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Pro mutuo mori

Pro mutuo mori

(19 Settembre 2009) Enzo Apicella
In un attentato a Kabul, sono colpiti due blindati italiani, uccidendo 6 parà della Folgore

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Ora più che mai: ritiro delle truppe senza se e senza ma!

volantino diffuso alla manifestazione del 18 settembre a Napoli

(22 Settembre 2004)

Il rapimento dei quattro volontari ci riporta brutalmente alla realtà dell’occupazione neocoloniale dell’Iraq di cui l’Italia è partecipe.

Il movimento contro la guerra che da sempre si batte contro l’aggressione ad un intero popolo ha oggi motivi di angoscia ulteriori a quelli vissuti per le stragi compiute quotidianamente dalle truppe di occupazione.

Oggi torniamo in piazza quindi per ribadire la necessità di mettere immediatamente fine all’occupazione dell’Iraq quale unico contributo che come movimento possiamo dare anche alla liberazione dei quattro ostaggi.

Sarebbe infatti veramente ipocrita e razzista richiedere solo la liberazione dei volontari rapiti dimenticandoci che attualmente c’è un intero popolo ostaggio degli eserciti di occupazione e del loro governo fantoccio.

L’angoscia per la sorte possibile dei quattro ostaggi non ci può far dimenticare le migliaia di morti certe, delle torture procurate dalle truppe della coalizione.

Questa aggressione militare è stata definita umanitaria dai criminali di guerra occidentali che la conducono. E´ la guerra dei convogli della Croce Rossa guidati da informatori al soldo di Berlusconi e del Ministro Martino, delle caramelle offerte ai bambini squartati il giorno dopo dalle bombe cluster dei benefattori o nel grembo stesso di una madre su un autoambulanza a Nassirija distrutta a cannonate dagli Italiani brava gente.

In questo massacro umanitario anche le poche voci di uomini e donne impegnate sul campo in Iraq, con fini opposti ai criminali di guerra in vesti umanitarie, sono sempre più sommerse dalla squallida menzogna ed opera dei Governi e degli eserciti di Stati Uniti, Gran Bretagna ed Italia ed indistintamente individuati come parte dell’aggressione.

Ciò che è accaduto alle due Simone è il risultato della generale e pluridecennale aggressione in atto contro il popolo irakeno e qualsiasi esito di questa vicenda dovrà essere addebitato al governo italiano, a Bush, ed all’insieme dei poteri forti del capitale globalizzato che, vampirescamente, saccheggiano e depredano il Sud del mondo.

E invece assistiamo oggi al tentativo di utilizzare l’emozione e l’angoscia per il rapimento dei quatto volontari allo scopo di creare un clima di unità nazionale che nei fatti legittimi la presenza delle truppe italiane in Iraq in nome della lotta al terrorismo e della liberazione degli ostaggi.

Ma concedere al Governo lo sconto di un ruolo super-partes e mediatore nella trattativa vuol dire consegnare la sorte degli ostaggi e la stessa dignità ed efficacia del movimento per la pace nelle mani di chi vuole la guerra, dei servizi segreti che operano torbidamente per sostenerla e...se i numerosi sospetti sulla vera natura dei rapitori (mercenari del governo fantoccio della Cia di Allawi o del famigerato ambasciatore USA Negroponte) si rivelassero veri vorrebbe dire consegnarle direttamente ai loro carnefici.

Il movimento contro la guerra, tutte le sue componenti, devono sottrarsi a questo ricatto recuperando la piena autonomia politica ed organizzativa messa in discussione da quelle stesse istituzioni che hanno avallato e coperto l’aggressione all’Iraq e che oggi vorrebbero sottometterci all’ipocrisia della ritrovata unità tra governo ed opposizione oppure farci schierare in una nuova crociata contro il mondo islamico, trasformandoci di fatto in complici e sostenitori di questa impresa coloniale.

La possibile libertà delle due Simone (e degli altri due sequestrati) potrà realizzarsi se dalle piazze italiane - e dall’intero Occidente - saranno percepibili chiaramente segnali di presa di distanza e di ferma condanna all’operato guerrafondaio dei governi assassini.

Mentre il numero dei morti iracheni sotto le bombe, di quelli palestinesi sotto il fuoco dei gangster israeliani, diventa sempre più enorme, mentre intere città dell’Irak e della Palestina sono circondate e sotto assedio limitare la nostra azione o circoscriverla non contribuirà, in alcun modo, né alla liberazione degli ostaggi né all’esplicita separazione delle nostre responsabilità da quelle dei nostri governi e della loro criminale condotta.

LIBERTÀ PER I VOLONTARI RAPITI E PER TUTTO IL POPOLO IRAKENO.

FUORI IMMEDIATAMENTE LE TRUPPE ITALIANE DALL’IRAQ

FUORI TUTTI GLI ESERCITI OCCUPANTI


Napoli 18/09/04

i/le compagni/e di Red Link

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