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Chávez, il paziente «più tormentato»

(3 Marzo 2013)

Hugo Chávez sta effettuando un nuovo ciclo «intensivo» di chemioterapia, il suo morale «è buono». Queste le ultime dichiarazioni pubbliche del governo venezuelano in merito alla salute del capo di stato, attualmente ricoverato nell'ospedale militare di Caracas. Dopo esser stato operato per la quarta volta a Cuba l'11 dicembre, nel tentativo di fermare il tumore diagnosticatogli nel 2011, Chávez è tornato in patria il 18 febbraio, ripristinando per un giorno il suo account twitter chavezcandanga. Da allora, la ridda di ipotesi sulla sua salute ha subito un'ulteriore impennata. A fine febbraio, ci ha pensato l'ex ambasciatore di Panama all'Osa, l'Organizzazione degli stati americani, Guillermo Cochez.
A suo dire, il leader socialista è considerato clinicamente morto dal 31 dicembre, i medici hanno deciso di staccargli la spina, ma i cubani non hanno voluto assumersi la decisione e per questo è stato riportato in patria. Il diplomatico ha per l'occasione anche espresso dubbi sull'autenticità della foto di Chávez sul letto d'ospedale all'Avana, con le figlie e sorridente, ma con una cannula che gli impedisce di parlare. Il governo l'ha divulgata prima del ritorno in patria del presidente, come prova della sua esistenza in vita. Venerdì, il quotidiano ABC ha dal canto suo affermato che Hugo Chávez «è stato trasferito da giorni in una residenza presidenziale sull'isola di Orchila per trascorrere gli ultimi giorni con la famiglia» e la notizia è rimbalzata sui media latinoamericani. L'assenza del capo di stato venezuelano - che ha trascorso 70 giorni all'Avana - ha costituito fin da subito materia di scontro politico. Il 13 dicembre - a pochi giorni dalle elezioni regionali e dalla schiacciante vittoria del campo chavista -, il sacerdote José Palmar, uno dei leader di opposizione, aveva annunciato su twitter il decesso del presidente, precisando che l'annuncio sarebbe stato dato il 17, durante le commemorazioni di Simon Bolivar (morto nel 1830). Ne era seguita un'altalena di allarmi e smentite e qualche bufala clamorosa come la falsa foto di Chávez morente, pubblicata con risalto da El Pais, e subito ritirata con tanto di scuse. Dopo aver sconfitto il leader di opposizione Henrique Capriles alle presidenziali del 7 ottobre, Chávez avrebbe dovuto assumere l'incarico il 10 gennaio: vuoto di potere e necessità di nuove elezioni entro 30 giorni o assenza momentanea?
Il parlamento ha deciso per la seconda ipotesi, avallando la supplenza del vicepresidente Nicolas Maduro alla guida del paese. La Corte costituzionale, in base alla Carta magna venezuelana, ha ratificato la decisione, respingendo il ricorso dell'opposizione. In quel frangente, il diplomatico Cochez aveva criticato la decisione della Corte suprema e il governo di Panama aveva deciso di rimuoverlo dall'incarico.
Chávez «è il paziente più tormentato della storia del Venezuela, fino a che punto arriveranno?» , ha dichiarato in risposta Maduro, accusando l'opposizione di alimentare falsi allarmi. Assistendo a una messa di sostegno a Chavéz, celebrata nella nuova cappella dell'ospedale militare, Maduro ha aggiunto altri particolari sul decorso sanitario del leader e sulla sua decisione di proseguire in patria questa fase di trattamento chemioterapico «più duro e intensivo»: «Non faremmo mai un torto a un uomo così puro e trasparente come il comandante Hugo Chávez mentendo sul suo conto», ha poi assicurato. I leader del campo avverso la Mesa de la unidad democratica (Mud) - si considerano però già in campagna elettorale e stanno decidendo a porte chiuse se affidare nuovamente a Capriles le sorti di nuove elezioni. Intanto, alcuni studenti di opposizione, provenienti da diverse università del paese, continuano la loro protesta. Dopo essersi incatenati ai cancelli dell'ambasciata cubana, ora si sono accampati nei pressi della Dirección Ejecutiva de la Magistratura (Dem), nel comune di Chacao, uno dei cinque che compongono il Distretto metropolitano di Caracas. Chiedono «la verità» sullo stato di salute del presidente.

Geraldina Colotti - il manifesto

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