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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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Sull'appello "Per un movimento anticapitalista e libertario"

(8 Maggio 2013)

Sull'appello "per un movimento anticapitalista e libertario" abbiamo espresso la nostra opinione in una lettera a Giorgio Cremaschi. La rendiamo disponibile ai nostri lettori.

Caro Giorgio,



ti scriviamo in merito all’appello “Per un movimento politico anticapitalista e libertario” del quale sei uno dei promotori.

Vogliamo innanzitutto dire che intendiamo interloquire con quelli che ci paiono i punti qualificanti da voi segnalati, e in particolare:

- la necessità di una piattaforma di rottura con le compatibilità date sul piano delle politiche economiche e sociali;

- la necessità di “una rappresentanza politica che sia strumento della ricomposizione e organizzazione conflittuale del blocco sociale degli oppressi”.

Sono precisamente i due punti sui quali in questi anni si è frantumanta la “sinistra radicale” nel momento in cui i suoi gruppi dirigenti hanno sacrificato queste esigenze alla prospettiva di governo.

Sentiamo tuttavia la necessità di non tacere i punti di dissenso e soprattutto i problemi che a nostro avviso rimangono inevasi nella proposta che avanzate.

La proposta di costituire un “movimento politico anticapitalista” ci pare un compromesso non solo tra le diverse collocazioni politiche dei firmatari (cosa che di per sé naturale dato il quadro di scomposizione che attraversa oggi le forze della sinsitra), ma soprattutto tra diverse concezioni, legate a diverse visioni teoriche e a diverse prospettive su quali possano essere gli strumenti di conflitto e di trasformazione sociale.

Lo scontro tra “radicalismo antipartito” e “partitismo moderato” che ha attraversato anche le recenti vicende preelettorali ha condotto la discussione su un terreno a nostro avviso estremamente arretrato. Tale situazione non può essere superata né con formule di compromesso, né con un semplice sforzo volontaristico.

Il problema che abbiamo di fronte non è trovare la “mediazione accettabile” in un ambito che, dobbiamo esserne coscienti, oggi è assai ristretto e che ha serie difficoltà di radicamento sociale, innanzitutto di radicamento di classe.

Il problema non è “cosa fa la sinistra”, o la “sinistra anticapitalista”, questa sarebbe una impostazione ristretta e a forte rischio di autoreferenzialità.

Il punto di partenza della discussione è assai più vasto: come si risolve la crisi di organizzazione politica che investe l’insieme del movimento operaio nel nostro paese. Non è un problema di qualche migliaio di attivisti e militanti, è il problema di milioni di lavoratori, lavoratrici, disoccupati, precari. È il problema della crisi senza precedenti della sinistra, ma anche della crisi profonda che attraversa il movimento sindacale, a partire dalla Cgil.

Infine non è secondario il problema delle forme organizzative. La proposta di costruire un movimento può implicare diversi esiti: il suo successivo evolvere in un partito, il suo confluire in processi più vasti, il suo considerarsi forma sufficiente a fare fronte al compito proposto. Non si tratta di un punto secondario, relativo alle sole forme di organizzazione, posto che la stessa idea del partito di classe come strumento indispensabile per la trasformazione della società, che riteniamo centrale, è ben lungi dall’essere condivisa. Se l’unità d’azione è necessaria e auspicabile e va costruita su tutti i terreni possibili di iniziativa e di lotta, e non necessariamente viene impedita dalla presenza di diverse visioni strategiche, cosa diversa è tentare di far convivere all’interno di uno stesso soggetto politico differenze di tale portata. L’avere scelto una formula di compromesso pone il rischio più che concreto che concezioni diverse e opposte su questo punto fondamentale continuino a scontrarsi dietro una facciata di accordo apparente.

Consapevoli che le risposte a questi nodi andranno cercate nel vivo del conflitto e della battaglia che tutti abbiamo davanti a partire dall’opposizione al nascente governo di unità nazionale, siamo certi che saranno numerose le occasioni di battaglia comune e di approfondimento della discussione.




Fraterni saluti comunisti


5 maggio 2013

FalceMartello – per il partito di classe

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