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Sciopero dei portuali in California

Solidarietà di classe tra i lavoratori, solidarietà col capitalismo da parte dei sindacati

(27 Gennaio 2013)

losanbattaglia

Il recente sciopero dei portuali di Los Angeles e Long Beach, in California, ha mostrato una straordinaria prova di solidarietà tra i lavoratori. Dopo che soli 450 degli 800 impiegati degli uffici portuali sono scesi in sciopero, circa 10.000 lavoratori portuali si sono rifiutati di attraversare i loro picchetti, portando alla chiusura di 10 banchine su 12 a Los Angeles e Long Beach per otto giorni. L'occhio selettivo della stampa capitalista si è posato soprattutto sui presidi sindacali organizzati a livello nazionale davanti ai negozi Wal-Mart, nel giorno del “Venerdì nero”, in cui i grandi magazzini avviano la stagione di vendite natalizie. Tuttavia ben poca attenzione è stata dedicata allo sciopero, proclamato dal sindacato International Longshore and Warehouse Union Local 63, che ha effettivamente bloccato le operazioni di carico e scarico nell'area portuale di Los Angeles. Mentre sono stati resi noti solo scarsi dettagli sull'accordo siglato con i padroni, nelle dichiarazioni sindacali l'accordo provvisorio viene ritenuto una salvaguardia di “buoni posti di lavoro” (1). Il sindacato, in realtà, ha svolto un ruolo di contenimento rispetto ad una impressionante dimostrazione di solidarietà e ha venduto ai lavoratori un'intesa che semplicemente contratta il numero di posti di lavoro da tagliare tra gli impiegati dei porti, assicurando così che gli impiegati saranno dissanguati e privati del loro posto di lavoro più lentamente rispetto alla proposta iniziale dei padroni. Ai lavoratori resta la scelta tra un salasso mortale subito lentamente o rapidamente. Per il sindacato ILWU questa è una vittoria.

Sullo sfondo di questo episodio ci sono le concessioni contrattate a Portland, in Oregon, dal sindacato dei lavoratori portuali ILWU, che ha concesso ai padroni molto di più, mentre i sindacati dei lavoratori portuali della costa orientale stanno conducendo trattative sui contratti di lavoro in un clima surriscaldato. L'Associazione Internazionale degli Scaricatori di porto (ILA) è occupata a negoziare un accordo che venderà delle concessioni ai lavoratori dei porti della costa orientale, in modo da evitare uno sciopero dei portuali molto più ampio. Questo balletto sta diventando sempre più difficile per le istituzioni sindacali all'interno della società americana, in particolare per un sindacato come la ILWU che da tempo si propone come “progressista” o di sinistra. Uno strato di attivisti di varie organizzazioni della sinistra garantisce un aspetto militante ad un istituto che è del tutto a rimorchio della classe capitalista, data la sua fedeltà al Partito Democratico. Questa è la vera natura di un sindacato “libero” in Occidente.

Con l'avvento dei moderni container in cui sono trasportate merci in grosse quantità, i padroni sono riusciti ad evitare il rischio di qualsiasi conflittualità nei porti, potendo scaricare molto più facilmente le merci in Canada e in Messico e trasportarle via camion negli Stati Uniti. L'economia nazionale sta attraversando una fase che vede le industrie primarie e le esportazioni soffrire, mentre la maggior parte dei prodotti manufatti nel mercato statunitense viene importata da aree con ampia disponibilità di manodopera a basso costo. Potenzialmente, questo può costituire un notevole punto di forza per i lavoratori che sono in grado di bloccare i porti. I 14 terminal per container tra Los Angeles e Long Beach ricevono quasi il 40% delle importazioni via container di tutti gli Stati Uniti (2). La maggior parte di queste merci proviene da porti dall'altra parte del Pacifico, da paesi con un basso costo del lavoro, come la Cina. Per gli impiegati negli uffici portuali, il problema principale è la perdita costante di posti di lavoro, che la ILWU e il sindaco di Los Angeles promettono si fermerà. È più probabile che il taglio e l'esternalizzazione di posti di lavoro non si verifichi in proporzioni così elevate come prima dello sciopero.

In ogni sciopero importante negli Stati Uniti c'è la costante minaccia che l'attuale inquilino della Casa Bianca invochi il “Taft-Hartley Act” per bloccare i lavoratori e rompere gli scioperi usando la forza dell'apparato legale borghese, come il presidente Bush ha fatto nel 2002, o come fece Nixon nel 1971. Il Taft-Hartley Act consente al governo degli Stati Uniti di emanare un'ingiunzione contro uno sciopero, imponendo un “periodo di riflessione” in cui non è ammesso alcuno sciopero. Rompere questa ingiunzione rende lo sciopero illegale. Si tratta di un quadro giuridico che opera come un cappio o una camicia di forza per porre fine ad ogni lotta di massa. Quando è stato convertito in legge, nel 1947, ha avuto, in maniera poco sorprendente, il pieno sostegno di entrambi i partiti politici. In realtà, dunque, è proprio grazie agli “amici del lavoro” nel Partito Democratico che il Taft-Hartley Act è stato convertito in legge.

L'abitudine dei sindacati, di definire “vittorie” le proprie svendite, è ormai pratica di lungo corso, ampiamente sperimentata. La vittorie ottenute si differenziano dalle sconfitte solo per la velocità con cui i lavoratori vengono sbattuti in mezzo ad una strada. I lavoratori dei porti sono quindi costretti a scegliere se vogliono avere 70 o più posti negli uffici delocalizzati ogni anno nelle aree geografiche a più basso costo del lavoro, all'estero, oppure 14 o meno ogni anno. Ai lavoratori viene posta la scelta, in sostanza, di quanto velocemente vogliono essere dissanguati. Mentre il sindacato promette di controllare l'outsourcing di posti di lavoro, poco dice sulle mosse fatte dai padroni, che introducono lavoratori non sindacalizzati nei porti, o qualsiasi altra concessione che potrebbe trovare spazio nei nuovi contratti.

Dopo otto giorni di sciopero, pari a una perdita di otto miliardi di dollari per i padroni, i lavoratori sono stati richiamati al lavoro, in attesa di votare per un nuovo contratto. Il sindacato ILWU, comprensibilmente, non ha voluto rilasciare ai suoi membri dettagli su questo contratto, con un margine di tempo sufficiente per poterlo davvero studiare e capire.

Per i lavoratori portuali, contrapposti ai lavoratori portuali di altri paesi, in una continua gara a distanza al ribasso dei salari e delle condizioni di lavoro, la situazione è brutalmente chiara, forse più che per altri settori. Per i portuali, come per tutti i lavoratori, il primo passo è quello di iniziare a sviluppare la capacità di reagire a livello mondiale. I lavoratori portuali lo hanno già fatto in precedenza, come quando ad Oakland hanno scioperato in solidarietà con le proteste Occupy Oakland. Non importa quanto dura sia la lotta, fino a quando non ci sarà una chiara comprensione della necessità di sviluppare le proprie lotte al di fuori dell'orbita dei sindacati riformisti e della sinistra capitalista, tutte le lotte si esauriranno all'interno del sistema. L'impressionante dimostrazione di solidarietà da parte di migliaia di lavoratori portuali per i 450 impiegati che sono entrati inizialmente in sciopero è in diretta contrapposizione con la debolezza che caratterizza il moderno sindacato come apparato di gestione della forza lavoro.


(1) Phillips, Erica E., Dock Workers Return as L.A. Port Strike Ends. Wall Street Journal. December 5, 2012. online.wsj.com

(2) Whitcomb, Dan. Gorman, Steve. Los Angeles port workers return to work after strike. Reuters. Dec 5, 2012. news.yahoo.com

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