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Bangui, soldati sudafricani: "Uccisi ribelli bambini"

(2 Aprile 2013)

I militari sudafricani inviati nella Repubblica Centroafricana raccontano il loro trauma. Nessun commento dall'esercito sudafricano, impegnato nel conflitto contro i ribelli Seleka.

Banguis

(Foto: Reuters)

di Rita Plantera

Cape Town, 2 aprile 2013, Nena News - L'amministrazione Zuma ancora nella bufera dopo la disfatta di Bangui. Questa volta a inasprire le critiche contro il governo c'è il racconto dei soldati sudafricani traumatizzati: "E' stato solo dopo aver combattuto che ci siamo accorti di aver ucciso dei bambini. Non siamo venuti qui per questo. Per uccidere dei bambini. Fa male. Stavano piangendo chiedendo aiuto, cercando le loro mamme". "Alcuni dei ribelli erano teenager che avrebbero dovuto essere a scuola". "Molti dei ribelli erano soltanto dei bambini".

Lo hanno raccontato alcuni soldati sudafricani di ritorno dalla Repubblica Centrafricana ai giornali locali Sunday Times e City Press usciti domenica. Entrambi i quotidiani riportano anche testimonianze secondo cui le truppe sudafricane sarebbero rimaste a corto di munizioni prima di essere costrette alla resa dai ribelli di Seleka.

Il South African National Defence Force (SANDF) ha fatto sapere all'agenzia AFP di non poter al momento commentare tali testimonianze, non avendo ricevuto alcun rapporto ufficiale sulla composizione dell'armata dei ribelli, e ha aggiunto - attraverso il portavoce della difesa, il generale Xolani Mabanga - che le truppe sudafricane hanno risposto al fuoco della coalizione Seleka in avanzata verso Bangui per difendersi. Mabanga ha inoltre definito insensate le accuse secondo cui i battaglioni sudafricani sarebbero rimasti senza munizioni spiegando che sono stati i ribelli ad aver sventolato bandiera bianca e non il contrario.

Intanto Pikkie Greeff, segretario nazionale del South African National Defence Union (SANDU), il sindacato dell'esercito, ha dichiarato che il governo sudafricano ha l'obbligo giuridico di far rispettare le leggi internazionali sui diritti umani e che, a seguito di quanto raccontato dalle sue truppe, dovrebbe richiedere attraverso la Corte Penale Internazionale l'avvio delle procedure di incriminazione per Michel Djotodia, il leader Seleka autoproclamatosi presidente della Repubblica Centrafricana dopo aver rovesciato Bozize. Non farlo, continua Greef, costituirebbe un atto di legittimazione della violazione dei diritti umani e della condotta criminale di un signore della guerra responsabile dell'arruolamento di bambini soldati.

Le truppe sudafricane stanziate nella Repubblica Centro Africana hanno perso la settimana scorsa 13 soldati nella battaglia finale di Bangui a sostegno dell'esercito governativo di Bozize contro le armate ribelli di Seleka. La perdita, la più grande dai tempi dell'apartheid, ha scatenato una serie di critiche interne contro l'amministrazione Zuma accusata di operazioni militari a livello logistico "altamente discutibili" e di aver mandato a morire dei soldati in appoggio a un regime corrotto, quello di Bozize, colpevole recentemente di non aver tenuto fede agli accordi di Libreville siglati sotto l'egida dell' Economic Community of Central African States (ECCAS).

Le testimonianze dei soldati sudafricani rientrati da Bangui si aggiungono ai dati diffusi a gennaio dall'UNICEF secondo cui più di 300.000 bambini sarebbero vittime di violenza sessuale e reclutamento forzato nei ranghi non solo dei gruppi ribelli ma anche delle milizie filogovernative della Repubblica Centrafricana.

Nena News

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