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Nigeria strangolata da corruzione dei governi e violenza religiosa

(20 Febbraio 2013)

Non e' Boko Haram che tiene in scacco la Nigeria, seconda economia dopo il Sudafrica in grado di attrarre gli investitori stranieri. E' soprattutto la sua classe dirigente

nigestrang

di Rita Plantera

Cape Town, 19 febbraio 2013, Nena News
- La Nigeria, uno dei maggiori produttori mondiali di greggio al mondo, è anche, dopo il Sud Africa, la seconda economia più importante del continente in grado di attrarre molti investitori stranieri. Ma, la corruzione e l'incapacità delle autorità locali di ridurre la povertà e la disoccupazione espongono il Paese all'azione violenta di gruppi armati integralisti autoctoni e non.

ANSARU, il gruppo armato islamico probabilmente legato ad Al Qaeda, ha rivendicato ieri il rapimento dei sette lavoratori dell'azienda di costruzioni libanese, la Setraco Nigeria Ltd, a Jama'are una città dello stato del Bauchi, nel nord della Nigeria.

"Per grazia di Allah abbiamo in custodia sette persone tra cui cittadini libanesi ed europei che lavorano per Setraco'' si legge nel comunicato. "La trasgressione e le atrocità contro la religione di Allah compiute dai Paesi europei in molti parti del mondo tra cui l'Afghanistan e il Mali", le ragioni alla base del sequestro di quattro cittadini libanesi, un greco, un inglese e un italiano, l'ingegnere Silvano Trevisan.

Benché i sequestri di persona siano frequenti in Nigeria, soprattutto nella regione petrolifera del sud, questo rappresenta il caso più significativo da quando due anni fa è cominciata a intensificarsi la rivolta dei militanti islamici nel nord del Paese.

I militanti di Ansaru sabato scorso hanno attaccato una stazione di polizia prima di fare irruzione nel compound della Setraco dove hanno rapito i sette lavoratori dopo aver ucciso una guardia di sicurezza. Si è trattato di un vero e proprio assalto, da sud e da nord, che ha visto l'uso di esplosivi oltre che d'armi da fuoco.

Inserito l'anno scorso dal governo inglese nella lista ufficiale dei gruppi terroristici allineati ad Al Qaeda, Jama'atu Ansarul Musilimina Fi Biladis Sudan (ANSARU) - "Le avanguardie per la protezione dei musulmani nell'Africa nera" - sarebbe forse una costola del più noto gruppo Boko Aram, o forse un suo alias, gli analisti non sono tutti d'accordo al riguardo. L'anno scorso ha rivendicato un attacco contro una stazione di polizia nella capitale nigeriana e lo scorso mese ha attaccato un convoglio di truppe nigeriane in rotta verso il Mali. Ma, sarebbe responsabile anche del rapimento del cittadino francese lo scorso dicembre, motivato dal divieto in Francia per le donne musulmane di portare il velo integrale e dall'offensiva militare lanciata contro i militanti islamici in Mali.

Boko Haram, artefice in passato di centinaia di attacchi contro la società civile durante la sua campagna per imporre la legge della sharia, rappresenterebbe al momento la più grave minaccia alla stabilità in un Paese di circa 160 milioni di abitanti, diviso quasi equamente tra musulmani al nord e cristiani al sud. Il presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, ha recentemente evidenziato i legami tra Boko Haram e i gruppi integralisti islamici del Sahara, e molti paesi occidentali hanno espresso preoccupazione per i suoi probabili legami con gruppi integralisti non autoctoni tra cui soprattutto quella che è considerata l'ala africana di Al Qaeda, cioè Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (AQIM). Queste preoccupazioni avrebbero spinto la Nigeria, secondo quanto dichiarato dal suo Presidente, a intervenire in Mali accanto alla Francia e alle forze dell'Africa occidentale.

Boko Haram, che tradotto diventa ''L'educazione occidentale è peccaminosa'' si richiama agli insegnamenti dello studioso del XIX secolo Usman Dan Fodio che aveva guidato una rivoluzione contro la dinastia dei re Hausa considerata corrotta e idolatra e creato il califfato di Sokoto nel nord del paese dove aveva imposto una severa interpretazione dell'Islam. Evocando in questo modo la grandezza dei grandi imperi islamici quando le città del nord come Kano erano centri prosperosi per le leggendarie rotte commerciali che collegavano l'interno dell'Africa con il Mediterraneo, i guerriglieri di BokoHaram esprimono il risentimento contro un governo considerato corrotto e ingiusto. Alla sua indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1960, il nord era prospero, ma con gli anni, da quando cioè la regione petrolifera del sud ha cominciato a dominare l'economia e un'ondata di governi corrotti sono saliti al potere, il nord ha cominciato a declinare.

Attivo nella città di Maiduguri dal 2003, Boko Haram da lì si sarebbe diffuso in tutto il nord e nella capitale. Giorni fa Isa Kachakor, colonnello in pensione ed ex senatore del nord che ha contribuito a fondare l'attuale partito al potere, il People's Democratic Party, ha dichiarato alla Reuters che in passato molti politici si sono serviti dei militanti di Boko Haram per i loro obiettivi politici. La morte in prigione nel 2009 del fondatore della setta, Mohammed Yusuf, ha scatenato un fiume di rabbia che ha trasformato un movimento clericale opposto alla cultura occidentale in un una rivolta armata. Secondo Thanko Yakasai, consulente speciale dell'ex presidente Shehu Shagari nei primi anni '80, Boko Haram si è diviso in almeno tre fazioni: quella formata dai seguaci di Yusuf, sarebbe meno interessata alla lotta armata e più disponibile a eventuali negoziati; la fazione guidata da Shekau e infine una terza comprenderebbe un mosaico di gruppi più intransigenti di jiadisti nigeriani e stranieri. Quest'ultima sarebbe quella più vicina ad AQIM e sarebbe attiva anche in Chad, Niger e in Mali . Ansaru rientrerebbe tra questi gruppi.

Ma non è solo Boko Haram a mettere sotto scacco la Nigeria, bensì anche la sua classe dirigente. Secondo il National Bureau of Statistics l'economia nigeriana si presume che crescerà quest'anno del 6.75 per cento trainata dai progressi nel settore agricolo, petrolifero e bancario, rispetto al 6.61 del 2012. In assenza di cambiamenti nella politica monetaria e se i prezzi del carburante resteranno stabili, il prodotto interno lordo dovrebbe registrare una crescita media del 7,2 per cento l'anno prossimo, del 6.9 per cento nel 2015 e del 6.6 per cento nel 2016. Nonostante, però, queste solide prospettive di crescita economica, la disoccupazione è al 23 per cento - quella giovanile al doppio - la maggior parte della gente vive con meno di 2 dollari al giorno e il divario tra ricchi e poveri si allarga contribuendo a intensificare episodi di violenza e di disordini.

A fine gennaio, i dati audit resi noti dal Nigerian Extractive Industries Transparency Initiative (NEITI), un ente governativo che opera nell'ambito dell'Extractive Industries Transparency Initiative (EITI) - iniziativa lanciata nel 2002 dall'allora premier inglese Tony Blair- hanno rivelato, oltre a una cattiva gestione del settore energetico, che la compagnia petrolifera statale NNPC, deve allo Stato nigeriano circa 8 miliardi di dollari per le vendite di greggio del triennio 2009-2011, più altri 4.84 miliardi di dollari in dividendi e rimborsi di prestito (2009-2011) dalle esportazioni della Nigerian Liquefied Natural Gas (NLNG) e altri circa 4 miliradi in fondi NLNG per per gli anni precedenti a partire dal 1999.

La Nigeria è tra I primi 10 esportatori di greggio al mondo, con circa 2 milioni di barili al giorni (BPD). È anche sede della nona più grande riserva mondiale di gas e uno dei maggiori esportatori di gas naturale liquefatto (GNL). La Nigeria però è guidata da una classe dirigente tra le più corrotte che nessun audit è mai riuscito a portare in Tribunale.

Da un'indagine parlamentare dell'anno scorso è emerso che negli ultimi vent'anni sono stati sprecati miliardi di dollari nel programma di sussidi con cui calmierare i prezzi del carburante. Nel 2012 due audit nel settore petrolifero hanno evidenziato forti irregolarità. A gennaio dello scorso anno centinaia di migliaia di cittadini hanno preso parte alla più grande protesta nella storia della Nigeria, innescata da un aumento dei prezzi della benzina e alimentata dalla rabbia per il sistema delle tangenti che per decenni ha portato la ricchezza petrolifera nelle tasche della minoranza dei funzionari politici e delle compagnie petrolifere straniere.

Nena News

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