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Ribellione a Brescia

(13 Maggio 2013)

orgecontat

di Irene e Sauro.


Una piazza di cittadine e cittadini comuni, indignati, spontanei, arrabbiati, determinati ma con un alto grado di autocontrollo, tanto da riuscire ad evitare le provocazioni rabbiose dei sostenitori del Pdl. Questa è stata la piazza bresciana sabato. Berlusconi pensava ad una facile iniziativa elettorale e mediatica nella città che i suoi avvocati, credendola amica, volevano trasferire i suoi processi, ci ha provato: ma oltre ogni aspettativa il suo show è stato disturbato. L’ovale di piazza Duomo all’inizio era diviso esattamente in due, con la parte di fronte al palazzo della Prefettura piena di contestatori, quella davanti al Duomo di sostenitori azzurri. Ma poi la massa dei contestatori è aumentata, è avanzata, soprattutto durante il comizio del capo, arrivando a conquistare pacificamente i 2 terzi della piazza.

Non se lo aspettavano i vertici del Pdl: Berlusconi avrebbe forse preferito evitare di presentarsi, dopo aver saputo dell’accoglienza non proprio benevola riservata ai big del suo partito: da Brunetta alla Santanchè passando per la Gelmini, tutti hanno potuto raggiungere il palco solo grazie alla scorta e alla polizia, altrimenti la rabbia delle gente anche nelle strade adiacenti li avrebbe ingoiati. Berlusconi non poteva più tirarsi indietro, sarebbe stata una dimostrazione di debolezza. Così è salito su quel palco, ha preso la parola tra fischi e cori e che lo hanno costretto a cambiare la scaletta, ad interrompersi più volte e alla fine a interrompere il discorso su indicazione della scorta che lo avvisava di non essere in grado di garantire la sua incolumità, e a lasciare la piazza alla chetichella. Per riprendersi dallo shock Berlusconi ha avuto bisogno di tempo, tant’è che alla cena di finanziamento (1000 euro a coperto) si è presentato con tre ore di ritardo. Sorpreso, per una volta in positivo, anche il variegato mondo della sinistra bresciana: la rabbia contro Berlusconi ha fatto da collante e ha spinto migliaia di cittadini a scendere in piazza, finalmente. Uno scenario inedito e inatteso, perchè da anni Brescia non si muoveva con tale spontaneità, nemmeno in occasioni clamorose come quella del caso Caffaro riportato sotto i riflettori dalla trasmissione “Presa Diretta”: i bresciani si sono allarmati, hanno capito di vivere in una città che uccide per l’inquinamento che produce, eppure non sono scesi in piazza così numerosi come avvenuto sabato.

Ci è voluto Berlusconi, e il governo dell’inciucio, ma alla fine i bresciani si sono svegliati e sono scesi in piazza, senza partiti o realtà politiche che li guidassero: perchè nonostante l’imprecisione o la mala fede dei media main stream e di tanti giornalisti pressapochisti, la contestazione a Berlusconi non è stata diretta dai “centri sociali e dai grillini”: a Brescia il centro sociale, il Magazzino 47, non aveva organizzato alcuna mobilitazione, né tanto meno il Movimento 5 stelle, che in questa città non ha (per lo meno fino ad ora) alcuna tradizione di piazza, fatto salvo di qualche gazebo di raccolta firme.

La spontaneità e la determinazione sono il dato vero, il dato politico della giornata dell’11 maggio; non che non ci fossero partiti o realtà organizzate: in piazza Duomo c’erano militanti della lista Brescia solidale e libertaria,la cui candidata sindaco è stata denunciata per manifestazione vietata, di Sel, di Rifondazione, della Rete Antifascista, e di altri gruppi strutturati. Ma nessuno di loro aveva organizzato la mobilitazione, erano girati venerdì sms e e-mail, come tante altre volte. I cittadini si sono presentati via via sempre più numerosi, con cartelli dall’ironia pungente, come quello retto da una giovane donna che recitava: “Berlusconi, se ti fanno un monumento saremo i tuoi piccioni”; o “le donne bresciane stanno in posizione verticale”, o, ancora “hai le orge contate”. Un signore ha addirittura avuto l’ardire di recarsi quasi sotto il palco mentre Berlusconi parlava on un ombrello sormontato dalla scritta: “Silvio, basta farti i cazzi tuoi”. Un bel coraggio, perchè il popolo delle libertà era nervoso, astioso, vedendo che le forze di polizia non intervenivano in modo violento schiumava di rabbia e, in qualche caso, sono stati i singoli pidiellini ad alzare le mani, o gli ombrelli, soprattutto contro ragazze che tenevano cartelli o cantavano “Bella Ciao”. Alla fine Brunetta, Santanchè e Formigoni hanno dovuto letteralmente scappare protetti dalla polizia tra gli insulti della gente. Una delle poche volte in cui i potenti al potere, sgomenti hanno provato l’emozione della paura. Assenti ovviamente PD, CGIL e dintorni che imbarazzati avevano indetto un presidio in solidarietà con la magistratura al mattino davanti al tribunale.

www.sinistracritica.org

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