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(26 Settembre 2011) Enzo Apicella

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L’intesa bipartisan e per salvare le due Simone e la lotta al terrorismo

La sanguinosa exalation terroristica con l’orrore di Beslan, l’imbarbarimento della guerra in Iraq, il rapimento delle 2 ragazze italiane, l’unità nazionale ed il sonno della ragione

(14 Settembre 2004)

Il moltiplicarsi degli attacchi terroristici e le sanguinose operazioni di guerra che seminano morte e devastazione in ogni angolo dell’Iraq, l’aggravarsi della questione palestinese con il suo terribile intreccio di attentati e di micidiali ritorsioni, la strage degli innocenti di Beslan nel quadro della tragica spirale di azioni disumane e di ciniche repressioni che si susseguono nel conflitto russo-ceceno, le ricorrenti minacce di gravi attentati che tengono in allarme l’Occidente, i sequestri di persona e le barbare esecuzioni, le torture e le decapitazioni, i rapimenti di giornalisti ed infine il sequestro mirato di due giovani donne in servizio permanente ed effettivo di solidarietà e di assistenza stanno facendo vivere al mondo una delle più gravi stagioni di odio col trionfo della violenza, col ritorno alla legge del taglione, con l’eclissi di ogni sentimento di umanità e di pietà e con l’esercizio arbitrario delle più folli ragioni in spregio del diritto ed in violazione dei diritti umani fondamentali.

Uno scenario che provoca orrore, sgomento e sdegno ma che non giustifica la sorpresa perché si tratta di una durissima realtà prevista e segnalata dalle innumerevoli voci di personalità politiche e religiose, di uomini di cultura e di lucidi osservatori e soprattutto di popolo, un popolo immenso che in ogni parte del pianeta era sceso in piazza nei mesi che precedettero l’attacco all’Iraq per denunciare l’insensatezza e l’estrema pericolosità di un intervento bellico illegittimo e ingiusto che avrebbe alimentato il terrorismo ed acceso nuovi e più vasti fuochi di avversione e di odio verso l’Occidente in tutto il mondo arabo e islamico.

La sorpresa che dopo ogni atto terroristico si coglie spesso sui volti e nelle parole di coloro che hanno voluto e avallato la guerra è perciò ipocrita e inaccettabile come lo è anche la pretesa di fare tutti insieme fronte unico nella lotta al terrorismo. Se infatti è doveroso e meritorio pervenire ad un patto di collaborazione fra le forze politiche di maggioranza e di opposizione con l’intento di salvare le vite delle due nostre connazionali rapite in Iraq, sarebbe un imperdonabile errore consentire, anche solo col silenzio o con qualche difetto di chiarezza, che tale intesa sia presentata o comunque appaia come estesa ai contenuti e alle scelte della lotta al terrorismo. Una lotta che per la destra nostrana comporta non solo l’adozione – come è giusto se fatto nel rispetto delle garanzie democratiche – di tutte le misure rivolte a prevenire e reprimere attentati ma anche la prosecuzione dell’impegno militare italiano in Iraq e l’adesione alla scellerata dottrina della guerra preventiva ed infinita ribadita da Bush nella recente convention del partito repubblicano.

Ma c’è di più e cioè che la lotta al terrorismo per Berlusconi ed i suoi amici di cordata interna ed internazionale esclude proprio il punto focale di una lotta allo sciagurato fenomeno che sia veramente appropriata ed efficace. Vale a dire la critica serrata e l’opposizione democratica alla globalizzazione neoliberista nonché la domanda ai governi occidentali di sostituire ogni forma di sfruttamento e di dominio dei paesi sottosviluppati con l’aiuto solidale e risarcitorio e di favorire una diffusione della democrazia per contaminazione di idee e di valori e non certo col ricorso alla guerra ed ai governi-fantoccio. Una linea questa non ideologica e non estremista ma dettata dalla ragione ed in linea con gli appelli del pontefice che nel messaggio in occasione della giornata mondiale della pace del primo gennaio scorso affermava che per vincere il terrorismo il «pur necessario ricorso alla forza» non può mai giustificare la rinuncia ai principi dello stato di diritto ed al rispetto dei diritti fondamentali dell’Uomo aggiungendo che esso deve sempre essere «accompagnato da una rigorosa e lucida analisi delle ragioni soggiacenti agli atti terroristici» e da un impegno inteso a rimuovere «le cause che stanno all’origine di situazioni di ingiustizia dalle quali scaturiscono sovente le spinte agli atti più disperati e sanguinosi». Idee e parole queste in larga misura malinconicamente assenti nelle dichiarazioni che si sentono e si leggono all’indomani di ogni barbaro attentato terroristico.

Le intese bipartisan sono certo utili a fronteggiare le drammatiche emergenze che colpiscono il nostro paese ma in tempi di guerra preventiva occorre stare attenti per scongiurare due seri pericoli: quello dell’ingabbiamento di fatto delle forze politiche e dei movimenti che lottano per la pace nella logica bellica e repressiva e quello che queste intese, giustificate da strazianti tragedie nazionali, possano, sia pure per un momento, far dimenticare che le stesse tragedie vengono ogni giorno vissute in Iraq ed in ogni luogo dove la guerra ed il terrorismo colpiscono quotidianamente donne, bambini, innocenti ed anche – spesso lo si dimentica – tanti “poveri” occidentali e tanti “disperati” islamici gli uni contro gli altri armati e mandati a morire dai signori della guerra e dalle centrali del terrorismo e della guerriglia.

Brindisi, 11 settembre 2004

Michele DI SCHIENA
(A SINISTRA Movimento Politico Antiliberista BRINDISI)

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