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Grand Mufti: alle donne libiche dovrebbe essere proibito sposare stranieri

(30 Marzo 2013)

Gli effetti rivoluzioni della “primavera” arabo-salafita.

Al Arabiya. Il Gran Muftì della Libia, Sheikh Sadeq al-Ghariani, ha chiesto al governo di proibire alle donne libiche di sposare uno straniero, ha riferito mercoledì l’agenzia di stampa egiziana Mena.

Afferma che a nessuna donna libica dovrebbe essere permesso di contrarre matrimonio con uomini stranieri anche se sono musulmani o arabi.

Al-Ghariani dice di aver ricevuto numerosi reclami riguardo a uomini sciiti e drusi dell’Iran e della Siria che stanno “approfittando dell’allentamento della sicurezza in Libia e della situazione caotica nella pubblica amministrazione”. Cita questo come giustificazione per il suo richiamo.

Gli stati musulmani sunniti, come la Libia, sono sensibili all’ingresso dello sciismo nelle loro società attraverso vari mezzi, come il matrimonio e il turismo.

All’inizio di questo mese, per esempio, il predicatore islamista egiziano, Safwat Hijazi, ha espresso obiezioni ad un accordo turistico con l’Iran. Ha espresso il timore che il regime degli ayatollah a Teheran possa inviare missionari sciiti travestiti da turisti.

Hijazi ha detto in un’intervista ad Al Arabiya che dopo la rivoluzione islamica, il regime degli ayatollah a Teheran ha cercato di diffondere la dottrina sciita fuori dal suo paese, in particolare tra i sunniti.

In Libia, l’appello del Gran Muftì, se attuato dal governo, sarebbe probabilmente visto come un altro passo indietro per i diritti delle donne nell’era post-Gheddafi.

Nel mese di febbraio, la Camera costituzionale della Corte Suprema sancì la poligamia dopo aver abolito un vecchio emendamento che richiedeva agli uomini il consenso della prima moglie per sposare la seconda.

Traduzione per InfoPal a cura di Edy Meroli

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