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Si vis pacem...

Si vis pacem...

(13 Dicembre 2009) Enzo Apicella
Obama alla consegna del nobel: "Amo la pace ma devo fare la guerra" (!!!)

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    (Il nuovo ordine mondiale è guerra)

    Imperialismi in leasing

    (28 Gennaio 2013)

    Francia e Inghilterra, grandi potenze dell'inizio del secolo scorso, sono percorse da furori guerrieri. Ad esse si aggiunge l'imperialismo italiano, che, come il cuculo, cerca di inserirsi nelle guerre altrui.

    La guerra libica, tuttavia, ha dimostrato che Francia e Inghilterra (e a maggior ragione l'Italia), pur unendo le loro forze, non sono state in grado di condurre fino in fondo una guerra contro un paese di pochi milioni di abitanti senza l'appoggio USA. E questo in una zona d'interesse vitale per i tre imperialismi.

    Cameron sogna di ripetere il successo della Thatcher nella guerra delle Falkland–Malvinas, ma è improbabile che Obama voglia aprire un altro fronte in America latina e tutto si risolve in chiassose proclamazioni nazionaliste.

    Anche al tempo della guerra delle Falkland-Malvinas il supporto americano fu indispensabile, perché la Gran Bretagna aveva smantellato gran parte delle sue portaerei. La Nato le assegnava il compito prevalente di combattere i sommergibili della flotta nord dell'URSS. La Gran Bretagna rinunciava al sogno dell'impero e accettava una forma di subordinazione agli USA, che mantenevano uno schieramento globale, una soluzione calcolata e giustificata, almeno sulla carta, dalle esigenze Nato. Si trattava di un adeguamento dello schieramento militare alle possibilità economiche dell'Inghilterra. La guerra con l'Argentina interruppe tali sviluppi, risvegliando velleità imperiali. Oggi, le ambizioni del governo inglese vanno al di là delle sue possibilità reali.

    In Francia, sull'intervento in Mali si è formata un'union sacrée che va dalla destra di Le Pen al PCF e all'Union de Gauche. Sarkohollande non ha preoccupazioni di autonomia, chiede fin dall'inizio l'appoggio USA e l'invio di droni.

    La Francia potrà anche occupare zone importanti dal punto di vista strategico e minerario, ma dovrà sempre dividere le spoglie col padrone americano. Si tratta di un imperialismo in leasing, come quello inglese, per non parlare dell'Italia. Per ora, gli Stati Uniti mettono a disposizione tre aerei per il trasporto truppe, e pare che abbiano chiesto il pagamento del servizio (Manifesto, 24-1 2013).

    L'aiuto americano, dunque, costerà caro, l'appoggio logistico, i rifornimenti di armi e di droni peseranno sul bilancio francese. Gli USA hanno sempre guadagnato tutte le volte che l'Europa era in guerra.

    L'Italia mette a disposizione 2 aerei e una o più basi aeree. Ci stanno portando ancora una volta in guerra e gran parte dell'opinione pubblica neppure se ne accorge. Come il solito ci racconteranno che questi aerei svolgono una funzione solo di avvistamento e ricognizione. Come in Libia? Ma un giornale della borghesia, Il Sole 24 ore ha confermato che si trattava di una spudorata menzogna e che i bombardamenti ci sono stati.(1) La cosa più probabile e che, come in Libia, l'Italia finisca col pagarne le spese senza avere i vantaggi sperati. La nostra classe dirigente non impara nulla, neanche dalle esperienze più chiare.

    Le menzogne non hanno fine: il ministro Terzi ha giustificato l'intervento d'urgenza con la necessità di offrire “supporto logistico” all’azione militare francese in Mali. E ha dichiarato che non ci sarà alcuno spiegamento di forze. Ma un articolo di Carmine Gazzanni lo sbugiarda. Urgenza? Il decreto, approvato il 16 gennaio fu presentato a dicembre, assai prima dell'intervento francese, con un finanziamento di circa due milioni di euro per “iniziative per il Mali” nel teatro operativo”. E dalla scheda tecnica sembra previsto l'uso di militari.(2)

    Un'altra considerazione: quando gli Stati Uniti avevano un'economia in pieno sviluppo, i paesi vinti e occupati, grazie allo sfruttamento della forza lavoro e agli investimenti americani, avevano un grande sviluppo. Si pensi ai boom di Giappone, Germania, Italia. Oggi, in piena crisi, i paesi occupati sono lasciati in completa devastazione, in preda a bande e a signori della guerra. La Nato è il principale fattore di instabilità politico-militare a livello mondiale.

    Inoltre si estende di continuo l'area della guerra: Afghanistan, Pakistan, Iraq, Siria, Gaza, Yemen, Somalia, Libia, Mali... Prima o poi arriverà nelle metropoli. Non si può portare di continuo la guerra e la devastazione in altri paesi e sperare di rimanere fuori dal caos.

    La Francia è il paese imperialista europeo momentaneamente più coinvolto. Solo piccole minoranze hanno saputo mantenere posizioni internazionaliste e denunciare il carattere imperialista della guerra.

    I compagni francesi possono trovare nel loro passato grandi esempi di opposizione alla guerra, anche se non necessariamente marxisti ortodossi. “Monatte... uno dei redattort di “La Vie Ouvrière”, periodico sindacale - scrive Trotsky - neppure per un istante si orientò verso una conciliazione con il militarismo e con lo stato borghese... Rosmer che apparteneva anche lui alla scuola anarco-sindacalista, ma, come dimostrarono gli avvenimenti, era già molto più vicino al marxismo dei guesdisti.”

    La collaborazione tra i gruppi che pubblicavanoo “Nasce Slovo” e “Vie Ouvrière” durò fino alla partenza dei russi nel 1917. Bourderon, segretario della federazione dei bottai, il giornalista Guilbeaux, il socialista Loriot, Rosmer, Martov e Trotsky si incontravano regolarmente. Con questo piccolo gruppo di sindacalisti e socialisti francesi e di esuli russi stabilirono un contatto il deputato socialista Morgari e lo svizzero Robert Grimm, per preparare la conferenza di Zimmerwald.(3)

    Ovviamente la situazione attuale è inconfrontabile con quella della Iª guerra mondiale, ma è sempre utile studiare le grandi lotte del passato. Dimostrano che anche gruppi piccoli possono avere grande rilievo, se le loro posizioni coincidono con gli interessi storici del proletariato.

    Cosa possiamo fare qui in Italia? Denunciare senza mezzi termini i complici dei militaristi. Per esempio lo sciovinismo “bonario” di Bersani. Secondo il Consiglio di sicurezza dell'Onu, dall'Africa subsahariana passa un ingente traffico di droga, Bersani ne conclude: “Non possiamo accettare di lasciare il mondo in mano a criminali”. Con tale criterio, bisognerebbe invadere il Messico e la Colombia, il Kosovo, il Montenegro... E se si tratta di combattere il crimine, perché non cominciare da casa nostra, visto che quanto a criminalità organizzata non siamo secondi a nessuno?



    24 gennaio 2013


    Note

    1. Gianandrea Gaiani, “Il generale Bernardis: le notizie sui raid italiani in Libia furono censurate dal Governo Berlusconi, Notizie > Italia, Il Sole 24 ore, 29 novembre 2012

    2. “Leggiamo l’articolo 1, comma 17 del decreto: “È autorizzata, a decorrere dal 1º gennaio 2013 e fino al 30 settembre 2013, la spesa di euro 1.900.524 per la partecipazione di personale militare alla missione dell’Unione europea denominata EUCAP Sahel Niger, di cui alla decisione 2012/392/PESC del Consiglio del 16 luglio 2012, e alle iniziative dell’Unione europea per il Mali”. Chiaro. Lampante. Poco meno di due milioni di euro anche per “iniziative dell’Unione europea per il Mali”. Ma di quale iniziativa stiamo parlando? Della stessa intrapresa dalla Francia. La decisione di Hollande, infatti, si inserisce all’interno dell’operazione EUTM, in concertazione proprio con l’Unione Europea. La stessa operazione tirata in ballo anche nel testo governativo.
    La conclusione del discorso, a questo punto, è più che chiara: sono ben due i milioni di euro con cui il governo italiano ha previsto un intervento in Mali prima ancora dell’attacco francese nella sua ex colonia (risalente al 13 gennaio). Il motivo? Rimane oscuro.”Carmine Gazzanni, “L'Italia in guerra: Monti ha stanziato 2 milioni per “iniziative in Mali”. Previsto l'uso di militari.” inchieste Italia, Infiltrato, 18 gennaio 2013.

    3. Trotsky, “La mia vita”.

    Michele Basso

    Fonte

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