">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

Al Quirinale (2)

Al Quirnale...

(20 Aprile 2013) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Stato e istituzioni)

Gli eredi di Enrico Berlinguer e la nemesi storica

Per un’iniziativa sulla crisi del PD

(2 Maggio 2013)

Bersani, durante la campagna elettorale, ha voluto ricreare il legame con i settori operai e popolari dell’ex Partito Comunista Italiano rivendicando “il cambiamento”, dopo un anno di sostegno al primo “governo del Presidente”. Nei settori operai e popolari dell’ex PCI “cambiamento” significa, come per tutta la classe lavoratrice, fine del massacro sociale, piena occupazione, potere nei posti lavoro, servizi pubblici efficienti e di massa, un sistema scolastico dagli asili nido all’università di massa e di qualità e sul piano politico la liquidazione della destra e del suo capo “anche per via giudiziaria”. Le masse s’incattiviscono quando diventa sfacciatamente, spudoratamente evidente che la giustizia non è eguale per tutti. Una militante del PD, con tessera del PCI dai primi anni ’70, ha dichiarato, intervistata da un giornalista della trasmissione televisiva Piazza pulita, che nel ’75 aveva preso in braccio Berlinguer, oggi, invece, incontrando Bersani l’avrebbe preso a schiaffi. La nostra iniziativa politica sulla crisi del PD ha il suo fondamento nella diffusa volontà di prendere a schiaffi Bersani e tutti quelli come lui.
Quando alla fine degli anni sessanta diventò evidente che le politiche keynesiane non erano più in grado di regolare il ciclo economico, alla socialdemocrazia europea vennero a mancare le munizioni ideologiche per attaccare la teoria della crisi del socialismo scientifico quale ferrovecchio e dividere il movimento operaio. Con l’esplosione rivoluzionaria della classe operaia e degli studenti in Francia nel 1968 si aprì, nel continente europeo e i Gran Bretagna, una stagione di occasioni rivoluzionarie. I due più grandi partiti comunisti europei, quello francese e quello italiano, agirono, al contrario, per supplire la socialdemocrazia traumatizzata dal fallimento del keynesismo e dalla vittoria degli inesorabili ed ineluttabili meccanismi delle contraddizioni del modo di produzione capitalistico su tutte le illusioni riformistiche vecchie e nuove.

La direzione del Partito Comunista - superata la crisi del’11 congresso con la sconfitta della linea riformista di sinistra di Pietro Ingrao e con una sterzata a destra verso il PSI, ormai completamente subalterno alla Democrazia Cristiana - colta di sorpresa dall’esplosione rivoluzionaria, mistificò la natura della crisi per poter contenere le lotte e disperderne l’energia rivoluzionaria . L’esperto di economia che fu protagonista di quell’operazione ideologica fu Luciano Barca, il padre di Fabrizio. La direzione berlingueriana - invece, di costruire la coscienza delle avanguardie operaie e studentesche sulla vera causa della crisi di sovrapproduzione, la caduta tendenziale del saggio del profitto nel quadro del parassitismo finanziario, proprio del capitalismo nella fase della sua agonia - ricorse alle armi spuntate della revisionistica teoria della crisi che la spiega crisi come una momentanea sproporzione tra i due settori della produzione: quello dei mezzi di produzione e quello dei mezzi di consumo. Secondo la direzione berlingueriana, nello stato italiano, l’equilibrio tra le due parti poteva essere ricostituito eliminando le aree di rendita parassitaria e rafforzando il capitalismo di stato, cioè le industrie e le banche a “partecipazione statale. Il PCI rompeva, definitivamente, con l’analisi gramsciana della questione meridionale la cui sostanza è la seguente: dal sottosviluppo il meridione e le isole potranno uscire solo con la dittatura vittoriosa del proletariato rivoluzionario. Il compromesso storico, l’austerità berlingueriana, “l’ombrello protettivo della NATO, la solidarietà nazionale, l’eurocomunismo, sono le forme politiche della loro teoria della crisi. Da quel momento storico i berlingueriani a rotta di collo si sottomisero, nei fatti, completamente agli amendoliani. Allora ci fu la rottura definitiva con le radici, la Rivoluzione d’Ottobre.
La svolta della Bolognina è dovuta ad un doppio abbaglio dei berlingueriani. Il primo abbaglio è dovuto al rilancio del capitalismo ottenuto con lo sviluppo straordinario della finanziarizzazione, impresso da Reagan e dalla Tatcher, la cui morte è stata festeggiata dai proletari inglesi. I berlingueriani non furono per nulla sfiorati dal crollo di Wall Street del 19 ottobre del 1987. Il crollo di Wall Street contaggiò le piazze finanziarie europee e asiatiche. Negli Usa non ci furono gli effetti come quelli del ’29, anzi negli anni successivi l’occupazione aumentò, ma le grandi aziende industriali iniziarono a licenziare migliaia di persone. Quel crollo di Borsa era il primo segnale della crisi inarrestabile scoppiata alla fine del 2007. I ‘successi’ di Clinton rafforzarono la convinzione dei berlingueriani sull’invincibilità del capitalismo. Il secondo abbaglio è dovuto al crollo dell’Unione Sovietica. Invece di considerarlo come una conferma della falsità dell’ideologia della “ costruzione del socialismo in un solo paese”, lo attribuirono al fallimento dei metodi politici ed economici della dittatura del proletariato: la democrazia consiliare, la nazionalizzazione dell’industria, delle banche, della terra, del monopolio del commercio estero e della pianificazione.
Alla fine di una lunga marcia di capitolazioni, il governo Letta è una umiliazione assoluta inferta dagli ex DC-PD agli ex PCI-PD. Questa umiliazione è avvenuta su ciò che è più caro ai settori operai e popolari dell’ex PCI-PD: la liquidazione di Berlusconi e dei suoi accoliti nella politica, nella società e nell’economia. Gli ex PSI-PD, come è avvenuto dal 4 dicembre 1963, fanno i servi e i maramaldi dei democristiani e dell’aristocrazia finanziaria. Nella CGIL gli ex craxiani hanno inferto il primo colpo agli exPCI con l’elezione di Guglielmo Epifani a segretario generale, il secondo è quello inferto a Bersani.
Il fine di D’Alema, di Violante, di Veltroni di far diventare l’ex-PCI una forza politica pienamente affidabile per l’aristocrazia finanziaria, la crisi inarrestabile lo mostra per ciò che è l’utopia di un apparato partitico-parlamentare di rinnegati. La responsabilità dell’umiliazione inferta da Berlusconi, i settori operai e popolari dell’ex PCI iniziano ad imputarla a quello che era il loro pupillo, Pierluigi Bersani, che, invece, di realizzare “il cambiamento”, li ha umiliati facendosi, inoltre, cacciare via dalla segretaria del PD da quello che lui voleva “smacchiare”. Fuori dalle nebbie dell’ideologia parlamentarista i settori dell’ex Pci saranno costretti a difendersi dalla crisi inarrestabile e ricercheranno le loro “radici”. Il nostro compito è quello di guidarli nella ricerca e fargliele trovare. Non in modo libresco, ma attualizzando le “radici”.
Le sparatorie dei carabinieri come quella di Palermo contro i lavoratori della Trinacria saranno destinate a ripetersi se non verranno bloccate dalla lotta di massa e dalla Guardia operaia, formata da tutte le tendenze classiste del movimento operaio. Quanto più il movimento operaio esprimerà volontà di lotta, forte organizzazione e spirito di egemonia tanto più si produrranno divisioni negli apparati della repressione. Un primo segnale di questa tendenza nello stato italiano si è manifestato nella lotta dei lavoratori della Trinacria, quando alcuni funzionari di polizia hanno intimato ai carabinieri, che sparavano ai lavoratori, di buttare le armi. Questa è una tendenza invariante della lotta di classe che si manifesta in tutte le rivoluzioni e che è riemersa in Egitto nel gennaio del 2011. La truppa dell’esercito fraternizzò, in molti casi, con le masse in lotta contro Mubarak. Il fattore determinante di questa fraternizzazione è stata la forza degli scioperi della classe operaia egiziana, iniziati negli anni che precedono immediatamente la sollevazione popolare contro il Faraone. Bisogna imparare dai bolscevichi che si sono preparati a padroneggiare le divisioni che la crisi e la rivoluzione producono negli apparati della repressione. Altrimenti non si può spiegare come la guarnigione di Pietroburgo sostenne attivamente la linea dei bolscevichi.
Il governo di Enrico Letta è il secondo governo di un regime presidenzialista di fatto. Un atto di sovversivismo della classe dominante. Il compito del nipote di Gianni Letta è di formalizzare il dato di fatto. I dirigenti del PD-ex PCI non hanno più le carte per controllare i settori del movimento operaio che fino ad oggi li hanno seguiti. Tutto ciò favorisce la lotta contro la burocrazia sindacale. Dobbiamo, perciò, smascherare ogni tentativo dei dirigenti della Sinistra radicale di fare i parassiti sulla crisi del PD. Ma la crisi ci agevola: dopo aver sentito le cialtronerie di Occhetto, di Prodi, di D’Alema, di Renzi e di quel mentecatto di Bersani, i settori operai e popolari dell’ex PCI-PD non sopporteranno più, neanche, quel pagliaccio di Vendola. I settori operai e popolari dell’exPCI-PD vogliono vendicarsi dall’umiliazione subita. Senza spirito di vendetta non c’è odio di classe e senza odio di classe la coscienza di classe è la vuota retorica dell’onanismo mentale proprio della piccola borghesia di sinistra.

30/04/2013

Sezione provinciale di Sassari-PCL

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Dove va il centrosinistra?»

Ultime notizie dell'autore «Partito Comunista dei Lavoratori»

4999