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Una breve risposta alle sconcertanti dichiarazioni rilasciate dal segretario del Partito della Rifondazione Comunista

Il ritiro di tutte le truppe d’occupazione in Iraq deve restare la proposta politica centrale e inalienabile del nostro partito

(12 Settembre 2004)

Una breve risposta alle stucchevoli dichiarazioni di Bertinotti degli ultimi giorni dal coordinamento dei Giovani Comunisti della federazione di Udine.

Il Coordinamento provinciale dei Giovani Comunisti di Udine, a seguito delle sconcertanti dichiarazioni rilasciate dal segretario del Partito della Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, al quotidiano “La repubblica” del 9 settembre 2004, constatate le profonde divergenze con le opinioni del compagno, intende esprimere quanto segue.

Il ritiro di tutte le truppe d’occupazione in Iraq e soprattutto quelle italiane deve restare la proposta politica centrale e inalienabile del nostro partito. Il compagno Bertinotti, non pago di essersi seduto allo stesso tavolo con il governo guerrafondaio di Berlusconi, è giunto a sostenere: “ora salviamo le due ragazze del ritiro riparleremo dopo” e prosegue “adesso stiamo parlando di come salvare delle vite umane. In questi casi c’è un’urgenza temporale e di valori che impone una gerarchia una scelta. (…) C’è l’altra dimensione, quella strategica, sulla quale rimane un dissenso profondo con il governo. Ma è una questione che va tenuta separata.”

Ferma restando la piena solidarietà con le compagne di “Un ponte per…”, non crediamo che le parole di Bertinotti si attaglino a quello che dovrebbe essere un dirigente comunista, consapevole delle nefandezze causate da un’occupazione brutale ed assassina che giorno dopo giorno ha dimostrato di essere assolutamente insensibile alla vita umana, confermando ciò attraverso l’uso indiscriminato di massicci bombardamenti (settanta morti ieri a Felluja).

Per i Giovani Comunisti di Udine la liberazione degli ostaggi è inscindibile dalla richiesta di ritiro delle truppe dall’Iraq, di quelle truppe italiane, tanto celebrate anche qui in Regione, che sono state protagoniste di episodi oscuri e controversi come la battaglia dei ponti a Nassirja dove hanno perso la vita decine di iracheni, donne e bambini compresi; tentare di trarre in salvo gli ostaggi non equivale ad accettare compromessi di unità con questo governo, come vuole farci credere Bertinotti, per far cosa poi, per mandare Frattini in Iraq?

Infine crediamo doveroso fare alcune precisazioni sulla resistenza irachena, infatti, se il compagno Bertinotti frettolosamente la bolla come resistenza con la “r” minuscola, noi pensiamo che non sia possibile suddividere i movimenti resistenziali di liberazione nazionale in categorie d’importanza, ma pensiamo che la lotta di massa degli iracheni sia legittima, espressione dell’ambizione del popolo iracheno ad un paese libero e non ad un paese governato e derubato da stranieri, né un paese di tagliatori di teste. Il fenomeno dell’estremismo e del terrorismo islamico è minoritario, se esso ha avuto delle recrudescenze in un territorio storicamente laico come l’Iraq è solo grazie al generoso aiuto dell’imperialismo.

La priorità in questo momento non è discutere con Berlusconi, ma cacciarlo con una mobilitazione di massa, come è avvenuto per Aznar in Spagna quest’anno. Negoziare oggi sul ritiro delle truppe in Iraq, compagno Bertinotti, significa essere disposti a cedere domani sul terreno della lotta contro la precarietà, per la giusta pensione, per l’occupazione.

Giovani Comunisti Udine
gc_udine@yahoo.it

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