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Bilbao esige la libertà per i prigionieri politici

(8 Aprile 2013)

Due manifestazioni, sabato, nei Paesi Baschi. La prima a Bilbao contro una politica penitenziaria vendicativa e violenta che ha recentemente portato alla morte di due prigionieri. La seconda a Irunea contro la governatrice della Navarra e la sua gestione liberista e autoritaria.

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Sono scesi di nuovo in piazza, a migliaia, sabato scorso, coloro che reclamano la fine delle leggi d’emergenza applicate dal governo spagnolo contro i prigionieri politici baschi in nome di una repressione del ‘terrorismo’ che si mantiene uguale a se stessa nonostante il ‘terrorismo’, dopo la fine definitiva delle azioni armate da parte dell’ETA, non esista più. A riempire le strade della maggiore città basca nonostante la pioggia insistente è stata Herrira, il movimento popolare nato all’inizio dello scorso anno dall’evoluzione e dalla trasformazione delle precedenti organizzazioni della galassia antirepressiva, e che dimostra sempre più la sua capacità di attivizzare nuovi settori sociali nella difesa dei diritti dei circa 600 prigionieri e prigioniere politiche rinchiuse in centinaia di carceri in Spagna e Francia, e che la maggioranza del popolo basco rivuole liberi e a casa affinché possano partecipare a un processo di risoluzione del conflitto che non può escludere nessuno.
Un successo, la manifestazione di sabato, nonostante fosse stata convocata nel giro di poche ore, per rispondere a una serie di tragici eventi. In particolare la morte di due prigionieri, uccisi da una politica penitenziaria folle e vendicativa e dalla mancanza, nel primo caso di cure adeguate: l’ex leader dell’ETA Xabier López Peña "Thierry", morto il 30 marzo per problemi cardiaci a Parigi, e Angel Figueroa, deceduto nella sua casa di Getxo dove era stato trasferito dal carcere quando non c’era più nulla da fare.
Da tempo la stragrande maggioranza della società basca, al di là delle diverse posizioni politiche, chiede che Madrid cambi registro. Innanzitutto liberando i 15 prigionieri che patiscono infermità terminali e che sono tuttora rinchiusi in prigione; scarcerando gli 80 che rimangono rinchiusi nonostante abbiano già scontato la loro pena (sulla base della cosiddetta “dottrina Parot” che cancella i benefici penitenziari, attualmente al vaglio della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo); liberando i 110 che in base alla legge spagnola hanno maturato la libertà condizionale e che invece sono ancora nelle loro celle; e avvicinando a Euskal Herria tutti i prigionieri baschi, attualmente dispersi in prigioni lontane anche 1000 chilometri dalle proprie famiglie e dai propri amici. Richieste che il governo Rajoy non vuole prendere neanche in considerazione, pensando di poter continuare a sfruttare la repressione contro i movimenti baschi come argomento di ‘distrazione di massa’ di un’opinione pubblica spagnola irretita dalla crisi economica. “Se la Spagna avesse già cessato l’applicazione di leggi speciali contro i prigionieri che violano i loro diritti umani e politici, oltre a numerose convenzioni e trattati internazionali, si sarebbero evitate le morti di ‘Thierry’ e Figueroa, così come si sarebbe evitati i 4 pestaggi contro altrettanti militanti in carcere, e l’incidente automobilistico – per fortuna senza gravi conseguenze – che ha coinvolto la famiglia di un prigioniero mentre si recavano a visitarlo in carcere” ha spiegato ieri a Teramo e sabato scorso a Roma, durante due diverse iniziative, Josean Fernandez, a nome di Herrira.

Durante la marcia di sabato una delle portavoce di Sortu (sinistra indipendentista) ha rivolto un appello ai governi di Francia e Spagna affinché cessino di tenere in ostaggio i prigionieri politici con l’obiettivo di paralizzare il proseguimento del processo di soluzione negoziale del conflitto. Sulla stessa linea i rappresentanti di decine di partiti politici nazionalisti e di sinistra, sindacati, associazioni, gruppi di artisti e intellettuali.
Mentre a Bilbao 12 mila persone manifestavano sotto la pioggia, in contemporanea quasi altrettante protestavano a Irunea (Pamplona) per chiedere le dimissioni della governatrice Yolanda Barcina (dell’Unione del Popolo Navarro, estrema destra) e per protestare contro una politica economica e sociale di stampo liberista e autoritario. Sotto accusa i pesanti tagli alla sanità, al lavoro, al welfare e ai servizi applicati dal governo locale che oltretutto, sulla base delle ultime tornate elettorali, se si rivotasse per rinnovare il consiglio regionale della Navarra non avrebbe più i numeri per governare.

Intanto la repressione non allenta la presa: nella parte vecchia di Donostia la polizia ha fermato 4 persone che attaccavano sui muri manifesti di solidarietà con 15 giovani che presto verranno sottoposti a processo con gravi accuse; e poi altri 4 attivisti ‘colpevoli’ di manifestare la loro solidarietà ai prigionieri politici mostrando le foto di alcuni di loro.

Marco Santopadre - Contropiano

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