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Il diploma

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(3 Ottobre 2012) Enzo Apicella
Diaz: la Cassazione deposita le motivazioni della sentenza che condanna 25 poliziotti tra cui Franco Gratteri, capo della Direzione centrale anticrimine.

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Dietro il gracidio dei ranocchi

Dietro il gracidio dei ranocchi la continuità della dittatura delle leggi economiche e delle istituzioni borghesi.

(19 Maggio 2013)

L’assordante strepitio delle rane attorno alla palude parlamentare non è poi così vuoto come si vuole far apparire: tutti quei gracidii servono a nascondere il nero serpente che sotto si aggira silenzioso e imperturbato: il rafforzamento e l’accentramento delle istituzioni borghesi. È una tendenza ineluttabile del sistema capitalistico e del suo Stato, che viene, va e vede ben più lontano delle rane, e che presto se le potrà anche mangiare, tutte insieme, in un solo boccone.

Nemmeno la classe lavoratrice, oggi, sa riconoscere questo processo, ottenebrata da decenni di politiche di connivenza.

I nuovi parvenu della politica urlano e strepitano da palchi improvvisati, inneggiano alla vera democrazia, in toni e prospettive piccolo borghesi, ma spinti dalle cose ad invocare il contrario della democrazia. Ormai anche i più democratici sono, seppure lo negherebbero, anti-democratici. Un democratico referendum popolare sancirebbe a grande maggioranza la morte della democrazia, formale e sostanziale.

È di nessun peso che i vecchi marpioni, usciti ammaccati dal giochino delle urne, si dividano nei mille rivoli degli interessi e delle arroganze personali, delle opposte chiese, laiche o meno. Ma, dalla loro apparente debolezza, i tre grandi perdenti alzano il grido fare presto, presto, si intende, a comprimere ancora le condizioni di vita e di lavoro dei proletari.

La presunta incapacità della politica favorisce così l’inedito reinsediamento del Presidente ottantottenne che, in una sorta di monarchia costituzionale, conduce per mano ad un nuovo assetto presidenzialista. Certo non saremo noi a denunciare e condannare golpettini, ma è innegabile che il bradisismo democratico conferma il costante slittamento verso quelle forme irreggimentate tipiche della fase di preparazione allo scontro sociale che si approssima.

Della democrazia resta il rito elettorale, che svolge la funzione di persuasione sulla classe lavoratrice, che si vorrebbe sempre convinta della libertà racchiusa in quella liturgia. Questo mentre programmi e dottrine delle forze in campo vanno uniformandosi, senza oramai più nessuna necessità di distinguo etici o pragmatici; impossibile ormai nascondere che ognuno di loro esiste solo per la difesa dell’interesse del capitale.

La democrazia resta solo la maschera ideologica sulla dittatura borghese: difende il capitalismo illudendo i lavoratori che esistano mezzi per salvarsi che non siano la loro forza organizzata. Perché il capitalismo è una società divisa in classi in cui il proletariato non ha e non potrà mai avere alcun potere.

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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