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(28 Luglio 2010) Enzo Apicella
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La ricetta della Yale per gli operai di Aprilia (Latina)

Delocalizzazione, flessibilità e licenziamenti

(13 Settembre 2004)

Dietro la ventilata chiusura della fabbrica e il licenziamento di 116 operai su 291 operai della multinazionale Yale che produce nello stabilimento di Aprilia (Latina), poi trasformati in questi ultimi giorni in richiesta di cassa integrazione per 116 operai, c'è la delocalizzazione. Questo significa che visto che il mercato italiano di lucchetti e serrature è 'maturo', cioè è saturo, e quindi la richiesta di questi prodotti si è ridotta drasticamente, fa decidere alla direzione della multinazionale, di trasportare nelle altre sue fabbriche in Cina, Romania, Polonia, Tunisia e Spagna tre linee produttive (Lucchetti, serrature, cilindretti). IL fatturato della Yale negli ultimi tre anni è sceso da 34 a 23 milioni di euro. Per la multinazionale vuol dire una perdita di 5 milioni di euro.

Quindi ecco l'intenzione di produrre di più in paesi come Cina e Spagna. Per la delocalizzazione della produzione in generale, in diversi prodotti, per la crisi del mercato in Italia, sembra che in questi ultimi anni, i grandi marchi italiani hanno creato qualcosa come oltre un milione e centomila posti di lavoro in paesi come Cina, Romania, Albania, Spagna, Thailandia. Le aziende interessate da questa trasmigrazione, sono più di 5500.

Che cosa vuole la Yale, ovvero il colosso svedese AssaAbloy, che ha assorbito lo storico marchio inglese dagli operai della Aprilia ? La multinazionale ha presentato ai sindacati un capitoletto che chiede agli operai che rimarranno, che avranno la 'fortuna ' di farsi ancora sfruttare dalla Yale, moggior flessibilità e la rinuncia a tutte le parti accessorie del salario, come sta succendendo alla Daimler, alla Siemens, alla Bosch e dove si sta tentando di fare in altre fabbriche del Belgio dove per adesso è stato respinto dagli operai. Insomma, gli operai rimamenti dovranno lavorare di più e guadagnare di meno . Ma fino a quando ? Fino alla prossima ristrutturazione !

Anche i sidacati, sembra, stanno sul chi vive, perchè la posta in gioco è altissima: se cede la Yale , il varco per le altre fabbriche è aperto !

Quindi gli operai della Yale stanno lottando per non farsi licenziare, ma anche per non farsi sfruttare di più ! Sta al loro richiedere la solidarietà della altre fabbriche; sta agli operai della altre fabbriche solidarizzare attivamente con gli operai della Yale perche la loro lotta è anche degli e per gli altri operai ! Sta agli operai e ai delegati chiedere la massima unità e lotta contro questo piano padronale, perchè presi da soli il padrone vince !

Bisognerebbe tra altre cose che gli operai, tramite i loro delegati richiedano ai sindacati, che si intervenga presso le altre fabbriche del gruppo negli altri paesi, perchè il padrone è lo stesso e la lotta non pouò essere che la stessa: ci vuole una risposta attiva di solidarietà internazionale ! Solo così la vittoria è sicura

Solidarietà con gli operai della Yale !!
No ai licenziamenti, no al ricatto padronale !!


Roma, 13 settembre 2004

redazione di Roma di Operai Contro-aslo Giornale operaio

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