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Con tutto il rispetto.... Sulla vicenda delle due Simona

(13 Ottobre 2004)

Tutto è bene quel che finisce bene, non per questo ce la danno a bere.

Non ci danno a bere ne’ la versione sul sequestro (da tutti i soggetti coinvolti nella faccenda attribuito senza dubbi alla Resistenza irachena), ne’ possiamo bere il vino accompagnato dai tarallucci, la favoletta a lieto fine degli “italiani brava gente”, la patetica storia di un paese in guerra e dilaniato al suo interno che cristianamente e con spirito bipartisan si riunisce in nome del “sacro valore della vita umana”.

Per quanto riguarda il sequestro, non occorre essere affetti dalla dietrologia per capire che troppe cose non quadrano.
Guarda caso la liberazione è avvenuta per l’intercessione di una serie di paesi, in primis il Kuwait e la Giordania, che sono in prima linea nel sostegno all’occupazione angloamericana i quali, se non hanno alcun addentellato con la Resistenza che combattono, ce l’hanno di sicuro coi loro infiltrati iracheni.
Di converso nessuna organizzazione della Resistenza, nessun esponente indipendente, nessun settore religioso o patriottico ha avuto alcun ruolo reale nell’esito finale della vicenda delle due Simona.
Come deve esserci spiegato lo straordinario impegno profuso dal governo italiano a tutti i suoi livelli, anche i piu’ torbidi.
(Per tutto questo, subito dopo questo strano rapimento, noi dichiaravamo, tra lo stupore dei piu’, che in effetti “il governo italiano poteva fare molto” affinche’ le due Simona venissero rilasciate).

Sta di fatto che il governo Berlusconi ha tratto da questo sequestro un indiscutibile vantaggio, ci ha fatto una bella figura —come se tutto fosse gia’ stato scritto in un copione, lieto fine compreso.
E’ un fatto che la spettacolarizzazione di questa vicenda ha fornito l’alibi a quello che appare come un riposizionamento italiano nel vespaio mediorientale, piu’ consono alle tradizioni doppiociochiste “filoarabe”, quindi non piu’ schiacciato sulle posizioni Neocon.
Nessuno pensera’ che sia un caso se Fini (sponda politica di settori occulti dell’apparato statale italiano) abbia affermato “a caldo” che subito dopo le elezioni “non ci sarà alcun motivo per restare in Iraq”.
Chi ha orecchie per intendere intenda.
O che il Papa e le massime autorità abbiano ricevuto in pompa magna le due Simona, quasi a voler indicare al mondo, con quest’abbraccio delle due pacifiste, che l’Italia è sulla via di una rideclinazione della sua politica estera.

Tutto questo chiama in causa non solo le opposizioni uliviste (nessuno dimentica l’8 settembre e l’inciucio di Palazzo Ghigi) ma lo stesso Un Ponte Per...
E con esso, tranne significative eccezioni, il movimento pacifista.
Il comunicato di Un Ponte Per... , quello diffuso l’8 ottobre, pare ispirarsi alla massima cerchiobottista: stai coi frati e zappa l’orto.
Ci dispiace dirlo, ma il Comunicato e’ un monumento (arraffazzonato) all’ambiguita’.
Piu’ che ispirato ad un coerente pacifismo esso e’ attraversato dal politicismo peloso e salomonico delle diplomazie.
In sofferenza per certe dichiarazioni sulla Resistenza pronunciate dalle due Simona (che vanno a loro onore e che hanno scatenato il volgare linciaggio da parte di certa stampa reazionaria) , il Comunicato raddrizza il tiro.
Non solo esso giunge in soccorso del governo ringraziandolo per il suo operato, nega il riscatto avvalorando la versione ufficiale sul sequestro (ellitticamente: “Chi ha operato il sequestro non era criminale comune ma un gruppo politico religioso armato iracheno.
Terroristi? Resistenti? Non sappiamo.”) ma riguardo all’accusa di sostenere la Resistenza esso suona, anzi rimbomba: “sosteniamo la resistenza pacifica e nonviolenta all’occupazione, ma riconosciamo anche l'esistenza e la legittimità di una resistenza armata”.
Che tradotto vuol dire sostenere i fantasmi.
Afferma che i crimini di guerra non sono solo i bombardamenti alleati ma pure le azioni partigiane che ucidono i civili: che “ostaggi” non sono solo i carcerati di Abu Grahib ma pure “i giovani che non possono arruolarsi nella polizia”.
Che tradotto significherebbe: i Vietcong non avrebbero dovuto colpire gli ascari sudvietnamiti, ma solo i marines (!).
Per poi dare una botta al cerchio e uno alla botte facendo appello, oltre che al ritiro delle truppe d’occupazione, al negoziato diplomatico, anche al “concorso di tutti i paesi per portare la pace” e quindi “agli investimenti occidentali” (come se no fossero questi investimenti a gettare i paesi piu’ poveri nella miseria e ad incatenarli al sottosviluppo, e come se il “concorso” fosse neutrale, come se il popolo iracheno fosse minorato e non sia in grado di esercitare a pieno la sua sovranita’, che e’ proprio cio’ per cui combatte).

Noi abbiamo sempre rispettato l’attivita’ di Un Ponte Per..., che ha condotto battaglie coraggiose, come quella in difesa della Jugoslavia, anche in controtendenza rispetto a certi pacifisti di Sua Maesta’.
Ma il blasone per meriti passati non costituisce assoluzione rispetto a questo esito emaciato.
Non si gridi allo scandalo, dunque, se esprimiamo il nostro disappunto.
Quando furono rapiti i quattro italiani venimmo accusati di opportunismo da certi trogloditi perche’ ci “prestavamo a salvare la vita di tre mercenari”, mentre il Gotha del pacifismo si tiro’ indietro davanti alla proposta autorevole e partigiana che chiedeva di inviare in Iraq una delegazione antigovernativa alla quale i guerriglieri avrebbero consegnato i prigionieri.
Erano i giorni del “partito della fermezza” del “nessuna trattativa coi terroristi”, che l’inziativa della Resistenza e nostra tendeva a scardinare per mettere il governo Berlusconi con le spalle al muro.
Deve far riflettere tutti non solo il diverso atteggiamento del governo rispetto ad aprile (trattativa ad ogni costo), ma quello dei pacifisti di maniera, che allora rifiutarono di giocare tempestivamente la carta del rilascio contro il governo pur di non sembrare conniventi con la Resistenza, mentre in questo caso non hanno esitato ad essere conniventi con un governo di guerra che mantiene truppe d’occupazione.
I due casi sono diversi, ma entrambi segnalano la totale mancanza di autonomia rispetto al sistema bipolare, sudditanza simbolicamente segnalata dalla pittoresca composizione della delegazione che ricevette le due Simona a Ciampino.
Una scena raccapricciante.

Notiziario del Campo Antimperialista 11 ottobre 2004

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