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Dagli Hezbollah libanesi «solidarietà» per le due Simone

Sheik Nabil Qaouk: «Un rapimento che favorisce la tesi dello scontro di civiltà portata avanti da Usa e Israele»

(18 Settembre 2004)

«Dal carcere di Khiam, dove sono stati rinchiusi, torturati e uccisi tanti combattenti della resistenza libanese esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Simona Torretta e a Simona Pari, che non hanno alcun rapporto con le forze di occupazione, che sono in Iraq per aiutare il popolo iracheno e che consideriamo dalla nostra stessa parte. Si tratta di un rapimento che colpisce il popolo iracheno, il popolo italiano contrario alla guerra, la legittima resistenza contro le truppe di occupazione e l'immagine dell'Islam in Occidente. In sostanza favorisce la tesi dello scontro di civiltà portata avanti dagli Usa, da Israele e da gruppi dalla politica e dalle origini assai ambigue». Sheik Nabil Qaouk responsabile del fronte meridionale, quello con Israele, della resistenza libanese sciita degli Hezbollah, ci accoglie in una sala refettorio della fortezza di Khiam, nell'omonimo paese del Libano meridionale. La tozza e sinistra fortezza ottomana-francese si trova su un'alta collina strategica, sempre accarezzata da una forte brezza, nel punto dove si incontrano tre dei confini più caldi del Medioriente: quello con Israele, dal Jabal Sheik (il monte Hermon) con la zona libanese delle fattorie di Cheba ancora occupate dallo stato ebraico, sino all'alta Galilea, quello siriano con il massiccio del Golan occupato, e infine quello libanese. Sheikh Nabil Qaouk sembra molto determinato a combattere il tentativo americano e israeliano da una parte e dei gruppi alla al Qaeda dall'altra, di portare avanti «uno scontro di civiltà» tendente a «far dimenticare l'occupazione della Palestina con i quotidiani crimini contro la popolazione locale e l'aggressione al Medioriente dell'imperialismo americano». I rapimenti indiscriminati di volontari o giornalisti rientrerebbe in pieno in questa strategia: «La resistenza, quando è tale, distingue tra governi e popolo, nello specifico tra la politica del governo italiano e quella del popolo italiano, e anzi deve allearsi con tutti coloro che in occidente sono contro l'occupazione. Non ci troviamo infatti nel mezzo di un conflitto tra religioni dal momento che Bush non rappresenta affatto il messaggio del cristianesimo, né il terrorismo israeliano quello di Mosé, ma di uno scontro tra il progetto egemonico dell'impero Usa e quello sionista di schiacciare la resistenza palestinese da una parte e dall'altra dei popoli che lottano per cacciare le truppe straniere dal proprio territorio». «Usa e Israele accentuando il loro estremismo nei prossimi mesi - continua Nabil Qouk, ideatore tra l'altro della vincente strategia militare della resistenza libanese - fanno presagire l'arrivo di sempre più gravi tragedie che possono essere evitate solamente da un ampio fronte che comprenda tutti coloro che, da noi e da voi, amano la giustizia e la libertà».

La condanna per il rapimento delle due cooperanti italiane e la richiesta di una loro immediata liberazione - insieme ai dubbi e ai sospetti di molti che riconoscono nel rapimento più i caratteri del modus operandi di Iyad Allawi e di John Negroponte che quello della resistenza - non viene solo dal movimento degli Hezbollah ma anche dal fronte progressista-nazionalista di Sidone (città a maggioranza sunnita con il grande campo palestinese di Ein el Helwe con oltre 90.000 persone). «La città di Sidone, con le sue centinaia di martiri dei bombardamenti e dell'occupazione israeliana (1982 - 1985) - ci dice il neoeletto sindaco, il medico patologo Abdul Rahman Bisri negli uffici del comune, non lontano dal bianco castello dei crociati - non solo chiede l'immediata liberazione di Simona Pari e Simona Torretta ma ha anche deciso, per dare maggior forza a questa richiesta, di dare loro la cittadinanza onoraria della città».

Al sindaco di Sidone ha poi fatto eco il deputato locale, Osama Saad, figlio di Maaruf Saad - l'esponente politico progressista ucciso nel 1975 durante uno sciopero dei pescatori - nel corso di una cerimonia per la posa di una corona di fiori al monumento per le oltre 500 vittime dei pesanti bombardamenti israeliani del giugno del 1982. L'esponente progressista -eletto in una lista anti-primo ministro Hariri - dopo aver denunciato la politica dei due pesi e due misure della comunità internazionale, ha lanciato anche lui ieri mattina un accorato appello per la liberazione «delle due nostre ospiti e concittadine».

Sidone (Libano)

Stefano Chiarini

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