">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

308 camorristi

308 camorristi

(23 Settembre 2010) Enzo Apicella
La camera dei deputati con 308 voti favorevoli ha negato l'autorizzazione ad impiegare le intercettazioni nel processo contro Nicola Cosentino.

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Stato e istituzioni)

Elezioni: nuove e diverse valenze
per il solito inganno periodico

(28 Gennaio 2013)

Editoriale di "Alternativa di Classe", anno I, numero I

La lunga campagna elettorale, iniziata da mesi dai media e destinata a durare fino al prossimo Aprile, è stata temporaneamente interrotta dalle dimissioni di Monti. Ha consentito, così, al Presidente Napolitano di anticipare la scadenza del “giorno in cui tutti sono uguali” al 24 Febbraio, in concomitanza con le regionali. Il risultato delle ultime elezioni siciliane, con una affluenza alle urne veramente bassa (per la prima volta inferiore al 50%!), ha consigliato di accelerare i rimpasti del “quadro politico”, per offrire “all’elettorato” la percezione di una democrazia in movimento, con una rinnovata e variegata “offerta politica”, al posto dell’inesorabile, quasi ritmico, procedere di tagli e stangate.
E’ così, che, a questo fine, hanno perfino abbassato, con apposito decreto-legge (il D.L. n. 223 del 18-12-’12), in barba alla dichiarata volontà di “semplificazione del quadro politico”, passata di moda, almeno temporaneamente, il numero di firme necessario per presentare una lista in parlamento. Nonostante le ostentate lamentele per presunti tentativi di esclusione, da parte di leaders, oggi extraparlamentari, di tutti gli orientamenti, questa volta l’accesso “all’olimpo” è stato, senza dubbio, facilitato!
In realtà, la grossa diminuzione di votanti verificatasi di recente, se da un lato omologa la situazione italiana a quella degli altri principali imperialismi, da tempo su percentuali di modesta
affluenza, dall’altro è un sintomo chiaro della diffusa percezione di ostile estraneità, con la quale viene vissuta “la politica” dei professionisti, considerata coincidente con “la politica” tout court.
Che il parlamento dello “Stato democratico” sia il “comitato d’affari della borghesia” lo si sa dai tempi del “Manifesto…” di Marx, ma il fenomeno, attualmente in corso, del trasferimento di sovranità (per quanto essa sia sempre stata limitata ed in funzione delle esigenze del capitale) ai livelli sovranazionali dell’Unione Europea (UE), conseguenza delle attuali necessità del capitale, ma che fa tanto gridare allo scandalo i nazionalisti di ogni tipo, non fa che aumentare il senso comune della distanza della politica “di Palazzo” dalle difficili condizioni vissute dalla maggioranza della popolazione. In questo senso, è significativo che la scarsa affluenza più clamorosa si sia verificata proprio in Sicilia, dove un potere come quello di “Cosa nostra”, compenetrato e complementare al potere politico, e che ha sempre avuto un ruolo non secondario nel dirigere le preferenze del voto, in positivo o in negativo, questa volta ha indirizzato ben poco, visto che la maggioranza dei siciliani comunque non ha votato, come invece, indubbiamente, in un modo o nell’altro, la Mafia aveva interesse che avvenisse. La crisi è più forte anche della Mafia.
Le “grandi manovre” della politica (borghese) sono iniziate subito, con riposizionamenti di leaders, ma anche di interi partiti, spaccature di forze e schieramenti, con comparsa di nomi e sigle nuove. Le grandi alternative di schieramento per la Presidenza del Consiglio, che questa volta la borghesia offre all’elettorato, non sono mai state così tante; sono ben cinque: Berlusconi (o chi per lui…) per il centro-destra, Bersani per il vecchio centrosinistra, il candidato del Movimento “5 stelle” di Grillo, Ingroia (con “Rivoluzione Civile”) per il giustizialismo “di sinistra” (!?), ed, infine, Monti stesso (non candidato, in quanto nominato a priori “senatore a vita” da Napolitano…), sostenuto dal centro (rinato per l’occasione) ed autore della, ormai famosa, “agenda politica”, da cui tutti
attingeranno, seppure con qualche variante di differenza, perché è “l’agenda” che la UE vuole verificare come attuata con le elezioni del 2014…
Che il da farsi al governo non sia proprio una scelta che spetta ai cinque schieramenti, ma dipende, appunto, dal nuovo livello accentrato del comando capitalistico, lo dimostra anche la
disponibilità che ognuno di essi conserva rispetto alle alleanze da attuare nella prossima legislatura.
E’ finita anche la fase della alternanza fra due schieramenti “contrapposti”, perché è proprio la
crisi del capitalismo a richiedere anche qui in Italia una governabilità più facilmente raggiungibile, senza “ingessature”: i cinque schieramenti, che dovrebbero tutti “riuscire a” approdare al parlamento, garantiscono meglio la nuova governabilità capitalistica. Quattro di essi si dispongono idealmente, secondo l’ex “arco parlamentare”, con la sequenza, in ordine da destra a sinistra, di Berlusconi, Monti, Bersani e Ingroia; finora erano i primi tre insieme a garantire la governabilità, dopo le elezioni, ne potrebbero bastare due insieme (Monti + Bersani i favoriti), ma nulla vieta un altro accordo a tre, allargato a destra o, magari, “a sinistra”. Vi è poi anche il Movimento “5 stelle” con il ruolo di jolly, di certo oggi ideale per “l’opposizione”, ma domani, in un caso di “necessità”, non se ne può escludere anche la presenza al governo…
A seguito, quindi, della nuova fase della crisi dell’economia mondiale, il ciclo politico vi si sta adeguando, e ci pare sempre più che, in un Paese “tardo-imperialista” come questo, non resti
posto per una collocazione in parlamento di una forza di classe. Gli interessi di classe degli
sfruttati, posti come tali, sono sempre stati fuori e contro il parlamentarismo, ma, nelle fasi
precedenti, un suo utilizzo tattico era ipotizzabile, nella misura in cui si poteva tentare di “inceppare
un ingranaggio” del sistema o, almeno, di utilizzare il suo principale luogo politico come una tribuna. Per il ragionamento fin qui sviluppato, non riteniamo né utile e né opportuno spendere energie per entrarvi. Ci risulta che, invece, il P.C.L. faccia una valutazione diversa; infatti, si è presentato a queste elezioni, unica lista che si riferisce con chiarezza al movimento operaio. Saranno i fatti a decidere chi sta sbagliando.
In questi ultimi due anni di legislatura, l’obiettivo di Monti di ridurre lo “spread” (insieme al reddito complessivo sociale dei proletari, lavoratori o meno) è stato raggiunto. Lo è stato, passando attraverso le batoste inflitte, in ordine di tempo, su pensioni, diritto del lavoro e ruolo dei contratti, ma anche attraverso il cosiddetto taglio degli sprechi: una contraddizione in termini per una società come il capitalismo, che sugli sprechi è cresciuto. In realtà la “spending review” sta tagliando solo i
servizi pubblici ed i lavoratori del settore!
Crescono, così, ancora dippiù i disoccupati, già in numero spropositato nel settore privato.
L’obiettivo di inizio della prossima legislatura è, “invece”, lo sviluppo. Fa parte dei programmi di tutti e cinque i principali schieramenti borghesi, magari con qualche differenza nel modo di coniugarlo, ed è il leit motiv della “Agenda Monti”. Già l’Accordo separato sulla produttività (vedi pag.3 del N.0 di questa testata, uscito il 13 Dicembre 2012) è stato raggiunto dalla Confindustria e dai sindacati
complici, all’insegna dello sviluppo, per “aumentare la competitività” delle merci italiane sui mercati esteri (e non interni, vista la recessione in Italia…). E’ stata continuativa, poi, la deregolamentazione del lavoro, attraverso tutti i provvedimenti del Governo Monti, con una
compressione dei diritti dei lavoratori senza precedenti, ad accompagnare i licenziamenti.
Cosa può significare ora, in un contesto di crisi economica, rilanciare lo sviluppo? Dati i precedenti, risulta facile pensare al ricorso a nuovi omicidi, magari “bianchi”, in materia di sicurezza ed ambiente. Una riduzione dei controlli significa, infatti, meno personale nei servizi, per un sistema pubblico “più snello”, minori vincoli per la produttività e, perciò, minori spese per le aziende. Non è così? Del resto, il principio del “raffreddamento “ dei controlli sulle aziende è già stato varato, come Legge dello Stato (Legge n. 35/’12), dal Governo Monti, sostenuto da quasi tutto il Parlamento(!) …e poi ratificato da Napolitano…
Le prossime elezioni non sono solo scadenza fisiologica, ma un vero passaggio obbligato per la strategia di lorsignori. Per il lavoro dipendente, per i proletari, invece, non è il voto che può cambiare qualcosa; allora va bene seguire la campagna elettorale, ma solo per tradurre dal “politichese” le dure mazzate che il capitale, attraverso i suoi servi politici, sta preparando. Noi, invece, prepariamoci a difenderci dai prossimi attacchi che certamente il Parlamento varerà, attraverso l’estensione ed il collegamento delle lotte!

Alternativa di Classe

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Elezioni 2013»

Ultime notizie dell'autore «Circolo Alternativa di classe (SP)»

3624