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Sinai, Israele e Egitto minacciano l'ambiente

(16 Maggio 2013)

Sinai, Israele e Egitto minacciano l'ambiente Inquinamento del mare e delle falde acquifere mettono in pericolo le specie marine e la salute umana. Le responsabilità di Israele e dell'Egitto.

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Foto: Gil Cohen Magen/Reuters

di Anna Clementi

Roma, 16 maggio 2013, Nena News - Sono poche le persone che non sognano di immergersi nelle cristalline acque del Mar Rosso alla scoperta di un affascinante mondo sotterraneo. Eppure solo una minoranza è a conoscenza del fatto che il delicato ecosistema del Sinai è in pericolo. Le coste settentrionali della penisola sono minacciate dalle acque di scarico e dalle penetrazioni di sostanze tossiche all'interno delle falde acquifere. Gravi sono le conseguenze sia sulle specie marine che sulla salute umana.

Secondo Abdallah Hijazi, presidente della Commissione Nazionale per la Protezione dell'Ambiente del Sinai settentrionale, intervistato dal quotidiano egiziano Al-Masry Al-Yawm, il principale responsabile dell'inquinamento delle coste del Mar Mediterraneo in prossimità di Rafah e della parte settentrionale del Sinai, è Israele. Il piano di Hijazi è quello di portare Israele davanti ad una corte internazionale con l'accusa di aver violato gli accordi tra Stati e di aver riversato in mare un'enorme quantità di acque di scarico non trattate contaminando i bacini di acqua potabile. Oltre ai 180.000 metri cubi di acque reflue che Israele scarica quotidianamente in mare, se ne aggiungono 160.000 provenienti da Gaza, che, come spiega Hijazi, "in quanto territorio occupato, dovrebbe essere sotto la responsabilità di Israele". Infatti dopo il ritiro dalla Striscia, Israele ha tolto le pompe idriche che servivano per il trattamento delle acque reflue, lasciando la popolazione di Gaza senza un impianto che fosse in grado di prevenire l'inquinamento delle acque e delle falde acquifere.

Se, da un lato, ad essere in pericolo sono molte specie di pesci e di molluschi, dall'altro sono soprattutto le gravi conseguenze sulla salute umana a preoccupare gli esperti. Secondo Al-Khateeb Yousry Jafar, un ricercatore idro-biologo del Centro Nazionale di Ricerca Egiziano, ci sono due tipi principali di contaminazione idrica: il primo è causato dalle feci umane, il secondo, ben più grave, da metalli pesanti come il mercurio e il piombo che sono le principali cause di avvelenamento per i pesci e di forme cancerogene per l'uomo.

Tuttavia, non tutte le responsabilità sono da imputare ad Israele. Come spiega Mohammed Moussa, un geologo dell'Istituto di Ricerca delle Risorse Idriche nel Sinai, anche l'uso di fertilizzanti chimici, di pesticidi e di metalli pesanti da parte dei contadini egiziani del Sinai, è uno dei principali fattori di inquinamento ambientale. Le soluzioni che Moussa propone sono la costruzione di pozzi con sistemi interni di purificazione dell'acqua e la costruzione di impianti di desalinizzazione.

Purtroppo anche queste soluzioni potrebbero non risolvere in maniera definitiva il problema. Il governo egiziano ha da poco approvato la costruzione di una stazione di desalinizzazione nella parte egiziana di Rafah per assicurare ai cittadini egiziani una fonte di acqua fresca potabile. Tuttavia, come ha spiegato Hijazi, la zona non sarebbe adatta ad un impianto del genere perchè quando l'acqua è inquinata con liquami e petroli, strutture del genere non sarebbero in grado di garantire una purificazione totale delle risorse idriche.

Pertanto, per poter salvare l'ecosistema del Sinai e poter garantire una fonte d'acqua potabile alla sua popolazione, serve una politica che da un lato spinga Israele a rispettare gli impegni internazionali presi e dall'altro faccia pressione sullo Stato egiziano affinché aiuti e supporti il lavoro delle associazioni ambientali locali.

Nena News

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