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Francia. Chiusura impianto GoodYear. I lavoratori non ci stanno

(13 Febbraio 2013)

fragood

L'annuncio della chiusura della fabbrica Goodyear a Amiens Nord, in Francia, e il conseguente licenziamento dei 1250 posti di lavoro è arrivato lo scorso 31 gennaio. Il piano di chiusura di diversi stabilimenti annunciato dal governo francese continua quindi con la mattanza dei licenziamenti massicci. La lista è lunga e spazia dalle acciaierie ArcelorMittal agli stabilimenti atomobilistici Peugeot, per passare dalla compagnia aerea AirFrance e dal laboratorio farmaceutico Sanofi. Chiusure che lascerebbero a casa migliaia di lavoratori e nei casi ingannevolmente più “ottimisti” - come quello della Renault- i lavoratori non perderanno il posto di lavoro a patto che accolgano le condizioni della direzione: aumento del tempo di lavoro e blocco dei salari. Un ricatto tipico della fabbrica industriale.

Ma i lavoratori dello stabilimento di pneumatici della Good Year non si rassegnano davanti all'annuncio della chiusura della fabbrica e nella giornata di ieri in centinaia hanno protestato fuori dalla sede dell'azienda americana a Parigi. A caratterizzare la giornata, la rabbia degli operai destinati a perdere il posto di lavoro e una sede, quella di Parigi, completamente blindata all'esterno da un ingente schieramento di forze dell'ordine, che hanno sparato sui lavoratori gas lacrimogeni e spray urticanti per allontanarli dall'edificio. I lavoratori hanno continuato a rimanere all'esterno dell'edificio proseguendo la protesta contro la decisione di chiudere una delle grandi fabbriche del colosso di pneumatici.

Già la settimana scorsa, manifestazioni analoghe di lavoratori di altre aziende, i cui stabilimenti dovrebbero chiudere, si sono svolte per le strade di Parigi, mentre il primo ministro Hollande continua la sua politica scellerata, spalleggiato dal ministro del Rilancio produttivo Arnaud Montebourg, che stando alle sue parole, voleva “evitare il peggio”. Probabilmente, licenziare migliaia di lavoratori per salvare le condizioni della finanza non viene considerato uno dei mali peggiori, perché probabilmente a suo vedere, il peggio è proprio il crollo della finanza stessa. Montebourg forse non si contraddice, e davvero sta evitando il peggio, ma nella prospettiva di interessi che caratterizza il sistema finanziario attuale.

Infoaut

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