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(23 Marzo 2013)
Oggi un riuscitissimo sciopero della logistica ha letteralmente paralizzato il Nord Italia: bloccati i nodi strategici del trasporto merci come l'interporto di Bologna e tutte le principali vie autostradali e di collegamento. La pianura padana ha cambiato volto drasticamente. Dalle celtiche narrazioni leghiste: territorio di quieto vivere deturpato dall'immigrato e ostacolato dalla palla al piede meridionale, in cui il problema rilevante del furto di polli toglie il sonno al Brambilla di turno; si è passati ad un'altra pianura padana. Il sogno idilliaco di Bossi che oggi sopravvive nello stanco ridimensionamento repubblichino della macro-regione maroniana è semplicemente sparito, affossato da i duri colpi della realtà. Una realtà fatta di italiani e immigrati che insieme difendono i propri diritti. Riprendendo la massima di P. Secchia: oggi, la carcassa del capitalismo in putrefazione non è più riuscita a reggersi sulle sue gambe, la realtà ha sovvertito la menzogna e il glorioso castello di carte è collassato.
Milano, Piacenza, Bologna, Torino, Genova, Padova, Verona, Treviso, Roma le città coinvolte nel blocco delle attività. Un blocco che è scattato alle 21 di ieri sera e che è stato deciso con votazioni sul web a cui hanno partecipato tutte le organizzazioni sindacali escluse dal tavolo di trattative nazionale aperto sul settore.
Le grandi aziende interessate dalla mobilitazione interna sono multinazionali e colossi del trasporto come l'Ikea, la Coca Cola, la TNT, l'SDA, la DHL, la GLS, la Bartolini, l' Esselunga, nonché la COOP.
Il settore della logistica è quello più martoriato dalla precarietà e annovera una maggioranza di dipendenti immigrati che hanno sostenuto quel poco di economia nazionale sopravvissuta durante l'attacco del neoliberismo globale. Lavoratori che, come da legge (rif. Bossi-Fini), non godono di nessun diritto di cittadinanza, bazzicano nei bassifondi del super-sfruttamento e non trovano rappresentanza, se non minimale, all'interno dei grandi sindacati ufficiali decisamente chiusi in logiche auto-referenziali. Dunque, quello di oggi è stato un importante sciopero, riuscito anche senza i sindacati confederali, impegnati a gestire lo sfruttamento secondo logiche padronali o ad organizzare il crumiraggio. Un segnale forte a chi (Cgil-Cisl-Uil) senza legittimità sta andando alla trattativa nazionale.
Inutile ricordare come la notizia venga censurata dai media nazionali, indaffarati a seguire le complesse vicende politiche di un paese senza rappresentanza. Un paese ammorbato da una politica che si rifiuta di svolgere il suo ruolo, una politica che svuota di senso la democrazia rendendola un circolo oligarchico in cui ci si spartisce cariche e potere… tutto come a corte. Ora ci sono pure i giullari che prima mancavano.
Tuttavia, lo sciopero di oggi è significativo anche per un altro verso. Parla di quel settore terziario che secondo i guru dell'economia liberal-capitalista avrebbe dovuto sostenere lo sviluppo e la crescita negli anni di post-industrializzazione, negli anni in cui l'industria non produce e in cui produrre beni materiali è più un costo che un profitto. Ma, se gli anni del finanzcapitalismo vedono sparire la grande manifattura a vantaggio della speculazione finanziaria, non nascondono la vera faccia del capitalismo, la solita, firmata Marx: since 1848 . Infatti, la lotta di classe si rimodula sul nuovo settore “traino” dell'economia, un settore dove lo sfruttamento si riproduce nelle stesse forme delle fonderie ottocentesche. La massa di persone che che nel processo di urbanizzazione del XIX secolo sciamavano dalle campagne nelle città per infoltire l'esercito degli sfruttati nel processo economico è stata ricostituita negli anni scorsi da un analogo processo di migrazione, questa volta adattato al mercato globalizzato: dal “terzo mondo” al “primo mondo”. Ce lo dicono i volti e le esperienze di vita di questi scioperanti che richiedono semplici diritti costituzionali a cui le leggi italiane non hanno saputo né voluto dare applicazione. Uno di loro nelle interviste richiamerà la distinzione: “peggio del terzo mondo”.
La politica, anche “nuova”, che entra nei palazzi della casta si ricorda malvolentieri di questi “reietti”(così si autodefiniscono) e, quando se ne ricorda, ha toni apertamente razzisti: parla esattamente come i padroni che sfruttano questa carne da macello dandola in pasto ai tritacarne dei sistemi schiavistici e mafiosi. Una politica “nuova” che non si abbassa a dare rappresentanza ai reietti, pur sciacquandosi la bocca con la democrazia diretta. Quella di Grillo è una democrazia rimasticata, il cui sputacchio resta l'elitismo, ancora una volta. Una politica che parla di casta, ma resta casta, fino all'ultimo giro della morte del capitalismo. La casta dei bianchi, dei borghesi e della classe media in caduta libera verso la proletarizzazione non ha nessuna intenzione di scendere tra i reietti, e allora? Preferisce parlare ai padroni: corteggiarli, adularli, difenderli, stimolarli, ma mai chiamarli alle proprie responsabilità.
(Dialogo tra responsabile interporto e lavoratore . Nessuno è responsabile?): http://www.youtube.com/watch?v=HdrWgKq_ca8
Mentre i reietti vogliono ricostituire i sindacati su nuove basi, la casta vuole abolirli. Mentre i reietti lottano per i diritti sociali, la casta rivaluta la precarietà. Mentre la casta parla di democrazia malata, i reietti attuano la democrazia sana.
In questi giorni abbiamo vissuto in un continuo stordimento su nomine e cariche che francamente disgusta, significa solo che sono arrivati nuovi avvoltoi sulla carcassa di uno Stato che non è altro che l'appendice del capitalismo in putrefazione … E hanno fame, tanta fame … Cosa accadrà quando scopriranno che la carcassa è già spolpata?
Interviste ai lavoratori: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=RDedmPbDT10
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=CUVqka4XjpU
http://www.youtube.com/watch?v=ovQdTfMtG0A&feature=player_embedded#!
Ricostruzione delle lotte nelle cooperative:
http://www.youtube.com/watch?v=eaqq-f5h7kw&feature=player_embedded#!
22/03/2013
Alex Marsaglia
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