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(13 Ottobre 2004)
Il "compromesso" tra Bertinotti e Ulivo sull'Irak è inaccettabile.
Fausto Bertinotti ha di fatto rinunciato alla richiesta del ritiro immediato e incondizionato delle truppe in cambio della definizione di una missione multinazionale in Irak (quale "passo essenziale") e dell'accettazione di una Conferenza internazionale comprensiva delle potenze occupanti: una conferenza chiamata a dare legittimità "democratica" alle elezioni farsa promosse dagli Usa e dal loro governo fantoccio. Il "ritiro" può dunque aspettare calendario e tempi dell'amministrazione coloniale e di un eventuale accordo di spartizione tra le potenze occupanti e non. Alle quali, peraltro, il testo concordato non chiede neppure la sospensione dei bombardamenti.
Solo un incredibile disinvoltura della propaganda può presentare tutto questo come "svolta a sinistra" della coalizione.
La verità è che il compromesso sull'Irak fotografa l'intera logica di scambio dell'alleanza tra Prc e liberali: il fumo e l'immagine per Bertinotti, l'arrosto per Prodi, Rutelli e Fassino.
In ogni caso il segretario non può impegnare il partito su questa linea generale prima del congresso del Prc: che per la segreteria nazionale si annuncia ben più impegnativo delle finte "primarie" con Prodi.
(Il testo è stato ripreso in larga parte dal Manifesto di oggi e, in minima parte, da Liberazione).
Marco Ferrando
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