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Primo Maggio 1947

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Censura e mistificazione. Il punto sulle elezioni italiane

(18 Febbraio 2013)

Un voto anticipato dal Presidente della Repubblica per motivi politici non rappresentava sicuramente il miglior auspicio per una campagna elettorale che ancora una volta, puntualmente, si è dimostrata all'altezza del quadro post-democratico del nostro paese. Dalle strategie mistificatorie, alla mannaia autoritaria dei mercati, agli interventi scomposti e inappropriati delle autorità estere e delle istituzioni nazionali, fino alla più triste censura. Non ci siamo fatti mancare nulla e ancora una volta è parso evidente il drammatico bilancio democratico di una democrazia devastata, anche sul piano delle libertà liberali.

Una crisi economica profonda sembra aver definitivamente fatto implodere il bipolarismo, lo si è capito negli altri paesi del mediterraneo in cui si è già votato e le elezioni italiane l'hanno confermato. Il problema delle classi dirigenti è dunque stato uno solo: come incanalare il consenso e come gestire il dissenso? La risposta un po' raccogliticcia è stata l'immediata candidatura di Monti, colui che fungerà da ago della bilancia del prossimo governo, qualunque esso sia. Una sospensione indiretta della democrazia di questo paese (l'ennesima). Ma si sa, in situazioni di gravissima crisi economica non basta organizzare il consenso, occorre pure incanalare il dissenso onde evitare situazioni simil-Grecia o peggio.
Come sappiamo, il malessere diffuso e le disastrose scelte del centro-sinistra hanno creato il movimento grillino, il mio parere è che ad esso spetterà il compito principale, ossia quello di incanalare il dissenso all'interno di un recinto indubbiamente più largo di quello creato negli scorsi anni, ma sostanzialmente immutato. D'altra parte il post-ideologismo di Grillo serve a non vederci chiaro, a non capire il processo storico in cui si vive e a procedere a tentoni: accomunare Di Pietro a Berlusconi, Ferrero e Diliberto a Monti come tutti esponenti della vecchia politica da rifiutare è l'evidente distorsione di un pensiero improvvisato, anzi, di uno sfogo più che di un pensiero.
Un'altra funzione importante verrà svolta dai partiti che formalmente si presentano come forze autonome, ma di fatto subiranno e già subiscono la coercizione del PD, il quale subisce a sua volta una pesantissima sudditanza politico-culturale dal blocco liberista internazionale. Insomma, dissentite pure, ma non troppo. Questo è l'evidente messaggio di una politica che ha passato i primi 20 giorni di campagna elettorale a discutere esclusivamente di IMU.
La rappresentazione di questa politica è rispondente alle esigenze di auto-riproduzione del potere: di ieri le immagini di piazza del Duomo a Milano per il ritorno di Prodi, enfatizzate dal PD come la prova evidente della capacità di parlare al paese reale. Infatti, il giorno seguente svelato l'arcano di una piazza piena a metà. Chi davvero sembra avere riempito le piazze (ancora una volta solo del Nord e nemmeno tutte) è Grillo che si vanta di parlare alle masse, ma che in realtà compie l'operazione mediatica berlusconiana alla rovescia, con tanto di fotoshop. Insomma, nulla a che vedere con una partecipazione attiva delle masse: l'anticasta che si fa casta e scende tra noi prima ancora di approdare nelle stanze dei bottoni.
Ma le strategie mistificatorie non sono tali senza un importante inganno. Il voto utile, poggiato sul porcellum avvallato dalla politica mainstream per autoriprodursi tagliando fuori il paese reale, sembra aver assolto la sua funzione di inganno collettivo. Dopo la rivendicazione del ruolo di SEL come unica sinistra in grado di pesare in parlamento arriva l'ultima dimostrazione: Ballarò contraddicendo la sua politica ufficiale mantenuta durante la campagna elettorale - ovviamente pro-PD, ma incentrata sulle interviste ai candidati premier che avessero accettato lo studio - nell'ultimo speciale si dimentica per strada una forza politica e non una forza politica che aveva rifiutato quello studio come luogo di contraddittorio. Insomma, si lascia intendere che il voto utile del dissenso deve rimanere nell'orticello delle proposte politiche mainstream, secondo il PD: piuttosto il M5S, ma non Rivoluzione Civile. Dopo aver passato la campagna elettorale a spiegarci quanto pericolosi fossero quelli del M5S non ci si dimentica di loro, anzi ci si dimentica degli altri. Il paradosso del voto utile a mio avviso rappresenta l'emblema del cancro che affligge la nostra democrazia fondata sul monolitismo ideologico: SEL dalle percentuali insignificanti in una coalizione dalle proposte bloccate e il M5S con percentuali significative, ma proposte insignificanti e alcune decisamente pericolose ed eversive. Ecco l'unico voto utile per la sinistra del PD, secondo il PD stesso.
Infine, come nelle altre elezioni mediterranee, sono arrivati immancabili pure i moniti dai vertici delle istituzioni europee, nonché da Napolitano in visita a Washington; mere ripetizioni di ciò che i mercati già avevano sentenziato da un po': “votate l'ordine”. Il problema resta il solito: l'ordine democratico è prerogativa dei mercati (e dunque del Capitale) o del popolo? Su questo purtroppo Grillo non dà risposte e lascia intonso il problema di una democrazia vittima dell'unica vera casta che conta, quella di classe.

Alex Marsaglia

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