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(13 Settembre 2004)
Il governo Berlusconi va inchiodato apertamente per le sue responsabilità nella guerra e nelle conseguenze che ne derivano sulla società, in Italia come in Iraq. E’ sempre più drammaticamente chiaro che la scelta del governo italiano di essere parte belligerante ed occupante in Iraq sia la causa che sta esponendo il paese ai contraccolpi di una guerra illegale ed ingiusta.
Il sequestro delle cooperanti di “Un ponte per…” è solo l’ultimo tassello di un processo avviato con la complicità nella guerra di Bush e l’invio del contingente militare italiano in Iraq. E’ questo il passaggio che ha messo il paese nella condizione di subire ogni sorta di ricatto, incluso quello dei mandanti degli squadroni della morte che sono entrati in azione a Bagdad contro giornalisti, cooperanti e testimoni scomodi. Invocare a tale scopo l’unità nazionale contro il terrorismo o il “modello francese” è un orribile inganno che vorrebbe assolvere il governo Berlusconi dalle sue responsabilità.
Noi invochiamo invece quella unità popolare contro la guerra che continua a rappresentare la maggioranza della società e che ha detto sin da subito no alla partecipazione italiana alla guerra, che chiede il rilascio dei cooperanti italiani ed iracheni sequestrati e il ritiro immediato del contingente militare italiano in Iraq come atto concreto teso a mettere fine alla complicità e al coinvolgimento dell’Italia nella guerra.
Su questo torniamo a fare appello alla massima mobilitazione con una giornata di manifestazioni in tutta Italia per sabato 18 settembre che inchiodino il governo alle sue responsabilità per aver trascinato il paese nella guerra. In varie città le forze che aderiscono al Comitato allestiranno banchetti per la raccolta delle firme sulla petizione che chiede il ritiro immediato dall'Iraq e il taglio delle spese militari.
Comitato Nazionale per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq
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