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(17 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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ORTALE (Prc/Fds): 20 ANNI DI FISCAL COMPACT, MA PER FARCI COSA?

(15 Gennaio 2013)

“La ricetta accettata dal nostro Parlamento lo scorso 19 dicembre, con l’approvazione del Fiscal Compact e la modifica dell’art.81 della nostra Costituzione, è passata tra le pieghe di titoli sempre più imbevuti di Monti che scende in campo con l’avvallo di Vaticano e Montezemolo, Bersani che ripete che il PD ha già vinto le prossime elezioni politiche e Berlusconi, mai spentosi definitivamente, che ricomincia la sua ennesima burla nei confronti di una bella fettona di italiani. Mentre si continua a dire tutto il contrario di quello che poi si è portato realmente avanti tutti insieme allegramente almeno dal novembre del 2011, sostenendo l’uomo della Goldman Sachs, già Commissario Europeo su indicazione dell’allora governo Berlusconi, a colpi di controriforme e di smantellamento ulteriore dei diritti, ecco che il Pareggio di Bilancio e il Trattato sulla Stabilità si avvinghiano attorno al collo della stragrande maggioranza del popolo italiano condizionandone il futuro per i prossimi venti anni. Posto che il Trattato prevede una ipotesi che è anche una certezza: in Italia il rapporto tra debito pubblico e PIL continuerà inevitabilmente a superare il 60% e la famosa ripresa, a parole, verrà sempre l’anno seguente. L’Agenda Monti, la stessa che sostengono sia a destra che nel centrosinistra targato PD-SEL, parla chiaro: il binario da percorrere per i prossimi venti anni prevede la riduzione progressiva del debito pubblico e questo anche al costo di una recessione che non avrà mai fine; con tutto quello che comporterà in termini di azzeramento progressivo dei diritti, dell’occupazione e soprattutto della sostenibilità del sistema paese, per poter pagare, anno dopo anno, i pesantissimi interessi sui quali la speculazione finanziaria continua a danzare, con la benedizione complice della BCE, del FMI e dei governi “guida” della UE. Ma tutta questa macelleria sortirà poi l’effetto sperato? In altre parole: è possibile che applicando alla lettera Fiscal Compact e Pareggio di Bilancio si possa risolvere, una volta per tutte, la questione debito pubblico, con buona pace del famoso saliscendi dello Spread assunto ormai, da oltre un anno e mezzo, agli onori della cronaca? Siamo certi che se un anno paghi e quindi per i seguenti la tua rata di debito, questo diminuisce? In altre parole: se pago il primo anno i miei circa 45-50 miliardi di euro gli interessi per quelli seguenti si bloccano oppure continuano a maturare interessi proibitivi che mi riporteranno, inevitabilmente, in prigione e senza passare dal via? La risposta, purtroppo, è semplice: mentre pago la mia prima o le seguenti rate, gli interessi criminali sul restante importo di debito pubblico continuano a “maturare” e produrre così un aumento ulteriore del debito stesso. In altre parole, se non si interviene subito sui tassi di interesse da cravattari che il sistema foraggia, vedi ad esempio i tassi di interessi ridicoli che la BCE garantisce al sistema delle banche private per permettere a queste di acquistare i titoli dai vari paesi della UE, Pigs ovviamente compresi, tutti questi prossimi 20 anni di fiscal compact non serviranno ad altro che a strozzarci ancora di più. Con enormi cifre in fatto di interessi che gli stessi paesi UE dovranno proseguire a pagare e con importi sempre più spaventosi. Un gatto che si morde quindi la coda e che può trovare alimento nell’immediato con la svendita della cosa pubblica ai diversi livelli. Ma se ti vendi tutte le gioie di famiglia prima o poi ti ritroverai nudo, lo sanno bene anche i bambini di quinta elementare. E allora, come bisognerebbe ripensare drasticamente la questione per poterla affrontare in maniera adeguata? E per adeguata in questo caso si intende: agli interessi veri degli strati popolari. Come prima cosa da fare immediatamente, per recuperare tempo, valuta e fiato, servirebbe modificare la norma europea vigente (art. 123 del Trattato) che nega alla BCE di prestare denaro direttamente agli Stati, così che la stessa possa concedere soldi a tassi di interessi pari all’1% che non è davvero poca cosa, anche per porre un primo argine alla ciclica azione speculativa finanziaria. La seconda cosa, così come indicato nel programma che ha portato Syriza, coalizione della Sinistra radicale, a divenire il secondo partito alle ultime elezioni in Grecia, ridiscutere complessivamente il debito ma partendo dalla valutazione obiettiva che lo stesso ha raggiunto delle cifre che lo rendono ormai impagabile e che quindi il suo azzeramento unilaterale non è poi più una bestemmia. Bisogna essere chiari in questa rivendicazione, altrimenti avremo sempre più generazioni costrette alla fame e vedremo concretizzarsi, come diceva il compagno Eric Hobsbawm, la FINE DELLO STATO. Lo afferma in una nota Claudio Ortale, vice Presidente del Consiglio del Municipio Roma 19.

CLAUDIO ORTALE

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