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Le dimissioni del papa e la crisi del cattolicesimo

(22 Febbraio 2013)

popecatt

Giovedì 21 Febbraio 2013 17:00

In una crisi, la religione rappresenta per molti una certezza cui aggrapparsi; ma se neanche un papa è più certo di restare al suo posto fino alla morte, tutto vacilla. Il sorprendente annuncio di papa Benedetto XVI avrà effetti drammatici sulla coscienza di 1200 milioni di cattolici.

L’ultimo papa ad abdicare prima d’oggi era stato Gregorio XII nel 1415 con l’obiettivo di ricomporre lo Scisma d’Occidente. Anche oggi sembra che all’origine della rinuncia papale si trovi una profonda divisione nella Chiesa.


La struttura della Chiesa

La Chiesa cattolica è un incrocio tra un’antica monarchia feudale e un moderno partito politico. Svolge il ruolo di ideologo collettivo per conto della grande borghesia. Per questo compito reazionario utilizza, oltre al personale laico, un apparato di oltre 400mila preti (metà dei quali concentrati in Europa), 750mila suore ecc. Solo negli USA più di un milione di persone lavorano per la Chiesa. Si finanzia in prima istanza in tre modi: con le donazioni in denaro, in natura e in lavoro volontario; con la rendita delle sue vastissime proprietà immobiliari; parassitando alcuni Stati, in particolare la Repubblica Italiana. Questi canali tuttavia sono sempre più ostruiti.
Il calo delle vocazioni ha costretto la Chiesa europea a una massiccia importazione di religiosi dal Terzo Mondo. La percentuale di cattolici nel mondo è stagnante al 17%, ma questo nasconde una forte riduzione qualitativa dell’adesione ai precetti religiosi e alle liturgie, che si traduce in donazioni meno frequenti. Solo una minoranza dei cattolici va a messa ogni domenica; in Italia nel 1995-2000 il 48% degli adulti cattolici dicevano di andare in chiesa settimanalmente, nel 2005-2008 la cifra era scesa al 36%. Anche questi dati sono però sovrastimati: un’indagine commissionata dallo stesso Vaticano in Sicilia Centrale ha verificato, contandoli, quanti di quelli che dichiarano di andare a messa ogni domenica (30%) lo facciano davvero: circa la metà (18%). Dal 1990 al 2010 le cresime sono diminuite in Europa del 18%, compensate da un aumento nel Terzo Mondo; le prime comunioni invece sono diminuite del 5% anche su scala globale. Nei Paesi economicamente decisivi per la Chiesa, la fede è debole; secondo un sondaggio del 2005, il 44% dei cattolici italiani non ritiene che la Chiesa dia risposte adeguate ai problemi della vita quotidiana. Nel Nord Italia nel 2011 i matrimoni civili hanno già superato i matrimoni religiosi.
Questi dati, la concorrenza di altre religioni e la crescente ostilità dell’opinione pubblica verso privilegi come l’8 per mille e le esenzioni ICI (che esistono anche in molti altri Paesi), mettono le entrate ecclesiastiche sempre più a rischio. Il Vaticano dipende dunque sempre più dal reinvestimento dei suoi capitali in operazioni finanziarie, compiute approfittando della possibilità di trasformare il microStato d’Oltretevere in un paradiso fiscale e in un porto franco per il riciclaggio internazionale. Lo strumento di questi spericolate operazioni è lo IOR, una banca privata controllata dal papa. Questa banca sorse nel 1929 dalla necessità di amministrare in modo efficiente il flusso di capitali proveniente dallo Stato fascista alle casse vaticane in seguito ai Patti Lateranensi.
Dal 2010 sta scoppiando una serie di scandali che dipingono lo IOR come sponda preferita delle operazioni sospette di almeno dieci grandi banche italiane. Il precipitare della crisi economica ha prosciugato la tolleranza degli enti di vigilanza verso lo IOR che agisce nella totale deregulation papale, senza tasse e senza rispettare le norme internazionali. La situazione è arrivata al punto che a inizio 2013 l’Italia ha fatto spegnere per alcune settimane i bancomat di Città del Vaticano.


Intrighi a corte

Nel 2006 Joseph Ratzinger scelse come nuovo segretario di Stato (primo ministro) il cardinale Tarcisio Bertone. Bertone ha accumulato negli anni un potere che ha usato spregiudicatamente contro le schiere crescenti dei suoi nemici.
Nel 2009, Ratzinger e Bertone posero Ettore Gotti Tedeschi, un banchiere “cattoliberista” che sostiene che la crisi economica sia colpa dell’aborto e della contraccezione, a presiedere lo IOR. L’arcivescovo Viganò fu invece incaricato di risanare i conti in rosso del Vaticano. Ambedue si sono trovati però di fronte un muro di gomma eretto da Bertone e sono stati fatti fuori.
È nel contesto di uno scontro durissimo tra la fazione di Bertone e quella dei suoi antagonisti nella Curia, tra cui spiccano Sodano, Ruini e altri “wojtyliani”, che è maturato lo scandalo Vatileaks. In mano ai giornalisti finirono informazioni sul siluramento di Viganò e sullo scontro in atto nello IOR, nonché un documento riservatissimo destinato a Benedetto XVI: un cardinale siciliano avrebbe detto che verso la fine del 2012 ci sarebbe stato un nuovo papa: il cardinale ciellino Angelo Scola, nemico giurato di Tarcisio Bertone. Era una minaccia di assassinio o un’anticipazione dell’abdicazione? Per la fuga di notizie venne arrestato il maggiordomo del papa, nello stesso giorno del siluramento di Gotti Tedeschi.
C’è chi inquadra le dimissioni di Ratzinger come una mossa estrema per liberare la Curia dalla morsa soffocante di Bertone. Licenziare il segretario di Stato non sarebbe stato facile, ma se decade il pontefice decade anche il suo primo ministro, che può non essere confermato se nel conclave si determinano nuovi equilibri.
Cambiano i papi, restano i problemi
L’elezione di Joseph Ratzinger aveva rappresentato un abbandono della cosiddetta linea universalistica, ecumenica e di apertura ai giovani espressa da Giovanni Paolo II. Da marxisti sappiamo che la linea di Wojtyła non era meno reazionaria: il pontificato del polacco si era aperto all’insegna dell’anticomunismo e della bigotteria più sfrenati, e la posa falsamente antisistema assunta dal pontefice dopo il crollo dell’URSS e in occasione della guerra in Iraq era semmai strumentale a occupare il campo della sinistra distogliendo milioni di giovani dalla lotta contro il capitalismo.
Questa operazione aveva mostrato i suoi limiti: non aveva arginato lo spostamento a sinistra dell’America Latina, né rallentato l’avanzata di altre religioni e delle nuove sette. Le “aperture” non avevano frenato l’indebolimento dell’influenza cattolica sulle coscienze, finendo anzi per assecondarlo. Per i cardinali in conclave eleggere Ratzinger era come farsi un caffè amaro dopo una sbornia. Abbiamo visto tuttavia che pure questa linea si è scontrata di fronte a problemi enormi.
Questo papato è infatti stato un succedersi di scandali imbarazzanti, di divisioni laceranti e di prese di posizione retrograde. Già nell’omelia tenuta prima di essere eletto, Ratzinger aveva messo in guardia dalla “dittatura del relativismo” elencando come primo nemico della fede cristiana proprio il marxismo. Col discorso di Ratisbona del 2006, oltre a lanciare una provocazione contro i musulmani, rilanciava la sua crociata contro il relativismo. Ha sfumato le innovazioni introdotte dal Concilio Vaticano II e riammesso i 4 vescovi ultraconservatori lefebvriani, incluso uno che nega la Shoah. Ereditata dal pontificato precedente la grana dello scandalo delle coperture fornite dalle curie e dal Vaticano ai preti pedofili e stupratori, l’ha affrontata con reticenza e omertà. Ha ribadito le posizioni clericali più ottuse sulla contraccezione, sulla prevenzione dell’AIDS, sull’aborto, sull’eutanasia, sull’omosessualità.


Una crisi di sistema

La crisi del capitalismo è anche la crisi dei suoi puntelli ideologici. Nessun nuovo papa potrà trovare un’uscita da questo vicolo cieco. La religione, un formidabile fattore di stabilità per il sistema, può diventare un elemento di disordine.
Una Chiesa-banca può saltare come saltano le banche in tutto il mondo. Una Chiesa che parla una lingua anacronistica quando si tratta di diritti civili e di uguaglianza sociale, ma che sembra capire benissimo il linguaggio del potere e dei derivati finanziari, può perdere rapidamente il suo bacino ancora ampio di consensi. L’apertura di divisioni al suoi vertice su oscure questioni di potere le farà perdere credibilità e prelude a scismi, sia a destra come i lefebvriani, sia a sinistra come i teologi della liberazione.
Il papa-re è nudo. Diventerà sempre più popolare la rivendicazione dell’esproprio delle proprietà ecclesiastiche, dell’interruzione delle sovvenzioni statali alle Chiese, della cacciata dei preti dalle scuole pubbliche. L’odio che sta montando tra i giovani e i lavoratori verso i mercanti nel tempio potrà trovare un’espressione positiva nella lotta contro tutti i mercati e contro tutti i templi: la lotta per il socialismo.

Mauro Vanetti - FalceMartello

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