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L'Egitto e lo spettro dell'esercito

(4 Marzo 2013)

Le opposizioni, sempre più spaventate dal regime islamista, optano per un ritorno delle forze armate al potere. Che si dicono pronte a scendere in piazza.

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dalla redazione

Roma, 4 marzo 2013, Nena News - Un ritorno dell'esercito a capo di un Egitto ancora in rivoluzione? È l'ultima minaccia in ordine di tempo alla rivolta popolare che ha condotto alla caduta del regime di Hosni Mubarak e che oggi resta in standby a causa delle politiche neoliberiste e per nulla democratiche del governo dei Fratelli Musulmani.

Gli egiziani continuano a occupare le strade e le piazze del Paese, il sangue continua a scorrere. Ieri a farne le spese il neo segretario di Stato americano, John Kerry, bloccato da centinaia di manifestanti al Cairo mentre tentava di lasciare la capitale dopo l'incontro con il presidente Morsi.

Le voci si susseguono: le forze armate sarebbero pronte a riassumere il controllo del Paese, dopo l'esperienza dello SCARF, esecutivo d'emergenza dopo la caduta di Mubarak. Pochi giorni fa, il capo dell'esercito egiziano, il generale Sidqi Subhi, ha detto che le forze armate "tengono un occhio su quanto accade nel Paese", aggiungendo che "se il popolo egiziano avrà bisogno dell'esercito, saremo nelle strade in meno di un secondo".

All'interno delle forze armate ormai si parla chiaro: è in corso un braccio di ferro tra la presidenza e l'esercito, una "battaglia per la sopravvivenza", dicono fonti anonime intimorite dalla "brutale risposta dei sostenitori dei Fratelli Musulmani, intenzionati a implementare il progetto islamista piuttosto che a soddisfare gli interessi del Paese.

A preoccupare l'esercito egiziano sono anche le pressioni esterne: il Fondo Monetario Internazionale - durante i negoziati per il prestito da 4,8 miliardi di dollari da concedere al Cairo - avrebbe chiesto al Ministero della Difesa (stretto alleato dell'esercito) di fornire informazioni sul budget destinato alle forze armate, ricevendo il rifiuto del dicastero.

All'appoggio del Ministero della Difesa, si aggiunge quello delle opposizioni: pochi giorni fa le opposizioni liberali hanno chiesto all'esercito di riassumere il controllo del Paese e allontanare la maggioranza islamista dal potere. Un appello seguito alla decisione del Fronte di Salvezza Nazionale, la federazione dei gruppi di opposizioni laiche, liberali e cristiane, di boicottare le prossime elezioni parlamentari.

Di certo, se le opposizioni non parteciperanno al voto, i partiti islamisti e salafiti faranno man bassa dei seggi in lizza, andando a controllare ogni istituzione egiziana. Da qui la richiesta delle opposizioni: "Se l'Egitto non si riprenderà dalla crisi economica, se la legge e l'ordine rimarranno assenti - ha detto l'ex capo dell'Agenzia Atomica e premio Nobel Mohamed El Baradei - l'esercito ha il dovere di intervenire. Sono certo che sono preoccupati quanto chiunque altro. Non si può escludere l'intervento delle forze armate".

Insomma, le opposizioni vedono nel ritorno dell'esercito la scelta meno peggiore alla luce dei fallimenti incassati dal governo Morsi, incapace di far ripartire l'Egitto, economicamente e socialmente. Un'opzione condivisa anche da parte della popolazione: lunedì scorso decine di persone hanno preso parte alla commemorazione della morte del presidente Saadat, ucciso nel 1981 da milizie islamiste, e hanno chiesto alle forze armate di riprendere il potere e defenestrare i Fratelli Musulmani.

Nena News

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