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(Lotte operaie nella crisi)

Parigi
Nasce la Rete Sindacale Internazionale

Grande successo della tre giorni del sindacalismo combattivo

(2 Aprile 2013)

parisretesind

Si è svolto con grande successo, nel fine settimana del 22-24 marzo, a Parigi, l'incontro internazionale del sindacalismo combattivo, promosso dal sindacato brasiliano Csp Conlutas (il più grande sindacato di base dell'America Latina, in cui svolge un ruolo di primo piano il Pstu, sezione brasiliana della Lega Internazionale dei Lavoratori, di cui il Pdac è sezione italiana -1), da Solidaires di Francia e dalla Cgt spagnola.

Delegazioni da tutto il mondo
All'incontro hanno partecipato le organizzazioni sindacali di una quarantina di Paesi, con la presenza di oltre 250 delegati provenienti da tutti i continenti. La presenza è stata superiore persino alle più rosee aspettative.
L'obiettivo dei promotori era quello di proseguire un'esperienza avviata oltre un anno fa con un primo incontro in Brasile (promosso da Conlutas), estendendo la partecipazione a decine di sindacati (alcuni con un ruolo importante nelle lotte dei rispettivi Paesi) per arrivare a costruire una forma di coordinamento tra il sindacalismo combattivo di vari Paesi del mondo, dall'Africa all'Europa all'America Latina. Ciò nella convinzione che non vi è lotta realmente vincente dei lavoratori sul solo piano nazionale, data la necessità di contrastare il capitalismo e gli attacchi analoghi nei diversi Paesi che i governi imperialisti e borghesi sferrano contro i lavoratori e le masse popolari per far loro pagare la crisi del sistema.
Per quanto riguarda l'Europa, dalla Spagna erano presenti, oltre alla Cgt, anche i Co.bas di Madrid, Intersindical e varie altre forze che, per quanto minoritarie, hanno dato vita a una manifestazione di oltre 60 mila a Madrid in occasione dell'ultimo sciopero generale. Dall'Inghilterra hanno partecipato dirigenti del Rmt (sindacato dei trasporti) e della Tuc che insieme stanno facendo appello alla costruzione di uno sciopero generale in quel Paese. Ma, come detto, la presenza andava oltre l'Europa: vi erano rappresentanti di sindacati dell'Egitto, della Tunisia, del Marocco; e, dall'America Latina, oltre che dal Brasile anche da Paraguay, Perù, Cile, Bolivia, Argentina.

Scelte importanti
Nella tre giorni di Parigi si sono confrontati non solo lingue diverse ma anche approcci e culture differenti, senza la pretesa di trovare una sintesi, ma con l'obiettivo piuttosto di verificare la possibilità di costruire, nella pluralità di esperienze, delle battaglie comuni e, in questo modo, proseguire anche nella discussione e nel confronto più generale.
Nella giornata conclusiva sono state definite alcune scelte importanti.
In primo luogo si è assunta una dichiarazione che esprime i principi generali in cui si riconoscono le organizzazioni presenti: la concezione di un sindacalismo di lotta, democratico, indipendente dai governi padronali, internazionalista.
In secondo luogo si è dato vita a una "Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta", demandando ai tre sindacati promotori il compito di mantenere un coordinamento operativo per organizzare le prossime scadenze.
In terzo luogo è stato varato un Manifesto comune da diffondere in tutti i Paesi alle manifestazioni del prossimo Primo Maggio: un manifesto che rimetta in primo piano il carattere di classe e di lotta del Primo Maggio, contro la "interpretazione" all'insegna della collaborazione di classe che ne danno i sindacati concertativi.
Questo Manifesto sarà diffuso nei prossimi giorni, essendo stato lasciato un lasso di tempo (fino a metà aprile) affinché le organizzazioni sindacali e i coordinamenti di lotta che, dopo questo confronto di Parigi, decidono di aderire stabilmente alla Rete, possano formalizzare la loro scelta. Il senso del Manifesto sta in questo brano che riportiamo: "La difesa di un salario dignitoso, di lavoro, salute, educazione pubblica, esigono che le molteplici lotte parziali, per impresa e settore, che attraversano il Vecchio continente, si unifichino intorno a una rivendicazione urgente: Cacciamo i governi e le politiche di austerità!".
In quarto luogo, per scendere più nel concreto, si è avviato (anche attraverso alcune riunioni di settore) un primo coordinamento per categorie professionali (trasporti, educazione, metalmeccanici, ecc.). Lo scopo è quello di avviare campagne comuni a livello internazionale, fino alla prospettiva di organizzare uno sciopero generale congiunto.

La nutrita presenza dall'Italia
Dall'Italia la presenza è stata ampia e significativa. Importante è stato, in questo, il ruolo svolto dal coordinamento No Austerity che, fin dalla sua assemblea fondativa del dicembre scorso a Cassina de' Pecchi, dove era presente il compagno Didi Travesso, di Conlutas, aveva deciso la propria partecipazione a Parigi e si è adoperato per far conoscere l'iniziativa ed estendere l'invito ad altre realtà. E' grazie a questo lavoro che erano presenti tante realtà: dagli operai della Fiat Irisbus di Avellino, ai lavoratori delle cooperative in lotta: molto apprezzata la presenza di Arafat, leader della lotta all'Ikea, che, intervenendo due volte, ha spiegato la radicalità messa in campo dai lavoratori in questa lotta che ha già strappato importanti risultati; dal SiCobas (che ha inviato un proprio dirigente), alla Cub Scuola Università e Ricerca (presente con il coordinatore nazionale Cosimo Scarinzi), alla Cub Immigrazione (come sempre trascinanti gli interventi di Moustapha Wagne).
Erano presenti inoltre delegati dell'Usi (che hanno aderito al coordinamento) e un paio di rappresentanti del No Debito cremaschiano (che non hanno ad oggi formalizzato un'adesione).
Fabiana Stefanoni, intervenendo a nome di No Austerity, ha rimarcato l'importanza che in tutti i Paesi si riescano a superare gli ostacoli frapposti da burocrazie sindacali grandi e piccole, unificando le lotte e sviluppandole in senso classista e anticapitalista. Nel suo intervento, ascoltato con grande attenzione da tutta la platea, Fabiana Stefanoni ha così raccontato di quella ancora embrionale ma importantissima esperienza che si è avviata appunto col coordinamento di lotta di No Austerity. (2)

Un primo importantissimo passo avanti
Per affrontare la guerra sociale che i governi padronali stanno scatenando contro i lavoratori, per recuperare il tasso di profitto e scaricare la crisi sugli operai, è necessario unificare le lotte e svilupparle, infrangendo le mille barriere erte dalle burocrazie sindacali. Gli obiettivi indicati dal Manifesto di Parigi sono molto chiari: "nazionalizzazione senza indennizzo del sistema finanziario e delle principali aziende" nel quadro di un programma "dei lavoratori e della maggioranza sociale".
Un programma da far vivere nelle lotte concrete: non a caso i compagni metalmeccanici della Csp Conlutas hanno concluso la loro permanenza a Parigi organizzando lunedì mattino un incontro con gli operai della Peugeot di Parigi in lotta contro i licenziamenti: all'incontro, sfociato in un corteo interno alla fabbrica, hanno partecipato anche i compagni della Fiat Irisbus di Avellino che hanno portato il loro saluto.
Gli obiettivi indicati dall'assemblea di Parigi non sono astratti: si tratta, ribadiamolo, di una prospettiva da costruire nel vivo delle lotte che già stanno arroventando tanti Paesi del mondo (convinto è stato il sostegno espresso dall'Assemblea alle rivoluzioni del Nord Africa e Medio Oriente) e dell'Europa in particolare (dagli scioperi di massa in Grecia, alle piazze colme in Spagna e Portogallo, alla lotta radicale degli operai della Renault in Francia, ecc.). Una prospettiva che possiamo e dobbiamo costruire anche qui in Italia nei prossimi mesi e in cui, per parte nostra, continueremo a impegnarci.




Note
(1) Per conoscere il percorso di costruzione di Conlutas, che oggi raggruppa più di tre milioni di attivisti, consigliamo di leggere l'articolo di Ze' maria pubblicato sull'ultimo numero di Trotskismo oggi.
(2) In questo quadro molto positivo non poteva mancare qualche tentativo di innescare vuote polemiche da parte di chi pensa solo al proprio orticello. Ci ha provato Franco Grisolia (del Pcl ma intervenuto, a suo dire, "a nome della Rete 28 Aprile" e richiamandosi anche al Comitato No Debito di Cremaschi). Grisolia, dopo aver informato che non portava alcuna adesione alla Rete internazionale, ha ritenuto tuttavia logico presentare emendamenti al Manifesto del Primo Maggio. La cosa è risultata strana, nel metodo, a tutta la platea ma ancora di più alle delegazioni italiane che sanno come in Italia il Pcl aderisca entusiasticamente alla piattaforma neo-keynesiana del No Debito, mille volte più arretrata del Manifesto classista approvato nell'incontro di Parigi.

FR
(redazione web, www.partitodialternativacomunista.org)

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