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Taksim, Primo Maggio represso

(2 Maggio 2013)

taksimcampo

Non ha potuto festeggiare come voleva Taksim, la piazza martire. Glielo ha impedito un premier che si ritiene modernissimo ma agisce come un simbolo che osteggia: l’Atatürk kemalista. Recep Tayyip Erdogan ha mantenuto la promessa di vietare quello spazio alla manifestazione dei lavoratori per motivi di “sicurezza” dovuti alla ristrutturazione stradale in corso. E di concerto col ministro degli Interni Muammer Güler ha opposto polizia, blindati, idranti, lacrimogeni sulle migliaia di lavoratori, giovani e oppositori della sinistra che, guidati dalla Confederazione dei Sindacati Rivoluzionari, si sono presentati in quel luogo che ricorda l’eccidio di 34 manifestanti nel 1977. La Festa del Lavoro è stata a lungo vietata e repressa dalla Turchia dei militari golpisti e da quella destra antisindacale che raccoglie “Lupi grigi”, nazionalisti e kemalisti dell’ordine. Dal 2009, sette anni dopo la salita al potere, il partito islamico dell’Akp si è aperto a questa ricorrenza permettendo le celebrazioni. L’odierno divieto del primo ministro è più di un passo indietro per un Paese dall’enorme sviluppo economico e dalle non celate mire geopolitiche sul cui veto tedesco di entrata dell’Ue la Francia di Hollande sta ampiamente facendo pressione.

Un quadro internazionale che può, dunque, mutare e aprire ad Ankara l’agognato occidente non solo mercantile. Perciò l’attuale mossa antisindacale appare inopportuna sul piano politico e mediatico. Erdogan potrebbe aver scelto le maniere forti per accreditarsi all’interno con quelle forze nazionaliste (Mhp) che ne criticano da mesi le trattative in corso con la guerriglia del Pkk passate attraverso il leader prigioniero Öcalan. Accordi che produrranno l’addio alle armi dei guerriglieri kurdi e la cessazione delle operazioni repressive nelle province kurde del sud-est anatolico. Un piano criticato e tacciato di cedimento alle rivendicazioni d’una minoranza etnica dal patriottismo sciovinista. Per recuperare credibilità su quest’ultimo e sulla cittadinanza moderata la prova muscolare governativa s’è rivolta alla piazza sindacale e della sinistra. Gli attacchi polizieschi sono iniziati dal mattino attorno alla centralissima zona di Taksim proseguendo nei declivi verso il Bosforo di Galatasaray e nell’area di Besiktas, dove era previsto un altro concentramento. I manifestanti sparsi per i vicoli hanno dato vita a intensi scontri con lancio di pietre e bottiglie incendiarie. Nel quartiere popolare di Tarlabasi, abitato da molti kurdi, sono state erette barricate. Risultato parecchi feriti, decine di fermati e arrestati a opera di una parte dei quarantamila – sì, quarantamila – agenti di polizia impiegati.

1° maggio 2013

Enrico Campofreda

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