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(28 Giugno 2012) Enzo Apicella

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21/01 - MINISTRO DELLA GUERRA COLOMBIANO REMA CONTRO IL PROCESSO DI PACE

(22 Gennaio 2013)

minguercolomb

Juan Carlos Pinzón, ministro della Guerra colombiano, ha dichiarato due giorni prima della ripresa dei dialoghi dell'Avana (il 14 gennaio scorso) che “le FARC non hanno mai mantenuto la loro parola”, alludendo al cessate il fuoco unilaterale di due mesi dichiarato dall'insorgenza il 20 novembre 2012.
Pinzón, facendosi portavoce dell'opposizione della cupola militare e dell’uribismo ai dialoghi con le FARC, si è dedicato a vomitare fuoco e ad annunciare (così come innumerevoli suoi predecessori, puntualmente smentiti dai fatti) la fine del conflitto per via militare, non astenendosi da minacce ed insulti, senza che intervenisse il presidente “Jena” Santos per obbligarlo ad allinearsi alla politica di pace che il governo afferma di perseguire.
La cospirazione militarista contro la soluzione politica del conflitto, sostenuta dall'oligarchia narco-latifondista e dai settori più reazionari, pone all'ordine del giorno la necessità di una tregua bilaterale (gli attacchi e le provocazione dei militari contro le FARC sono proseguiti imperterriti, nonostante il cessate il fuoco dichiarato dall'insorgenza), e di porre limiti al conflitto per ridurne gli effetti a danno della popolazione civile; e occorre il riconoscimento dello status di forza belligerante alle FARC, passaggio essenziale per disegnare una regolamentazione del conflitto nella prospettiva di un suo superamento.
La favoletta di un'insorgenza indebolita, costretta a sedere al tavolo delle trattative, è frutto della propaganda di regime, anche se la realtà del conflitto è ben nota a tutti; e pure se una parte dell'oligarchia al potere, rappresentata da Santos, si è trovata pragmaticamente costretta a sedersi al tavolo con le FARC, egli subisce il ricatto dei latifondisti, che ne hanno sostenuto, obtorto collo, la candidatura alla presidenza.
Ciò detto, e tornando al cecchino ministro della Guerra, sarebbe ingenuo pensare che le sue ripetute esternazioni (recentemente amplificate dal ministro degli Interni Carrillo) siano soltanto “sparate” di un incauto; seguendo lo schema dello sbirro “buono” e di quello “cattivo”, ottemperando ligiamente ad una ben calcolata suddivisione del lavoro (sporco), Pinzón fa il “duro” mentre Santos e i vari negoziatori De la Calle, Jaramillo, ecc. si mostrano più possibilisti.
La conclusione, come abbiamo sempre ribadito dall’inizio del processo dell’Avana, non può che essere una: solo una massiccia mobilitazione popolare a sostegno dei dialoghi può impedire che le trappole oligarchiche mettano fine alla possibilità di costruire una nuova Colombia, in pace e con giustizia sociale.

Associazione Nazionale Nuova Colombia

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