nell'attesa di comprendere il destino di questo neo-segretario -la cui candidatura, è bene ribadirlo, i firmatari del presente documento hanno sin dall'inizio giudicato sbagliata e del tutto discutibile nel metodo -si è perso del tempo prezioso, si è lasciato il partito a se stesso, alla buona volontà dei suoi militanti, per poi ritrovarsi al punto di partenza.
Una gestione incauta e per certi versi irresponsabile, che ad un tempo ha mortificato il partito romano e ha messo in difficoltà la Federazione di Piacenza.
I criteri proposti dal neo-segretario in sede di consultazione per la formazione della segreteria erano come tali condivisibili: ristretto numero dei componenti, presenza in segreteria dei dipartimenti 'pesanti' (organizzazione, lavoro, enti locali, rapporto con i movimenti), impegno a tener conto più delle competenze che non delle appartenenze correntizie.
Non ha certamente giovato il cambio 'in corsa' della proposta iniziale.
Ma soprattutto -come noi abbiamo da subito rilevato -ha pesato negativamente il presupposto di partenza: con che autorevolezza può presentarsi al comitato politico federale e ad esso chiedere fiducia un neo-segretario che si dichiara 'a tempo' e che dà la sensazione di operare per mero 'spirito di servizio' nei confronti del partito? E come ci si è potuti incartare attorno all'ambiguità del doppio incarico di segretario a Roma e di rappresentante istituzionale a Piacenza? Perché nella prima consultazione sulla scelta del nuovo segretario si è dato per certo che il compagno proposto avrebbe lasciato eventuali altri incarichi? Perché questa questione non è stata chiarita prima e, viceversa, ha finito per esplodere a cose fatte in pieno comitato politico, anche con l'intervento di una compagna della federazione romana che è membro della segreteria nazionale? O forse, per avere un segretario a tempo pieno, avremmo dovuto giocare 'a perdere', cioè sperare di non vincere la competizione elettorale a Piacenza? Non sta a noi richiamare le precise responsabilità di questo scandaloso pasticcio: certo, tutto ciò fa pensare più ad una rou1ette russa che non a scelte meditate e consapevoli.

3) A costo di apparire fuori tempo massimo, davanti a simili vicende ci sembra ancora opportuno considerare quanto sia stato sbagliato non aver a suo tempo praticato la strada dell'unica candidatura davvero unitaria per la Federazione di Roma.
Il fatto è che non riusciamo a rassegnarci al paradosso: in questo nostro amato e strano partito, si candida a segretario romano chi evidentemente coltiva altre aspirazioni e si destina ad altri incarichi chi avrebbe potuto avere tutti i numeri e tutto il consenso necessario.
In ogni caso, ora si tratta di recuperare in fretta.
Per come sono andate le cose, il compito è tutt'altro che facile e il rischio di ulteriori soluzioni affrettate non è escluso.
La vicenda di cui si è parlato va definita e conclusa.
Resta la necessità di un gruppo dirigente capace e determinato che sia in grado di riattivare tutte le energie del partito, rimotivando compagne e compagni che, pur sentendo evidentemente il logorio di un'interminabile discussione interna, non hanno peraltro mai rinunciato alla loro passione politica.
Nell'eventualità di una nuova proposta, il metodo deve essere trasparente: una consultazione vera - del Cpf, della Garanzia federale, dei segretari di circolo - che raccolga indicazioni all'interno di una rosa di nomi, un progetto chiaro di segreteria e di direzione, un programma minimo sulla base del documento congressuale.
Siamo convinti che la gran parte del partito romano, senza distinzione di 'sensibilità', è fatta di forze vive e sane, disponibili all'impegno politico qualunque sia la loro collocazione e il loro ruolo nell' organigramma federale.

Roma, 26 giugno 2002

Gualtiero Alunni
Gianni Ammendola
Giovanni Barbera
Giorgio Bisegna
Bianca Bracci Torsi
Emilio Carbone
Giuseppe Carroccia
Massimo Cola
Tina Costa
Paolo De Falco
Luca Fontana
Clelia Forgnone
Yassir Goretz
Fulvio Grimaldi
Franco Iachini
Maria Teresa Imbellone
Sandro Mangiavacchi
Giorgio Montesi
Bruno Pagnozzi
Franco Pallone
Serena Santilli
Elena Stefanini
Bruno Steri
Valentina Steri
Stefania Valentini

(membri del CPF)

Franco Guerra (membro del CdG)

Fonte

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