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CAMPAGNA ELETTORALE 2013: CARAMELLE, VAMPIRISMO E ANALFABETISMO (ANCHE POLITICO)

(22 Febbraio 2013)

“Tradizionalmente le classi dirigenti si sono occupate poco di migliorare il funzionamento delle scuole. La valutazione di questi gruppi dirigenti è che uno sviluppo adeguato dell’istruzione mette in crisi la loro stessa persistenza in posizioni di potere”. (cit T. De Mauro)

Tullio De Mauro, intervistato da un giornalista (per altro poco avvezzo alla consecutio temporum ed ai congiuntivi) il 20 febbraio, connette i risultati della sua ricerca, circa l'incapacità da parte del 71% degli italiani di comprendere a fondo un testo scritto, con le prossime elezioni politiche.
E su come ci sia il rischio che le decisioni siano prese più con la pancia che con la testa. L'analfabetismo di ritorno influisce così sulla capacità di pensiero critico oltre a far mancare gli strumenti di controllo del flusso di decisioni e di realizzazione. La responsabilità prima di tutto è nella classe politica.
Prosegue infatti De Mauro affondando il coltello: “Tradizionalmente le classi dirigenti si sono occupate poco di migliorare il funzionamento delle scuole – spiega il linguista -. La valutazione di questi gruppi dirigenti è che uno sviluppo adeguato dell’istruzione mette in crisi la loro stessa persistenza in posizioni di potere”.
La soluzione che il linguista indica è che si torni ad alfabetizzare la popolazione adulta e si prepari adeguatamente il corpo docente.
In attesa che questa indicazione sia accolta, non resta che soffermarci sul dato fornito, ma soprattutto sull'affondo che è stato fatto.
Ovunque si leggono e si ascoltano giudizi pessimi su questa campagna elettorale, su come sia stata condotta, quali i sistemi adottati dai media, dai giornali, dalle forze politiche in campo.
E' pur vero che ridurre a parole d'ordine un concetto, un'idea complessa, una proposta non è semplice, ma ciò a cui abbiamo assistito è davvero qualcosa che farebbe inorridire anche i più inesperti professionisti della comunicazione.
Poiché ciò a cui abbiamo assistito è l'utilizzo sfrontato dell'analfabetismo.
Infatti più che i temi politici, i valori, i riferimenti, che ridotti ad unicum avrebbero comunque espresso una qualità di pensiero, sono invece sono state prese d'assalto parole che evocano solo manicheismo di bassa lega, o frugano -appunto- nelle viscere affamate.
Tralasciando le reciproche accuse di inintelligenza dell'altrui elettorato (il primo fu il cavaliere qualche anno fa, ma ad andar dietro questa moda immonda ci hanno pensato senza pudore le retroguardie più realiste del capo in carica delle fazioni opposte), prendiamo due esempi che ci hanno triturato le orecchie:
il “voto utile” e l'IMU.
La seconda è più semplice, diretta e attagliata ad un popolo reso succube da una pressione fiscale ingiusta, indotto a sentirsi deprivato da una proiezione di futuro in termini di sicurezza del lavoro, di giustizia sociale, depauperato materialmente e sfinito. "Ti rimetto in tasca i soldi spesi per l'IMU" (come non è questione affrontata con realismo, ma qui poco importa):
ciò che avviene segue le regole del processo primario, il "principio del piacere", principio economico di scuola freudiana, che ha come scopo la gratificazione immediata, procurando piacere, con l'effetto di aumentare l'eccitazione (la scarica pulsionale deve essere immediatamente soddisfatta: le code alla Posta per riceve il rimborso!) diminuendo il dispiacere.
Il principio di piacere è arcaico, primitivo ed infantile, difatti la crescita cognitiva di solito comporta lo sviluppo del "principio di realtà", principio regolatore, che ha invece lo scopo di rinviare la gratificazione in funzione delle condizioni imposte dal mondo esterno.
Crescendo “dimentichiamo” il principio di piacere? Ovviamente no. Le modalità allucinatorie del processo primario (il desiderio) permangono nella vita: il principio del piacere continua a regnare nel campo delle attività psichiche, nei sogni, nelle fantasie, e nelle regressioni psicotiche.
A questo va aggiunto che quando è tempo di elezioni, in specie in Italia, avviene un fenomeno che normalmente si realizza quando andiamo al cinema: la sospensione della realtà; questa infatti rimane fuori e si assiste a ciò che avviene sullo schermo come se fosse reale (alzi la mano chi non si è mai commosso o stupito o impaurito! Segno indiscutibile di quanto la finzione cinematografica ci abbia coinvolti sollecitando le nostre emozioni come se ciò a cui assistiamo fosse vero).
Ma uscendo dal cinema tutti abbiamo consapevolezza che il mondo reale è altro.
Qui invece si rischia di assistere ad una induzione alla regressione psicotica collettiva, sollecitando appunto il principio del piacere, rovistando nei nostri processi inconsci primari che ci trasformano in bambini che smettono di piangere alla vista della caramella.
Essì che la delicatezza della scelta (chi ci rappresenterà in Parlamento nella prossima legislatura) invece dovrebbe indurre ad una maggior allerta del nostro senso di discernimento e di pensiero critico!

Dall'altra abbiamo un vero e propria operazione di vampirismo e di disconoscimento del valore della rappresentanza in opposizione alla esasperazione del concetto di competitività (e dunque "vittoria" o "governabilità").
E' la nenia del “voto utile”, che qui non verrà affrontata nei termini politici e di analisi delle ragioni di cui spesso abbiamo scritto in questo blog.
La parola “utile” è facile, semplice e di immediata fruizione (anche e soprattutto da parte del famigerato 71% di persone a cui allude De Mauro).
Lo scatenamento è stato immediato: tutti hanno cominciato ad usarla, in opposizione a quella di inutile (se mai ci fosse un voto inutile, ma per questo rimandiamo ad un articolo comparso sul Corriere della Sera), ben oltre quello che anche una modestissima onestà intellettuale potrebbe far valere.
Se è vero che ci troviamo di fronte ad una legge elettorale davvero indecente, che nessuno ha voluto modificare a tempo debito (d'altra parte …. che senso avrebbero avuto le primarie del PD se non ci fosse stato il Porcellum? Come avrebbe potuto questo partito rinfrescare le proprie sorti dopo un anno di coabitazione di governo con quelli che sarebbero stati i suoi avversari elettorali, e gonfiare così proiezioni di intenzione di voto del tutto inverosimili1) è anche vero che un riaffaccio multipartitico e pluripolare ha reso più fragile l'esito della consultazione elettorale.
Ecco allora che il ricorso alla litania del voto utile si è attestata dapprima collo scopo di accentrare i voti laddove la situazione avrebbe potuto rivelarsi incerta (al Senato si parla di pochissime regioni), per poi dilagare come una marea mefitica e molesta chiedendo sempre e comunque e dovunque l'esercizio del voto utile, mettendo in crisi gli elettori poiché si è avuto lo s\garbo di far equivalere un voto non dato in modo utile come regalato al nemico comune (?).
È capitato infatti di ascoltare ragionamenti di persone che terrorizzate da questo criminale ragionamento erano incerte se “cedere” al Senato pur abitando in regioni storicamente di tradizione PD (e precedenti modifiche) o comunque senza alcun rischio.
Ebbene, in questo caso si tratta di un vero e proprio vampirismo: si grida indiscriminatamente al lupo, cercando di far incetta di bottino succhiando voti, col risultato di annientare ancora una volta il concetto di rappresentanza privilegiando quello della competizione. Ed ancora una volta si tratta l'elettorato come massa informe che viene indotta ad una vera e propria auto-rapina, agendo quindi il furto di uno dei più importanti momenti di partecipazione alla vita democratica di un Paese, facendo leva sulla paura.
Tra questi due modelli (qui sommariamente indicati per economia di spazio, perché tanto avremmo ancora da esplicitare) si è inserito un altro ancora: quello pentastellato a cui tanta campagna elettorale hanno pensato di far gratuitamente i vari scandali della politica e della gestione indecorosa, immorale e brutalmente venale della stessa.
Ma di questo parleremo ancora, visto che i sondaggi (e non solo) lo indicano in crescita, e poiché darà presumibilmente vita ad un diverso modo di agire la politica all'interno di questo sistema.
Concludendo e riprendendo l'intervista citata in apertura: la politica, in questa campagna elettorale, è stata non solo specchio del paese, ma ne ha cullato e incentivato l'analfabetismo anche politico, con buona pace del pensiero critico e del controllo dei flussi decisionali e di realizzazione.

1Chissà se col senno di poi il PD riconfermerebbe questa infelice tattica delle Primarie: proiezioni drogate e inverosimili -perché lontane dal voto e perché, in quella fase, il destino del principale avversario era del tutto incerto e nebuloso (rammentiamo tutti le “incertezze” di Berlusconi circa lo “scendere ancora in campo” e che il tecnico Monti era ancora il Maggiordomo destinato a uscir di scena, una volta ripulita l'immagine italiana, a fine legislatura. Proiezioni talmente drogate che non potevano che sgonfiarsi, e quindi retrocedere percentualmente.

Patrizia Turchi

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