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GLI OPERAI CASSINTEGRATI, UN AFFARE PER PADRONI E BANCHE

(11 Marzo 2013)

ocassintegr

Redazione di Operai Contro,

la cassa integrazione è un affare per i padroni e le banche.

Gli operai in cassa integrazione sono un risparmio per i padroni.

Riporto alcuni dati dal fatto quotidiano:

Più cassintegrati ci sono, più le banche guadagnano. Quanto? Difficile dirlo con precisione perché ogni istituto di credito fissa il proprio tasso d’interesse sugli anticipi concessi ai cassintegrati e garantiti dal denaro degli ammortizzatori sociali che lo Stato tarda a versare ai lavoratori. Nel caso di banca Intesa, ad esempio, la cosiddetta ”anticipazione sociale” costa 35 euro su un importo prestato di 1.500 euro per una durata di sette mesi ad un tasso annuale effettivo globale del 4,03 per cento.

Per Mps, invece, il riferimento sul tasso è l’Euribor a tre mesi, che naviga attorno allo 0,30%, ma nella realtà poi il saggio applicato si decide al momento dell’istruttoria della pratica.

In Unicredit, invece, in filiale, non si riesce a spuntare nemmeno un foglietto illustrativo del prodotto ”anticipazione sociale”. In ogni caso una cosa è certa: se si è in assenza di fido, allora scattano interessi che possono variare fra il 14 e il 22 per cento a seconda dell’istituto di credito.

Per fortuna che l’anticipazione, come spiega il dettaglio informativo alla clientela di Intesa, prevede l’apertura di ”conto corrente e un’apertura di credito” per sostenere il lavoratore ”in Cassa integrazione guadagni straordinaria o in Cassa integrazione Straordinaria Guadagni in Deroga quale anticipo delle somme che l’Inps verserà a titolo di integrazione salariale straordinaria”.

Soldi, insomma, che certamente arriveranno e sui quali la banca, che a sua volta ha all’attivo i finanziamenti ottenuti lo scorso anno dalla Banca centrale europea al tasso dello 0,75 per cento, fa magri, ma facili guadagni. E per i quali i lavoratori e anche i cittadini pagano il conto, dal momento che spesso l’istituto di credito raggiunge un accordo con le Regioni e gli enti locali per gli interessi connessi all’anticipazione.

Senza contare poi che, trascorsi i sette mesi della durata del prestito, il conto, originariamente gratuito, si trasforma in un normale conto corrente con tutti i costi connessi, oltre naturalmente all’imposta di bollo di 34,2 euro obbligatoria per legge.

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