">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

Italiani!

Italiani

(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Memoria e progetto)

E' ORA DI COSTRUIRE

Dalla debacle della sinistra anti-liberista, a partire dal maggioritario, passando per il M5S.

(19 Marzo 2013)

Ci sono tutti gli elementi storici, di contesto e teorici per avanzare una proposta completa -attraverso gli strumenti della cultura politica- di un nuovo soggetto politico, di sinistra d'alternativa, comunista e appunto anti-capitalista.


La situazione politica così come si è andata a svolgere negli ultimi mesi è la rappresentazione del declino che da tempo attraversa la sinistra in termini di rappresentatività e conseguente proposta credibile.
Far partire tutto dalla nefasta svolta italiana consistita nel sistema elettorale maggioritario ha un senso ma non può essere esaustiva per spiegare la debacle che si è andata a realizzare.
Difatti se fu un gravissimo errore di sistema accettare quel terreno (la personalizzazione, la ricerca della governabilità, ecc.) è vero che l'abbandono ideologico della rappresentazione della frattura tra Capitale e Lavoro, la scelta dell'anti-liberismo a fronte di una pesante presenza dei meccanismi tipici del capitalismo, il movimentismo come base di riferimento, l'abbandono del concetto e della pratica di classe hanno rappresentato le linee di sfondamento nei confronti di una cultura politica tanto faticosamente costruita nei tanti decenni precedenti.
Oggi paghiamo uno scotto altissimo che non è tanto (e solo) l'assenza in Parlamento, ma consiste nella assoluta incapacità a elaborare analisi in grado di leggere il conflitto in atto, e lo dimostrano ancora una volta le dirigenze politiche tutt'ora abbarbicate a residuali soggetti partitici.
Ricostruire l'identità di classe è la prima necessità che deve essere affrontata in modo strutturato e analitico in termini marxiani.
Smantellare l'idea -che sta comparendo in varie forme e organizzazioni- circa un salvifico sistema a democrazia diretta. Se è pur vero che l'azione della delega è storica, determinata dal contesto e dalle opportunità di espressione, è anche vero che la cd democrazia diretta è la forma più primitiva di raggruppamento che la storia dell'uomo conosca.
Così come ri/conoscersi attraverso il “capo”, come unico depositario del potere e del sapere, al quale far pervenire, senza intermediazioni, i propri desiderata, come se un filo diretto collegasse i due soggetti, l'uno unico, l'altro comunque collettivo anche se non organizzato, simile ad una forma sociale che richiama alla comunità “organica”, simbolo di un mondo non alienato, non reificato, “il contrario della società di mercato” e contemporaneamente sede “delle virtù fondamentali: l'onestà, la solidarietà, la bontà, la semplicità” (N. Eizner, 1974).
L'oscillazione, senza sinderesi ideologica, tra le forme di movimentismo associate a quelle auspicate di un modello “diretto” (e-democracy?), péccano non solo di analisi politica ma di confronto con la Storia. A meno che non si ritenga, ma del tutto strumentalmente, di non volersi occupare della traduzione delle fratture “sociali” in “politiche”, tralasciando ad un generico e massificante concetto la ricerca di identità e comunanza (oggi, a sinistra pare sia l'”anti-liberismo”: termine così generico che irrita persino gli occhi alla lettura) cos' insopprimibile ed inalienabile nell'uomo. La ricerca di una ragione di identificazione deve necessariamente embricarsi con le ragioni di idealità, di prospettiva, di cambiamento, di classe in termini strutturali.
Altrimenti non sarà identificazione ma adesione che si consuma nel “qui ed ora”.
Se un risultato lo abbiamo da queste ultime elezioni (che rammentiamo è solo un punto sull'itinerario politico) è l'impossibilità -forse del tutto italiana- da parte dell'elettorato di collocarsi bipolarmente. Che questo sia avvenuto per anossia politica, eccessive torsioni, scandali finanziari, gerontocrazia anemica, baricentrismi asfittici non è dato sapere.
Non possiamo non sottolineare l'enorme perdita di consenso dei partiti già presenti in Parlamento, a favore appunto di aggregazioni assolutamente primitive. Ha ben ragione il M5S quando non si considera né di destra né di sinistra, ma di volersi occupare delle “cose giuste” da farsi urgentemente, per allentare la presa delle agenzie partitiche (che hanno contribuito alla sua ascesa tanto quanto alla propria moria).
Il “primitivismo” sta proprio in questo: ristabilire un habitat sociale sufficientemente abitabile, dall'operaio come dall'imprenditore, dal giovane precario come del pensionato (magari orripilato dai banchetti finanziari a fronte della sua pensione da vergogna dopo anni di lavoro).
Non c'è un attacco al sistema: è un obiettivo troppo ambizioso e soprattutto inutile. Non è questa la funzione del movimento di Grillo, che pensiamo possa esaurire le cariche detonatrici non appena il sistema politico si riequilibrerà in una forma riconoscibile e tollerabile. E per questa operazione non vi è necessità di strutturare forme intermedie, difatti la “delega” non esiste: tutti valgono uno, si decide assemblearmente attraverso forme nuove di espressione e volontà diretta.
Non entriamo nel merito dell'efficacia e della durabilità di questa forma di partecipazione alla formazione delle scelte e adesione politica. Potrebbe anche riservare delle sorprese sul piano della propagazione del sistema adottato. Ma questo nulla toglie alla caratteristica del soggetto in se'.
Al tempo stesso non crediamo sia questo il ruolo di chi ritiene di poter leggere il sistema con la teoria marxista, avendo come riferimento -rispetto alla costruzione di un nuovo soggetto politico- l'approccio gramsciano. Ci sono tutti gli elementi storici, di contesto e teorici per avanzare una proposta completa -attraverso la forma della cultura politica- di un nuovo soggetto politico, di sinistra d'alternativa, comunista e appunto anti-capitalista.
La nota dolente è l'assoluto buio che nessuna attuale luce vuole volontariamente squarciare, forse per il timore di perdere definitivamente quella che viene considerata ancora una parvenza d'esistenza. Parliamo dei soggetti residuali, che ancora oggi occupano uno spazio così poco denso sul piano della analisi e della prospettiva politica. Ma proprio perché residuali non sta a noi decidere per loro, anche rispetto alle loro materiali difficoltà di scioglimento, certo reali e tangibili e forse anche di natura economica.
Si aggregheranno, magari successivamente.
Oggi abbiamo bisogno di costruire.

Patrizia Turchi

6051