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(5 Aprile 2013) Enzo Apicella
Dopo una tregua lunga quasi cinque mesi, la notte scorsa l'aviazione israeliana ha nuovamente bombardato la Striscia di Gaza

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    Mali: l’Italia in un’altra guerra

    (22 Gennaio 2013)

    malisincritic

    Dopo le guerre ” che esportavano democrazia”, quelle “umanitarie”, le cosiddette “operazioni di polizia internazionale” siamo alla guerra “tecnica contro il terrorismo globale”. La guerra dei “tecnici” al governo con l’appoggio di centrodestra e centrosinistra. Un governo dimissionario che dovrebbe occuparsi solo “dell’ordinaria amministrazione” ha già deciso il sostegno politico e logistico alla guerra francese in Mali. Evidentemente la guerra è diventata di “ordinaria amministrazione”. Il sostegno logistico italiano all’intervento francese in Mali, con la messa a disposizione di corpi speciali e della base militare in Sicilia, non è una semplice “cooperazione militare”. E’ l’occasione per partecipare all’ennesima avventura neocoloniale in Africa.
    Prima si sono devastati economicamente e socialmente i paesi africani con le famigerate politiche di “aggiustamento strutturale” imposte dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario internazionale, si è stretto il cappio del debito con tassi di interesse insostenibili poi ci si presenta come “salvatori” a bordo dei cacciabombardieri. Il governo socialista francese, in continuità con i precedenti, non ha nessuna intenzione di venir meno al proprio ruolo di gendarme nell’Africa subsahariana. L’Algeria, in posizione subordinata alla Francia, concede lo spazio aereo ai cacciabombardieri e mira ad allargare la sua influenza intervenendo militarmente provocando un massacro di ostaggi.
    L’Italia non vuole essere esclusa dalla possibilità di partecipare al saccheggio delle risorse naturali del Mali e del vicino Niger, di avere voce in capitolo nel controllo politico di quei governi africani, di testare sul campo nuove tecnologie militari, di essere sempre in prima fila nelle guerre della NATO e della UE per “salvaguardare” il suo ruolo e la sua presenza internazionale. Dopo i massacri iracheni e afgani si apre un nuovo teatro di guerra con la scusa di debellare il pericolo “dell’islam jihadista” dopo averne, nei fatti, favorito l’insediamento nel nord del Mali.
    Il Forum sociale mondiale tenutosi nel 2006 in Mali, a Bamako (nella foto), aveva avviato in quel paese un processo di ricomposizione sociale e associativo con la speranza di combattere le politiche di rapina esterne e la corruzione interna. Il governo, con il sostegno dei paesi europei (Francia in prima fila), degli Usa e della Cina, lo ha ostacolato, represso e infine neutralizzato. Questa è la situazione e chi ne farà le spese, ne sta già facendo le spese, con morte, distruzione e repressione saranno ancora una volta le popolazioni civili. Come in Iraq e in Afghanistan non è attraverso l’intervento militare che le popolazioni del nord del Mali verranno liberate da ogni fondamentalismo. La crisi incombe e non si vedono soluzioni credibili, ed ecco che riappare l’opzione militare, l’economia a mano armata. Si taglia tutto, dalle pensioni all’istruzione ma non la produzione dei caccia F35, del satellite Sicral, dell’elicottero Combact Sar, dei sommergibili U212; si continuano a finanziare le missioni militari all’estero con tutto il carico di morte e distruzione al seguito; e intanto il ministro “tecnico” Di Paola ottiene un disegno di legge che garantirà alle forze armate italiane certezza di finanziamenti per il prossimo decennio.
    Sinistra Critica è totalmente contraria a qualsiasi sostegno italiano (politico o militare) alla guerra francese in mali; sostiene le forze progressiste maliane che si oppongono alla guerra schierandosi con decisione per l’immediato e completo ritiro delle truppe italiane da ogni scenario di guerra a partire dall’Afghanistan; è per una drastica riduzione delle spese militari; per lo scioglimento dei corpi speciali di pronto intervento, per la chiusura delle basi militari italiane all’estero e di quelle straniere in Italia; per l’uscita dell’Italia dalla Nato .
    Non è questo mondo che vogliamo, ne vogliamo un altro.

    Coordinamento nazionale Sinistra Critica

    Fonte

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