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Affamato come Samer

(19 Febbraio 2013)

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Vuole patire la fame come Samer, solidarizzare col suo dramma e la violenza “legale” da lui subìta tramite il Tribunale di Gerusalemme, scuotere le coscienze di tanti assuefatte a una certa “normalità del male”. Per questo Rosario Citriniti, attivista dell’Associazione Invictapalestina di Pentone in provincia di Catanzaro, ha avvìato uno sciopero della fame in solidarietà con Samer Issawi, il palestinese detenuto e protagonista d’un estenuante e pericoloso sciopero della fame dallo scorso 1° agosto. La vicenda di Issawi è tristemente nota, dopo il rilascio avvenuto nell’ottobre 2011 in occasione dello scambio col caporale Shalit è stato ribloccato dall’esercito israeliano forse per non aver ottemperato alle disposizioni ed essere uscito da certi confini comunali. A una vaghezza di motivazioni sul suo stato di fermo l’uomo ha iniziato la protesta rifiutando cibo e acqua. Dall’aggravamento delle condizioni di salute, ormai pesa circa 45 chili, è ricoverato nella clinica del carcere di Ramlet.

A suo favore c’è stata mobilitazione nei Territori Occupati e qualche manifestazione (anche a Roma, Torino, Milano sono previste iniziative), ma in genere Istituzioni e partiti non hanno sollevato il caso mentre la drammaticità delle condizioni di Issawi non consente ulteriori attese. Amnesty International ha lanciato un appello per un ricovero in una struttura ospedaliera dell’uomo che è a rischio della vita. Dice l’attivista, da anni organizzatore nel territorio calabro di iniziative solidali con la resistenza palestinese, che ha avvìato la protesta accampandosi davanti alla chiesa del paese: “Non cerco il gesto clamoroso, ma un’azione che scuota sì. Potevamo distribuire migliaia di volantini a mala pena guardati e lasciati cadere come le vite dei palestinesi che periodicamente muoiono. Vogliamo lanciare un profondo grido contro la barbarie subìta dai palestinesi nelle carceri israeliane che mi auguro possa risvegliare le persone sensibili alla vita umana, oltre che alla causa di quel popolo”.

18 febbraio 2013

Enrico Campofreda

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