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Victor Jara, sollecitata l'estradizione del suo assassino

Si tratta di un ex tenente in pensione rifugiatosi negli Stati Uniti

(22 Gennaio 2013)

victestra

Con quarant’anni di ritardo potrebbe finalmente esserci giustizia per Victor Jara e per tutti coloro che, in Cile e nel mondo, lo hanno infinitamente amato per le sue dolcissime e struggenti canzoni di lotta. Oggi il giudice del Tribunale d’appello di Santiago Miguel Vásquez ha inviato alla Corte suprema una richiesta finalizzata a sollecitare l’estradizione dagli Stati Uniti, dove è rifugiato, del tenente a riposo dell’esercito Pedro Pablo Barrientos, incriminato appunto per l’omicidio di Jara. Su di lui pesa dallo scorso 28 dicembre un mandato di cattura internazionale, mentre altri sei ex ufficiali responsabili dell’assassinio dell’artista sono già in regime di detenzione preventiva e un settimo potrebbe essere non perseguibile per ragioni di salute. Come spesso succede, quando i colpevoli dei crimini più efferati passano gran parte della propria vita in pace e sono incriminati quando hanno raggiunto un’età particolarmente avanzata e dunque non più sottoponibili a regime carcerario. Vásquez è riuscito in base alle informazioni in suo possesso a ricostruire tutto ciò che è accaduto in quei terribili giorni. Jara fu arrestato il giorno stesso del colpo di Stato dell’11 settembre 1973. Fermo che avvenne presso l’Università tecnica dello Stato, dove vennero effettuti molti altri arresti tra alunni, docenti e personale dell’ateneo, tra cui appunto anche quello del musicista. Come divenne noto ben presto, Jara venne poi portato insieme a tantissimi altri oppositori del regime, presso lo Stadio nazionale del Cile, trasformato in un orrendo campo di prigionia. L’artista fece la stessa fine di migliaia di tanti altri oppositori. Venne torturato, ucciso il 16 settembre, il corpo gettato in strada e successivamente portato in un obitorio dove venne riconosciuto dalla moglie Juana che dopo aver sepolto le sue spoglie riuscì a fuggire dal Paese. Dopo la sua morte naturalmente venne vietata la vendita dei suoi dischi e ordinata la distruzione delle matrici. Solo nel 2003, a trent’anni dalla morte, lo Stadio Cile venne dedicato a lui, mentre tredici anni prima, nel 1990, la “Commissione per la Verità e la Riconciliazione” stabilì che era stato assassinato appunto il 16 settembre, portato come N.N. in una camera mortuaria dove venne riconosciuto dalla moglie.
Victor Lidio Jara Martinez, è questo il suo nome completo, era nato il 28 settembre del 1932 a San Ignacio. I genitori erano contadini che faticavano dalla mattina alla sera per garantire alla famiglia l’essenziale. Lo stesso Victor fin da bambino dava una mano ai genitori nel lavoro dei campi. La madre, in cambio potremmo dire, contribuì molto ad avvicinarlo alla musica. Amanda, era questo il suo nome, donna di origine Mapuche, cantava bene e suonava la chitarra di fronte al fuoco acceso la sera per riscaldarsi. A causa di un incidente domestico capitato alla sorella Maria, la famiglia Jara si trasferiva a Santiago, nel quartiere Chicago Chico, dove il giovane Victor si avvicinò alla Democrazia Cristiana e all’ambiente religioso dove maturò l’idea di diventare sacerdote. Ma nel 1952 capì che non era quella la sua strada, decidendo così di intraprendere quella strada che lo portò invece a diventare regista teatrale e cantautore. Un percorso di successo che lo porterà a viaggiare in America latina e nel mondo e a diventare, con il governo di Unidad Popular, Ambasciatore culturale del governo. Gli anni successivi li abbiamo già raccontati. La sua musica, insieme a quella dei gruppi Quilapayún ed Inti Illimani e alle canzoni di Violeta e Isabel Parra, divenne un po’ il simbolo della resistenza alla feroce dittatura di Pinochet, una battaglia tutt’altro che terminata e ancora tutta da combattere.

Vittorio Bonanni

Vittorio Bonanni - liberazione.it

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