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(3 Settembre 2011) Enzo Apicella
"Vado via da questo paese di merda". Silvio Berlusconi nella telefonata a Lavitola intercettata alle 23.14 del 13 luglio 2011

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Democrazia o governabilità?

(27 Febbraio 2013)

Ieri il "voto libero" e oggi il diktat. Il male maggiore della democrazia oggi è la casta economica, non quella politica, mi sembra evidente all'analisi delle elezioni sudeuropee terminate ieri con lo spoglio italiano. Il centro-sx con Monti esce con le ossa rotte, la destra di Berlusconi rilancia e il M5S fa il boom: primo partito. Tre schieramenti politici che si ripartiscono circa 1/3 dell'elettorato a testa.

Questa è stata la volontà degli italiani. Un quadro estremamente frammentato che neppure la peggior legge elettorale sulla faccia della terra riesce a ricomporre in un ordine di governabilità e di solida maggioranza. Un ordine politico che rispecchia assolutamente il paese reale: distrutto e frantumato come un cristallo sotto lo schiacciasassi della più grande crisi sistemica del capitalismo dal '29 a oggi. Gli altri paesi del mediterraneo hanno già dato la linea alla nostra classe dirigente: serrare i ranghi per limitare i danni. Così in Grecia abbiamo già un governo di larghe intese che si configura pure in Italia.
Una cosa dobbiamo chiarirla, onde evitare illusioni in tutta la società civile che si riconosce nel M5S: Grillo non farà argine ai diktat europei come Syriza, inoltre un gruppo politico europeo avrebbe indubbiamente avuto maggior peso rispetto ad un movimento che spesso e volentieri si fa attirare dalla facile polemica sulle prebende e perde di vista i punti centrali della politica, riducendo la proposta politica ad inutili boutade. Detto questo 1/3 degli italiani ha comunque scelto (a mio avviso un po' troppo superficialmente) di cambiare. Questo è un buon risultato che però non deve esaltarci più di tanto, infatti deve far meditare il forte rientro di Berlusconi sulla scena politica e la sconfitta di liste come Rivoluzione Civile alternative a Monti e a Berlusconi.

Un dato di fatto è che il prossimo governo, per l'ennesima volta, non sarà un governo scelto dagli italiani, nonostante il voto. Infatti, lo scenario che ci si staglia davanti è composto da un governo dove i programmi del centro-sinistra si mischieranno con quelli della destra vanificando i voti di 2/3 dell'elettorato. Ogni voto utile sarà così profondamente inutile perché non rappresenterà più una determinata preferenza politica, ma La preferenza politica. Quale? Quella dei mercati che oggi hanno chiaramente bollato Grillo come inaffidabile, rendendolo inadeguato all'operazione fuori tempo massimo di Bersani che solo oggi ha tentato di aprire al M5S.

Dunque, un'altra volta la società civile si divide dallo Stato. In Grecia è Syriza a rappresentare più compiutamente la società civile e ad avanzare le sue richieste in parlamento, confinando il Pasok e Nea Demokratia sulla stessa parte: entrambi alle barricate governative, fine del bipolarismo. In Italia abbiamo il tentativo del M5S di ricucire la società con lo Stato, gli avversari proveranno e già provano a corrompere e indubbiamente sarà dura resistere agli attacchi frontali del Pd-Pdl affamati di potere e con i mercati a bacchettarli per non aver saputo eseguire il compito, ma a dare un senso all'esistenza del M5S è l'essere alternativa reale ad entrambi i poli. Relegarsi all'operazione bertinottiana sarebbe uno suicidio politico.

Infine, la legge elettorale studiata appositamente per mantenere il bipolarismo tra due forze politiche identiche che si alternano al governo senza cambiare nulla ha fatto il suo porco lavoro, per l'ennesima volta. Sopravvissuta non per caso al riformismo dei tecnici ha fatto emergere le contraddizioni "democratiche" gravissime della governabilità imposta dai mercati:

Partito Democratico: voti 8.644.187, seggi 292
M5S: voti 8.689.168, seggi 108
centro democratico, voti 167.201, seggi 6
udc, voti 608.291, seggi 8
Fratelli d'italia, voti 666.001, seggi 9
Rivoluzione civile, 765.054 voti, seggi 0

Il voto non è semplicemente uguale per tutti. Il voto è "utile".
Hanno passato la campagna elettorale a ripetercelo proprio per ricordarci che il voto non è più la base del principio rappresentativo che porta la società in parlamento per reggere uno Stato democratico, bensì è diventato il principale mezzo per autolegittimare un potere autoritario imposto sovranazionalmente. Quindi esiste un "voto inutile", non monetizzabile con il potere politico perché non accettato dal potere politico. E allora: premi di coalizione smisurati e soglie di sbarramento lì a proteggere il palazzo.
Il simbolo di una democrazia affetta dall'ossessione della governabilità sta tutto nelle cifre distorte sopra riportate. Insomma, la governabilità è diventata il simbolo del volere anti-democratico del Dio Mercato. Le nostre inutili volontà politiche meritano di essere pesate, non contate. Chi pesa? La casta politica sotto dettato della casta economica.

Alex Marsaglia

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