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Siria

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(16 Agosto 2012) Enzo Apicella

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SIRIA: JDAYET AL FADL, OPPOSTE VERSIONI SU UN “MASSACRO”

(23 Aprile 2013)

22 aprile 2013

Domenica 21 aprile, alla vigilia dell’incontro a Bruxelles nel quale i ministri degli Esteri dell’Ue discutevano di Siria, i Comitati di coordinamento locale siriani e l’Osservatorio siriano dei diritti umani da Londra, organi d’informazione dell’opposizione armata, denunciano con tempismo: a Jdayet al Fadl, vicino a Damasco, ci sarebbe stato un bombardamento, ma poi centinaia di persone sarebbero state giustiziate, in maggioranza civili, con donne e bambini Il Messaggero cita gli Lcc, i comitati locali anti-regime, che precisano di temere rastrellamenti e denunciano che molti corpi sono stati dati alle fiamme. Il Tg Com 24 che aggiunge: “gli osservatori hanno confermato”, ma chi sono gli osservatori? Il Tg Com 24 lo precisa poi: il famoso Osservatorio siriano per i diritti umani, da Londra! Per l’Ansa: “112 persone uccise sono state individuate ma finora sono stati ritrovati più di 500 corpi”. Per la Reuters, a seconda delle fonti le cifre variano da 109 a 500 (la cifra più alta è fornita dall’organizzazione di “attivisti” Sawasiah che avrebbe intervistato i residenti. Secondo gli “attivisti”, i civili sarebbero stati uccisi perché solidarizzavano con i rifugiati da altre aree e con la resistenza armata.
Ma quali riscontri ci sono di questa versione? Oltre alla grande confusione sui numeri dei morti e sulla dinamica, quali prove vengono date? Da un giro in rete, i video forniti non provano nulla sulle circostanze, sui colpevoli e sullo status o l’età delle persone uccise. Che sembrano essere tutti uomini e giovani. Non saranno piuttosto dei combattenti, uccisi in questa sanguinosa guerra? Il numero dei cadaveri mostrati, poi, è molto inferiore alle cifre fornite.
E la versione opposta degli eventi, che nessuno ascolta? Quella fornita dalla tivù siriana (https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=k3YGN-jgGRk#!) mostra la popolazione del quartiere che sta riprendendo possesso delle case dopo l’arrivo dei soldati, che camminano nelle strade applauditi, con testimoni che raccontano dell’occupazione da parte di gruppi armati, che li avevano costretti a fuggire. Si vedono i corpi degli armati, legati a Jabhat al-Nusra; viene ridimensionato il numero degli uccisi (60-70) e il militare spiega che hanno cercato di portarli fuori dalla zona abitata per non mettere a rischio la vita degli abitanti ancora lì; si vedono le fosse comuni fatte dai "ribelli"; quelli intervistati verso la fine sono invece alcuni civili rapiti dalle bande e liberati dall'esercito.
Insomma, tutta un'altra storia. Padroni di non crederla, ma andrebbe riferita, insieme alle altre.
Un siriano la cui sorella abita in un quartiere adiacente, Yosef Al-Azmah, riferisce appunto che là si erano rifugiati diversi abitanti di Jdayet al-Fadl, tornati poi a casa dopo gli scontri e la “ripulitura” del quartiere da parte dell’esercito nazionale.

La Redazione di Sibialiria

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