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Commissione d’inchiesta su Uranio Impoverito: Vittime militari, e le popolazioni civili?

(3 Ottobre 2004)

Già nel 1999, nel corso della guerra contro la Confederazione Jugoslava, appresi notizie radiofoniche, sfuggite al controllo e repentinamente censurate, circa il decollo dalle basi italiane di aerei A10, che sapevo dotati di proiettili con Uranio Impoverito, in missioni offensive ed illegali (in barba a quella Costituzione che i nostri nonni conquistarono con la Resistenza e anni di lotta clandestina…). Inoltre a una veloce verifica sul web, i link ai notiziari successivi e precedenti erano attivi, a differenza di quello ai due notiziari pomeridiani che avevano dato la notizia, era dunque impossibile verificare le fonti di una notizia che praticamente non c’era più (…).

Decisi allora, visto che nessuno si decideva a farlo e la cosa non era stata ripresa da nessun quotidiano, di avviare una improvvisata campagna di controinformazione sull'uso criminale di queste armi, per le conseguenze che avrebbero avuto sulle popolazioni serbe, albanesi e rom che abitavano, legittimamente, il Kossovo e la Jugoslavia e per i militari che ne sarebbero rimasti vittime.

Si iniziò con una campagna di sensibilizzazione in seno a un movimento pacifista in verità attardato sulla equidistante contestazione morale, e non di merito, della guerra e della sua –in realtà falsata- immagine mediatica, e ripetuti fax ed e-mail alle varie sedi romane.

Fu la prima denuncia in questo senso, e ci volle un po’ prima che la cosa trovasse ascolto nei giornali e nelle forze che almeno a parole si opponevano alla guerra contro la Jugoslavia. Poi, dopo i primi articoli su Liberazione (a firma Frida Nachinovic, opportunamente sollecitata) e Il Manifesto, il comando NATO ammise, dicendo che l'uranio era in verità innocuo...ora invece, come prevedibile, si iniziano a riscontrare danni percentualmente rilevanti addirittura sui soldati impiegati in quelle zone, che hanno avuto un contatto solo indiretto con quelle sostanze, e non sono stati esposti al momento dell'esplosione di detti proiettili sugli obiettivi colpiti. Su questo prenderà il via una ritardataria commissione d’inchiesta del Senato italiano. Quali saranno però gli effetti subiti dalle popolazioni colpite in modo ravvicinato dalle polveri alzate nell’aria dalle esplosioni? Per ora nessuno possiede cifre indicative, e non pare che la cosa interessi a molti. Qualche osservatore astuto potrebbe ad esempio chiedersi il senso del divieto di importazione tuttora in vigore (pericolo contaminazione) di cacciagione e alimenti agricoli provenienti da un paese che fino a pochi anni fa ci riforniva di ottima ed economica carne.

Bisogna anche considerare che con la strategia militare (letteralmente terroristica) inaugurata dagli USA in Iraq nel 91/92, e proseguita in Bosnia, Kossovo-Jugoslavia, Afghanistan e Iraq, i principali bersagli per "convincere" i nemici alla resa sono proprio gli obiettivi civili. In Jugoslavia l'Esercito Federale perse solo poche decine di carri armati, ed il suo potenziale rimase (e rimane) pressoché intatto, mentre venne sistematicamente colpita l'industria chimica (con conseguenze ambientali enormi per tutta l’area Balcanica), metalmeccanica (ricordate gli operai bombardati?), gli acquedotti, ospedali, scuole, mezzi di trasporto pubblico, il patrimonio storico e religioso e l’informazione giornalistica presi di mira. Infine, se non ricordo male, dopo alcuni bombardamenti vicino al perimetro di un reattore nucleare proprio nei pressi di Belgrado, e la minaccia di una Chernobyl a due passi da casa nostra, la Jugoslavia firmò la "pace"....

Ora, a distanza di nemmeno 5 anni, nessuno parla più di quella guerra criminale, degli esiti nefasti della destabilizzazione di quelle terre anche con l'appoggio a bande terroriste e mafiose, non lontane da legami con la nostra malavita, che oggi "governano" un Kossovo militarmente occupato e ormai monoetnico. Un kossovo privo di una qualunque forma di espressione democratica, i cui vertici sono stati assegnati ai responsabili di orribili delitti contro civili inermi e religiosi ortodossi, il tutto con l'appoggio diretto o la copertura dei "nostri" servizi militari e mediatici, un Kossovo dove sono rimasti solo albanesi e pochi serbi "carcerati" nelle loro case (e i rom sono fuggiti, cacciati in massa dai loro sobborghi, nell’indifferenza generale e senza che i “nostri” muovessero un dito), dove la disoccupazione è alle stelle e il disastro umano, culturale ed ambientale è terribile.

Un’inchiesta seria dovrebbe perlomeno indagare sulle condizioni di vita, salute, nascita e morte in quella terra martoriata e sull'incidenza di particolari malattie sulle popolazioni fuggite o espulse dopo la "liberazione" alleata (molti alloggiano ora nei cosiddetti campi nomadi delle nostre città…), se ne scoprirebbero tante...non è un caso forse che come avviene oggi in Iraq, anche in Serbia ed in Kossovo i primi provvedimenti delle autorità imposte dai vincitori sono stati la defenestrazione del corpo scientifico e accademico: coloro cioè che potevano produrre un'analisi e comparazione dei dati, e conservare una memoria scientifica dei danni della guerra: una parte insomma del “conto” che questi popoli ci chiederanno nel prossimo futuro.

Sarebbe opportuno far circolare informazioni al riguardo ed impedire un nuovo oblio sulle responsabilità della nostra classe politica, e di parte dei vertici militari, in simili nefandezze.

Adriano Ascoli (Pisa).

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