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L'osservatore romano

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(19 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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Berlusconi ennesima replica
"Per me va bene comunque"

(11 Gennaio 2013)

Mi consenta», la puntata di Servizio pubblico in onda ieri sera su La 7 apre con il video con cui nel 1994 Silvio Berlusconi prometteva una rivoluzione fiscale. Siparietti sparsi tra Santoro e il Cavaliere. L'inizio è soft l'ospite d'onore parla a braccio, attacca Monti sull'Imu e i tecnici che «si sono montati la testa». Berlusconi rilassato, «comunque vada per me andrà bene», riesce a tenere la parola a lungo, senza interruzioni

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Massimo Boldi tra il pubblico, Santoro che prima del via chiede agli spettatori di applaudire solo quando parte la pubblicità e assicura «Comunque vada sarà un successo». Di certo è il ragionamento che ha fatto anche Berlusconi, quando in piena orgia mediatica ha deciso di aggiungere anche quella di Servizio Pubblico alla sua collezione di poltrone televisive. Le agenzie hanno accreditato trattative fino all'ultimo minuto tra il Cavaliere - arrivato negli studi di La7 in compagnia di Paolo Bonaiuti - e la redazione di Santoro, preoccupata di un'eventuale fuga in diretta del Cavaliere, che ha già minacciato di farlo nel corso del suo intervento a Domenica in, e persino Porta a Porta. E Santoro non può essere da meno di Giletti o Vespa. D'altra parte a Berlusconi una plateale rottura live non costerebbe in termini di consenso. Non è tra gli ascoltatori di Servizio Pubblico che insegue la maggioranza dei suoi elettori.
La trasmissione è cominciata in ritardo, e comunque troppo tardi perché il nostro giornale possa darne un resoconto completo. Ed è stata introdotta da Massimo D'Alema ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, che non ha voluto dare consigli ai due «eccellenti professionisti». Piuttosto ha fatto una previsione: «Scommetterei che Berlusconi non se ne andrà prima della fine, perché Santoro è un maestro dell'audience e sa che se lo lascia andare gli ascolti calano». Solo un affare di ascolti, insomma, in qualche modo giustificato da Santoro nella sua lunga introduzione partita sulle note di «Granada» di Claudio Villa. «Gli italiani sono in grado di scegliere da soli e adesso non hanno più bisogno del torero», ha detto il giornalista nella premessa al confronto con il cavaliere. Paragonato al toro, non più sul lettone di Putin ma nello studio che, secondo Santoro, «è servizio pubblico anche per Berlusconi». «C'è sempre un momento in cui chi si sente toro cerca un'arena ma noi abbiamo detto addio alle arene e cerchiamo un confronto leale», ha detto il giornalista, che poi ha continuato passando per Vienna e per un baby Hitler sul vasino, prima di lanciare pubblicità e servizio, Berlusconi fino alle dieci meno venti ancora non si era visto. «Che sia scappato prima del tempo?» chiedevano su twitter appresso a #seviziapubblica.
Ma invece era lì, scuro in volto e concentrato al centro dello studio. Con davanti Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna. «Innanzitutto ben trovato presidente», ha cominciato Santoro. Prima domanda sulla crisi economica e il mancato sviluppo, dopo un servizio definito «impeccabile» dal cavaliere. Che si è lamentato dell'acustica, «forse sono diventato sordo, ho una venerabile età». Poi subito «un problema con i ponti» e la trasmissione deve bloccarsi per pubblicità anticipata.
Gli spot permettono al cavaliere di riflettere sulla domanda: perché parlava di ristoranti pieni durante la crisi? Nessun pentimento «confermo parola per parola quello che ho detto». E poi parte fluviale, come sempre in tv. Parla anche di acqua alta a Venezia. Tranquillo. «Comunque vada - aveva previsto - per me va bene».

Andrea Fabozzi - il manifesto

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