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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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    LA SCELTA NECESSARIA

    (25 Gennaio 2013)

    Dal giornale "Alternativa di Classe", anno I, numero I

    Con l'operazione della Lista “civica”, denominata "RIVOLUZIONE CIVILE", è iniziato l'ultimo atto, che porterà alla liquidazione della pluridecennale esperienza storica di Rifondazione comunista. I gruppi dirigenti di Rifondazione e PdCI, guidati, del resto, da ex ministri di un governo antipopolare, come fu quello di Prodi, spingono a grande velocità i rispettivi partitini sulla via borghese, sulla via della politica liberale... Cosa di altro è l'alleanza con Di Pietro, il cui partito fa parte del Gruppo liberale europeo? Anche la stessa “Sinistra Critica” si è defilata solo con l’arrivo di Ingroia, mentre l’alleanza con Di Pietro era già stata metabolizzata…
    Un punto qualificante di questa nuova coalizione è la libertà d'impresa. Libertà per i padroni di macinare profitti e rovinare l'esistenza di uomini e donne dentro e fuori le fabbriche. Di fronte alla crisi dell'intero sistema borghese, il “Movimento arancione” mette in campo una nuova offerta elettorale che vuole
    intercettare il malcontento dei cittadini che si sono giustamente allontanati dalle istituzioni e dai partiti corrotti. Nulla di buono per la classe operaia. Non ci può essere nessuna rivoluzione, nemmeno “morale e civile”, dentro le compatibilità del sistema capitalistico. Alcuni generosi militanti di base forse non meritavano un epilogo del genere!…
    Per i comunisti conseguenti il modello di intervento pratico è quello delle crude, ma limpide, pagine politiche del “Manifesto…” di Marx e la ripresa della lotta di classe. "…Ma la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che le daranno la morte, ha anche generato gli uomini che impugneranno quelle armi: i proletari. (Dal Capitolo I – Borghesi e proletari - de “Il manifesto del Partito Comunista” del 1848)". Il punto di vista di classe non ha utopie belle e pronte da introdurre.
    La classe operaia, in quanto tale, sa, con Marx, che per realizzare la sua emancipazione dovrà passare per lunghe lotte, per una serie di processi storici che trasformeranno le circostanze e gli uomini.La classe operaia non ha da realizzare ideali, ma da liberare energie per seppellire il vecchio mondo alla deriva. Il punto di vista di classe non può prescindere dalla necessità pratica della lotta contro la società capitalistica.
    L'urgenza di arrivare a ricomporre una prospettiva generale preme su di noi con la forza delle grandi necessità storiche. Questo grande lavoro, o sarà collettivo o non sarà; o riuscirà ad incontrarsi subito con il muoversi quotidiano del proletariato, o rimarrà bloccato in se stesso, o ristagnerà, tornerà indietro. Non c'è uno sviluppo autonomo del lavoro teorico diverso dall'organizzazione pratica. Non ci sono possibilità di previsione delle lotte al di fuori delle lotte stesse.
    Il discorso oggi sul “partito del proletariato” va fuso nella forma nuova che dobbiamo dare ai nuovi fatti di classe. La lotta dei lavoratori dell'Ilva e degli altri lavoratori (“i cittadini”) di Taranto, per il diritto al salario comunque e alla salute, è una esperienza esemplare che dobbiamo valorizzare. Quando il nesso storico democraziacapitalismo si stabilizza nella forma di una pianificazione autoritaria che richiede il consenso attivo delle forze sociali produttive, ogni lotta limitata al terreno politico finisce nell'opportunismo. Per evitare di rimanere intrappolati e divisi sui terreni proposti dal capitale al movimento operaio come gabbie della lotta di classe, occorre proporre ogni volta l'unità dello scontro.
    La lotta politica necessaria è quella che tende concretamente a mettere in crisi il meccanismo economico del sistema capitalistico.
    Pensiero economico e ideologia si fondono e si contraddicono, non in una sistemazione delle idee in maniera permanente, ma negli eventi quotidiani della lotta di classe. E questa lotta si trova oggi dominata da un fatto nuovo. Parte dell'apparato funzionale dell'ideologia borghese è passato dal capitale nelle mani del movimento operaio ufficiale. Nelle mani, ad esempio, di personaggi come Landini, non a caso invitato subito ad aderire al manifesto "Cambiare si può"… A riprova di ciò, la distanza abissale tra quello che la FIOM avrebbe potuto rappresentare ed il ruolo che sta concretamente occupando: la FIOM di Landini funziona come mediazione ideologica interna agli interessi del capitale; e, attraverso l'esercizio di questa funzione, il mondo mistificato delle apparenze che contraddicono la realtà, si è appiccicato addosso a parte del movimento operaio, che ne resta prigioniero.
    Ci sono momenti in cui tutti i problemi si possono ridurre a un solo problema: raccogliere le forze, organizzare i proletari non sottomessi alla logica del capitale. Il moderno ceto politico borghese è sempre più di diretta estrazione capitalistica. La giusta morte della democrazia rappresentativa (come, peraltro, si argomenta nell’articolo a pag.1 – n.d.r.) non segna certo l'estinzione del potere politico della classe dominante, ma soltanto una variante della dittatura di classe del capitale.
    Che i prossimi anni in Italia saranno decisivi, tanti lo sanno, che lo saranno non solo per l'Italia, ma per il capitale internazionale, pochi lo hanno capito. E' urgente rimettere in piedi una strategia internazionale della
    rivoluzione, smettendo, una volta per tutte, di giocare con il mappamondo della geografia politica borghese!

    Alternativa di Classe

    Fonte

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