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Detroit bankrupt city

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(19 Luglio 2013) Enzo Apicella
Detroit è fallita, rischio di migliaia di licenziamenti e di tagli alle pensioni municipali

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PER PROVARE AD USCIRNE, PER SPEZZARE IL CERCHIO…

(22 Aprile 2013)

Editoriale di "Alternativa di Classe", anno I, numero IV

E’ dagli anni ’80 che si susseguono pesanti sconfitte della classe operaia, con la sostanziale collaborazione del sindacato ufficiale e l’adesione dei partiti di "sinistra"… Le hanno scandite lo scippo della scala mobile, vicenda avviata dal taglio di Craxi nel ‘84, gli anni della concertazione, sotto la guida, di fatto, di Agnelli e Lama, l'inizio della precarietà come “normalità”, con i governi di Centro-sinistra e Rifondazione (Vedi il “Pacchetto Treu”). Poi, in sintonia con il resto dell’Unione Europea, l'espulsione di forza-lavoro dalle fabbriche, l'aumento dei ritmi, l'inquinamento ambientale e i grandi profitti per i padroni.
La sfida della borghesia oggi è quella di chiudere definitivamente con i diritti dei lavoratori.
Gli opportunisti hanno interpretato le sconfitte degli ultimi anni, come la fine, storica, della contrapposizione fra capitale e lavoro.
Per alzare la testa bisogna far ripartire le lotte. Per la stessa via per la quale avanza lo sfruttamento capitalistico, può avanzare l'insubordinazione degli operai.
I gruppi dirigenti del sindacato ufficiale, compresi quelli della CGIL, che sono organici al PD e a SEL, cercano di rendere plausibili alle masse lavoratrici la flessibilità del lavoro e del salario; sta a noi denunciare con forza l'enorme abbassamento del livello di vita proletario, verificatosi a causa dell'aumentato costo dei generi alimentari, dei tagli alla scuola e alla sanità, dell'IMU sulla casa, dell'aberrante politica fiscale, della speculazione fondiaria, che ha portato alle stelle gli affitti; in una parola tutte le tendenze oggettive della politica borghese.
Gli stipendi dei dipendenti pubblici sono fermi da anni, è stato bloccato l'adeguamento per le pensioni già ridotte all'osso, mentre i “contributi di solidarietà” sulle pensioni d'oro del 5% oltre i 90 mila euro e del 10% su quelle oltre i 150 mila euro sono stati dichiarati incostituzionali dalla Consulta, e quindi cassati. Si calcola che un pensionato, che si trova con una pensione superiore ai 1217 euro netti al mese, abbia già perso 363 euro nel 2012, e ne perderà 776 nel 2013. La mancata rivalutazione della pensione porterà sei milioni di pensionati a ritrovarsi nel biennio 2012-2013 complessivamente con 1135 euro in meno. Anche per coloro che percepiscono una pensione netta inferiore ai 1217 euro, gli adeguamenti non compenseranno gli aumenti dei prezzi e delle tariffe.
Nel contempo, nell'arco del 2012 i licenziamenti complessivi (tra collettivi ed individuali, per “giusta causa” o meno), in base a dati del Ministero del Lavoro, hanno superato quota un milione (1.027.462), con un aumento del 13,9% rispetto al 2011 (quando sono stati 901.796); nel solo ultimo trimestre sono stati 329.259, con un aumento del 15,1% sullo stesso periodo del 2011. In Italia (record europeo), già dal 2010, almeno una famiglia su sei è povera, cioè vive di stenti!
Diventa sempre più urgente costruire l'alternativa di classe, per un sovvertimento della società, che metta fine al dominio della borghesia. Lo è qui come altrove, ma, per noi che viviamo qui, è qui il nostro primo nemico!
I burocrati a schema fisso, che montano la guardia alle porte della beatitudine sindacale, temono più di ogni altra cosa che, in un turbine rivoluzionario, la multiforme politica di collaborazione di classe possa essere spezzata. Dobbiamo stimolare la classe operaia a conoscere se stessa, a prendere coscienza e a lasciar perdere le chimere.
Il proletariato non è soltanto la classe che soffre. La vergognosa situazione economica nella quale esso si trova, lo deve spingere a lottare per la sua emancipazione definitiva, per la liberazione. Fino a quando i proletari non avranno imparato a discernere, sotto qualunque dichiarazione o promessa politica e sociale, gli interessi di classe, in politica saranno sempre vittime ingenue degli inganni e delle illusioni.
Ogni istituzione si regge sulla forza delle classi dominanti. Per cambiare le cose bisogna trovare, nella società che ci circonda, il modo di organizzare quelle forze, che, per la loro posizione sociale, possano combattere il sistema economico esistente per crearne uno nuovo.
Purtroppo un'alternativa complessiva di organizzazione sul piano politico generale, in questo momento, nessuno la può vedere. Il cerchio è chiuso, per spezzarlo occorre non abbandonare la ricerca di questa alternativa, ma piantarla tutta nel cuore delle lotte operaie, laddove resta la contraddizione fondamentale tra lavoro salariato e capitale.
Un movimento di unificazione politica dei vari livelli di lotta proletaria, al di là delle differenze di età, sesso, etnia di provenienza o altro, è la base reale perchè si possa aprire un processo rivoluzionario. Unità di classe, perché, se i proletari rimangono dispersi e divisi, i processi economici distruggeranno ogni possibilità di raggiungere tutti i loro scopi.
Il capitalismo è già sopravvissuto a lunghi periodi di stagnazione e di crisi. Quando l'accumulazione di capitale diventa strutturalmente impossibile, il capitalismo si mette a lavorare per renderla nuovamente possibile. Cosa, questa, che può imporre un forte aumento nella “normale” distruzione di merci, fino anche ad arrivare alla guerra. Quindi: "socialismo o barbarie", come già aveva detto la Luxemburg.
Bisogna riuscire ad inceppare tutti i programmi di stabilizzazione capitalistica, per provocare un reale mutamento nei rapporti di forza tra le classi. Marx ha spiegato come la condizione del lavoratore salariato, il potere d'acquisto della forza-lavoro, mascheri l'asservimento dei proletari da parte dei capitalisti. Ha dimostrato come il capitalismo stesso crea le condizioni che possono rendere indispensabile e possibile la rivoluzione socialista. Ci ha insegnato a vedere (sotto la copertura di costumi politici, di leggi ambigue, di artificiose scuole di pensiero) la lotta di classe tra i diversi ceti privilegiati e il proletariato.
Nessuna partecipazione, quindi, alla preparazione di piani di riorganizzazione sociale, nessun contatto predicatorio con i capitalisti e il loro servitorame, ma l'organizzazione della lotta di classe del proletariato, il cui scopo è, uscendo dai ristretti confini nazionali, la conquista del potere politico, per nuovi rapporti economici e sociali, verso la società senza classi e senza mercati, dappertutto.

Alternativa di Classe

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