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Requerdo de Madrid

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"Il muro del silenzio" politico-mediatico.

(22 Febbraio 2013)

Ho già scritto sulle scorrettezze di questa campagna politica e sulle varie sospensioni di democrazia che ogni attento elettore non può non aver notato.
Purtroppo non posso fare a meno di tornare sul tema, avrei volentieri evitato ritenendo di aver più o meno riassunto tutto nell'articolo di ieri, ma non posso astenermi vista la gravità dei fatti. Non posso soprattutto per un motivo, perché è indispensabile rompere la cappa di silenzio e se è vero che internet, i blog e i blogger servono a questo, a oltrepassare l'informazione mainstream, ritengo indispensabile questo atto rivoluzionario. Lo dico soprattutto a tutti quelli che hanno accusato Ingroia di essere un "finto rivoluzionario", un "rivoluzionario a parole" - come se non avesse dimostrato nei fatti nulla e fosse un essere alieno calato dal Guatemala in Italia per portare i bolscevichi al potere o per affossare la sinistra definitivamente. Di dietrologie complottiste ne sono girate parecchie in queste settimane di campagna elettorale, non ultima quella di ieri sulle lettere minatorie che Rivoluzione Civile avrebbe autospedito al suo leader per fare notizia. Io mi limito ad analizzare le reazioni dei media e della politica mainstream, mi basta questo per capire molte cose. La notizia sulle lettere minatorie inviate al leader di rivoluzione Civile è uscita ieri mattina e non ha trovato praticamente spazio neppure sui telegiornali trasmessi la sera stessa, inoltre Ingroia alla conferenza elettorale della sera su Rai 2 non ha ricevuto nemmeno un minimo accenno di solidarietà da parte dei quattro giornalisti (rispettivamente di La Stampa, La Repubblica, Il Messaggero e del Tg1) imbalsamati che leggevano le solite domande scritte da altri. Chi fossero quegli altri possiamo tranquillamente scoprirlo facendo 2+2, poiché dopo una campagna politica trasformata in una campagna diffamatoria contro i magistrati che decidono di fare politica, quasi come se la sindrome da BR nei tribunali avesse ammorbato i cervelli di tutti (grillini compresi, e questo mi rammarica molto perché sintomo di un ennesimo lavaggio del cervello collettivo), il silenzio di tomba è calato sugli schieramenti politici esterni a Rivoluzione Civile.
I media cassa di risonanza dei poteri forti, dopo aver montato le più disparate illazioni sulla figura dell'ex-Pm di Palermo tornato dal Guatemala, dopo averci terrorizzato sul possibile ritorno di Ingroia in magistratura e aver fatto giurare pubblicamente più volte al medesimo di non fare ritorno alla procura a Palermo - neanche dovesse sottostare ad una pubblica gogna mediatico-politica che fino a ieri si dimenticava dei vari Cosentino e Dell'Utri che facevano un altro rispettabilissimo mestiere compatibile con la politica. I media, non domi, dopo aver costruito questo quadro orwelliano tutto italiano, in funzione politica, non sono neppure riusciti a dare la propria solidarietà all'unico candidato premier minacciato di morte da una lettera dall'evidente contenuto fascista e mafioso. Fuori dai media mainstream resta la sola solidarieta dei giornalisti di Articolo 21. Il "muro del silenzio" che era il primo obiettivo da abbattere secondo Falcone e Borsellino, si è riproposto in questi giorni pre-elettorali in forma politico-mediatica, il che è ancora più grave perché è indirizzato appositamente per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica, e nessuno l'ha fatto notare! I politici? Nel silenzio. I magistrati e alcuni parenti dei due Pm antimafia assassinati, che qualche settimana fa non esitavano ad ergersi a paladini della loro memoria, oggi che fanno? Tacciono ed è un silenzio tremendamente pesante per chi pretende di difendere la memoria di chi non ha taciuto mai, di chi, provando ad entrare in politica ha trovato davanti a sè il medesimo muro politico-mediatico.

Un silenzio che noi, almeno noi, liberi cittadini della società civile non dobbiamo riprodurre.
Le lettere minatorie nel frattempo continuano ad arrivare con una cadenza regolare: ieri al Pdci e all'Espresso, oggi all'Idv e il silenzio continua ad ammorbare l'aria di un paese che dal dopoguerra ha vissuto di stragi con implicazioni politico-mafiose annegate nella retorica fascista più sfacciata.
Personalmente ritengo che per "rifondare il paese", come ha detto di voler fare Grillo, serva la politica (l'anti-politica infondo cos'è?), ma ogni buona politica ha bisogno di una bussola ideale se no smarrisce il proprio senso. Noi abbiamo qualcosa in più di una bussola ideale, abbiamo uno stuolo di principi costituzionali che costruiscono un contro-muro a questo attacco sfacciato. Penso che la nostra sia una repubblica orwelliana ora vittima di un duplice attacco: non solo il malaffare, ma pure il liberismo internazionale che affonda le sue radici nell'anomia. Questo binomio smonta alla radice ogni legge che non sia quella del più forte (unica legge nel totalitarismo di mercato). La Costituzione in un quadro tanto tragico diventa un documento potenzialmente sovversivo, la legalità diventa parola rivoluzionaria. Oggi le multinazionali e le ideologie economiche sono libere di schiacciarci, la politica con le sue connivenze si limita a gestire il processo rendendolo inesorabile. Dunque, occorre più che mai "rifondare il paese" con la politica, sono daccordo con Grillo, ma occorre più che mai una politica competente che si appoggi su documenti già redatti e in vigore per evitare ogni avventurismo. Questo è ciò che Ingroia sta cercando di fare, nominando La parolina magica su cui ogni buona strategia anti-mafia dovrebbe essere imperniata, ossia "l'economia", ossia i soldi che dalle tasche della società civile escono per foraggiare caste ben più ampie di quella parlamentare: caste rionali, regionali (novità: soprattutto del Nord!), aziendali, nonché nazionali. Non parliamo neanche del progetto di legge Ingroia - La Torre, dove sono in ballo 180 miliardi che uscirebbero direttamente dall'economia sommersa di questo paese per finire nelle tasche di tutti. Progetti simili neanche meritano di finire discussi in parlamento, "il parlamento deve continuare a parlare d'altro!", quante volte l'ha detto Grillo?

Come vedete i "muri del silenzio" sono tanti e non devono essere abbattuti. Non disperate, esiste un modo di abbatterli, si chiama "solidarietà". Viene repressa nel modo più feroce proprio dalla mafia, ma pure dal potere economico che licenzia l'infermiere che paga il ticket di chi non può più permettersi la sanità "pubblica". Una cosa è però fondamentale: non bisogna stare zitti. Bisogna denunciare e agire senza avere paura, perché la paura è la base per ogni prevaricazione, poiché crea muri, isola e rende bersagli facili.
Io, per coerenza, non voglio limitarmi a dare la mia solidarietà ad Ingroia, voglio impegnarmi con lui facendolo sentire un po' meno solo. Mi auguro che chi in questi anni ha rappresentato la società civile meglio di ogni partito non voglia negare la solidarietà, almeno quella, a chi è un bersaglio facile di un'altra casta, ben più pericolosa e dannosa di quella parlamentare. Mi auguro che Grillo, almeno lui, dimostri di non fare parte di quella casta politica che critica e che vive di silenzi omertosi come questi.

Alex Marsaglia

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