">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale, ambiente e salute    (Visualizza la Mappa del sito )

Taranto

Taranto

(29 Luglio 2012) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Il saccheggio del territorio)

La privatizzazione delle farmacie comunali di Padova

Che cosa deciderà di fare la giunta di centrosinistra?

(10 Ottobre 2004)

La questione della privatizzazione delle farmacie comunali di Padova non è una questione di secondaria importanza ed una questione che riguarda le lavoratrici ed i lavoratori di Padova.

Non è di secondaria importanza perché è parte integrante della serie di privatizzazioni decise sull’onda della cosiddetta reaganomics americana (la politica neoliberista dell’amministrazione Reagan) nei primi anni ’80 e poi riconfermate dall’Unione Europea con il Trattato di Maastricht (1992).

La privatizzazione della farmacie comunali, cioè, pur essendo una privatizzazione certamente “minore” rispetto ad altre, è comunque uno dei tasselli di quella stessa partita politica di cui fanno parte la controriforma delle pensioni e lo scippo delle liquidazioni approvati in questi giorni.

E’ una questione che riguarda tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori di Padova perché si tratta di una azienda in attivo che genera utili per circa mezzo milione di euro all’anno.
Quando le farmacie comunali saranno vendute questi utili non ci saranno più e l’amministrazione comunale dovrà cancellare servizi forniti alla cittadinanza per un pari importo.
Certamente, come per tutte le privatizzazioni, in un primo momento la vendita significherà anche una disponibilità di cassa maggiore, ma è evidente che nel lungo periodo questa disponibilità avrà termine e la situazione sarà esattamente quella descritta sopra: o una riduzione dei servizi per i cittadini o l’istituzione di nuovi balzelli per finanziarli.

Per capirsi vendere le farmacie comunali è un po’ come decidere di vendere la casa di proprietà e pensare di poter continuare ad abitarci pagando gli affitti con il ricavato della vendita!

Vale quindi la pena di fare il punto della situazione.

Il 21 dicembre 2002 la giunta Destro decise di costituire le “Farmacie Comunali SpA”, conferendo le sei farmacie comunali di Padova alla nuova società.
Nell’estate 2003 la nuova società fu costituita con Amministratore unico Remo Davì (indicato da AN).
Il 31 ottobre 2003, la stessa giunta Destro approvò il contratto di servizio e avviò la gara d’appalto, mettendo all’asta il 75% delle quote della SpA.
Nel febbraio 2004 fu pubblicato del Bando di gara a cui parteciparono 2 cordate, una legata ad una multinazionale tedesca e una promossa da Banca Etica e dalla Cooperativa Adriatica.

Contro questa privatizzazione, all’epoca l’Ulivo diede battaglia sia in Consiglio Comunale sia promuovendo una raccolta di firme nella città, anche se, va ricordato, più che del merito si tuonava allora contro il metodo: le dichiarazioni di DS e Margherita non erano “contro la privatizzazione”, ma “contro questa operazione raffazzonata di svendita del patrimonio”.

Una posizione politicamente ambigua che si è poi ripetuta nel contesto della privatizzazione di APS e che ha generato in molti la convinzione che il “Nuovo Ulivo” fosse contro le privatizzazioni in generale e non solo contro le privatizzazioni della giunta Destro.

Nel frattempo la gara d’appalto è stata vinta da una cordata composta da Banca Etica e dalla Lega delle Cooperative, ma la Giunta Destro ha rimandato la proclamazione del vincitore della gara a dopo le elezioni.

A questo punto la questione invece di chiudersi si riapre, perché il bando di gara permette al Comune (all’articolo 6) di non aggiudicare la gara stessa per motivi di pubblico interesse.
La coalizione di centrosinistra che ha vinto le elezioni potrebbe quindi senza problemi azzerare la vendita e mantenere la proprietà pubblica delle farmacie.

Ma così non è!
Anzi la coalizione su questa questione si è divisa: da una parte Rifondazione Comunista, Verdi e Comunisti italiani che hanno tutti sottolineato in più interventi pubblici le ragioni per cui questa privatizzazione va bloccata, dall’altra Margherita e Ds i cui esponenti hanno rilasciato dichiarazioni che non lasciano alcun margine di dubbio sulle loro intenzioni.

Naccarato sul Mattino di Padova del 29 agosto: «Non mi sembra né utile né produttivo insistere in una discussione solo astratta e ideologica... L’ipotesi di annullare la gara produrrebbe certamente ricorsi... E’ evidente che la strada dell’annullamento non risulta essere la più conveniente per il Comune e per i cittadini».

Sinigaglia sul Gazzettino del 1 settembre: «credo che il fatto che il 25 per cento della società resti al Comune sia abbastanza... Revocare la gara non credo si possa più... noi abbiamo l’obbligo per legge di trasformare le attività economicamente rilevanti del Comune in società per azioni».

La divisione non è stata certamente superata nel dibattito pubblico promosso lo scorso 10 settembre dai gruppi consiliari dei Verdi e di Rifondazione Comunista.

Margherita e DS hanno snobbato l’appuntamento, inviando solo i loro portavoce (l’assessore Bortoli per i DS e il capogruppo Pipitone per la Margherita) che pur dichiarandosi “personalmente contro la privatizzazione”, hanno comunque sostenuto poi tutte le ragioni elencate da Naccarato e Sinigaglia per procedere con la privatizzazione stessa.
Insomma la posizione di DS e Margherita rimane nettamente a favore della privatizzazione.

Se l’assemblea non è servita a ritrovare una posizione politica unitaria nel centrosinistra, ha prodotto comunque una specie di “tregua” rimandando lo scontro di alcuni mesi con la proposta (questa sì invece purtroppo unitaria) di istituire una “commissione comunale aperta alla cittadinanza che in uno o due mesi arrivi a valutare la praticabilità di un blocco della privatizzazione” (!).

Fin qui la cronaca a cui è necessario però aggiungere alcune considerazioni.

L’istituzione di questa commissione non servirà a nulla, se non a tenere la questione (e le contraddizioni interne alla giunta) al riparo da occhi indiscreti: anche se formalmente si tratta di una commissione aperta alla cittadinanza, è abbastanza evidente che per il “tecnicismo” degli argomenti trattati di cittadini ne parteciperanno ben pochi (come per altro è stato anche per l’assemblea che ha visto una discreta partecipazione, ma quasi esclusivamente di “addetti ai lavori”).

Una vera discussione sulla questione della privatizzazione delle farmacie comunali con i cittadini di Padova è ancora tutta da costruire.

Ma per farlo è necessario essere estremamente chiari e non lasciar spazio ad ambiguità di sorta.

Questa battaglia per le farmacie comunali deve essere inserita nella lotta generale contro il taglio delle pensioni, contro la rottamazione della sanità pubblica, contro lo scippo delle liquidazioni...

L’obiettivo dichiarato deve essere quello di un processo di rimunicipalizzazione delle farmacie, ma anche di aps, e della fiera...

O si fa questo e si sta dalla parte dei Social Forum di Porto Alegre e dei movimenti di Seattle e di Genova, che si sono espressi tutti contro il neoliberismo e contro le privatizzazioni, o si sta dalla parte avversa assieme a Confindustria e Berlusconi.

il pane e le rose

16766