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Il tour dei Nobel per la pace

Il tour dei Nobel per la pace

(20 Novembre 2011) Enzo Apicell
Obama, premio Nobel per la Pace, dichiara di “non escludere un attacco militare all'Iran”. Shimon Peres, premio Nobel per la Pace, afferma: “L'attacco all'Iran è sempre più vicino”.

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    (Imperialismo e guerra)

    La vittoria non canta

    (3 Febbraio 2013)

    Non potevano che accoglierlo con la grandeur dell'elogio fiorito per cui vanno giustamente famose le griottes del Mali. Un canto devozionale ad personam , consuetudine da ancien régime locale, perentoria e polverosa come lo splendore di Timbuctu. Si usa per riverire e traduce alla perfezione i sentimenti che attendevano il presidente francese a Timbuctu. Benvenuto nella città dei 333 santi, più uno. Quale neo-colonialismo, quali oscure finalità, quale uranio questione di vita o di morte per le centrali nucleari francesi, quale guerra senza immagini né testimoni. L'«Operazione Serval» ha liberato (quasi) tutto il nord Mali dal giogo della sharia , la gente torna a vivere (come può) e per quanto disgregato e screditato lo stato centrale torna sovrano. Obiettivo numero uno raggiunto. Ora, dopo aver platealmente disatteso la promessa che «mai truppe combattenti sul terreno», la Francia non aspira a restare: gli africani si sbrighino a prendere il testimone e togliamo il disturbo, anche considerando quel che costa lo scherzo.
    In termini umani una vittima francese e un numero imprecisato dall'altra parte. Ma, ancorché non terminata, la guerra lascia intatti i problemi di cui parlano le vendette sommarie seguite al passaggio della Legione straniera e la questione tuareg che è all'origine di tutto. Al massimo ha dato un calcio al vespaio jihadista: i miliziani hanno riguadagnato la via di casa, oppure via a zig zag - sognando In Amenas - sulle frontiere instabili del Sahara, o ancora sono spariti nell'Adrar degli Ifoghas, l'immensa regione montuosa che si apre a nord di Kidal.
    Se non da lì, le prossime grane potrebbero venire proprio dal dispiegamento della Misma, perché gli ufficiali golpisti di Ahmadou Sanogo, più sensibili agli Usa che a Parigi, soffriranno la presenza di più eserciti stranieri, per di più dei paesi vicini, con quel che segue in termini di intolleranze regionali e vecchie ruggini etno-politiche. Hollande le malienne ieri ha comunque passato in rassegna le truppe e la popolazione in festa. È stato sì oggetto di molti canti, ma ha evitato a sua volta di cantare vittoria. Sa bene che non sta bene. Bush in Iraq nel 2003 e Sarkozy a Tripoli nel 2011 insegnano.

    Marco Boccitto - il manifesto

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